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UNIVERSITÀ DI PRINCETON: GLI USA SONO UNA LOBBY, NON PIÙ UNA DEMOCRAZIA

Martin Gilensdi Consolata Chiantelassa (AG.RF 03.09.2014) ore 08:19

(riverflash) – Un nuovo studio della prestigiosa Università di Princeton fornisce cattive notizie sulla salute della democrazia americana, precisamente che essa non esiste più. Un’affermazione pesante, riferita a un Paese che si è sempre proclamato paladino della democrazia, combattendo nazismo e fascismo durante la Seconda Guerra Mondiale e poi schierandosi contro il comunismo russo nella guerra fredda.

Chiedendosi «chi realmente comanda?» i ricercatori Martin Gilens (nella foto) a Benjamin Page argomentano, con piena convinzione, che nel corso degli ultimi decenni il sistema politico americano si è lentamente trasformato da una democrazia a una oligarchia, dove facoltose elite detengono la maggioranza del potere.

Usando dati ricavati da oltre 1.800 diversi provvedimenti politici dal 1981 al 2002, i due docenti di Princeton concludono, che i ricchi, ossia individui ben relazionati tra di loro nello scenario politico, ora indirizzano la politica degli Stati Uniti non curanti o addirittura contro il volere della maggioranza del votanti.

Gilens e Page affermano: “Il dato fondamentale che emerge da questa ricerca è che elite economiche e gruppi organizzati in rappresentanza di interessi commerciali, hanno un sostanziale impatto determinante sulla linea di condotta del governo USA, mentre gli interessi di gruppi della massa proletaria e i cittadini della media borghesia hanno poca o nessuna influenza”.

A dimostrazione della loro tesi, Gilens e Page confrontano le richieste politiche degli americani «qualunque» con quelle degli americani molto ricchi, legati alle principali lobby e gruppi d’affari. Rivelano che il governo – sia esso republicano o democratico – ha seguito sempre le scelte dell’ultimo gruppo piuttosto che del primo.

I due ricercatori sostengono che questo fenomeno, riscontrato a partire dagli anni 1980, è ormai percepito come fosse la normalità dalla gente, la cui maggioranza è convinta che non cambierà senza il sovvertimento dell’attuale classe dirigente.

Gilens e Page concludono affermando: “I comuni cittadini, potrebbero spesso venir scambiati come vincitori, cioè quelli che vedono trionfare le loro istanze, sebbene non abbiano avuto alcun effetto sul legiferare, nei casi in cui concordano con le istanze delle lobby di potere che effettivamente hanno avuto il potere di fare prevalere le loro richieste.”

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