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UN UOMO MUORE DI FREDDO A ROMA E IL GOVERNO SPENDE 53 MILIARDI IN ARMAMENTI

barbone a romaAG.RF 02.01.2014 (ore 22:12)

(riverflash) – Si chiamava Gregorio, aveva 40 anni e proveniva dalla Polonia. A Roma Gregorio non aveva una casa, era costretto a dormire all’aperto. La crisi e le casse vuote del Campidoglio non permettono l’apertura di Centri di Accoglienza per dare risposta a tutti coloro che in questi giorni chiedono di dormire in luoghi sicuri e protetti dal freddo. La mattina del 30 dicembre Gregorio è stato trovato riverso su un marciapiede, davanti al civico 66 di via Machiavelli, in zona Piazza Vittorio a Roma. Causa probabile della morte un arresto cardiaco dovuto alla temperatura sottozero.

Cordoglio espresso da Francesca Danese, neo-assessore alle Politiche Sociali di Roma Capitale: “Inutile girarci intorno è una ferita che non si rimarginerà. È un dolore fortissimo, stiamo cercando di conoscere la sua storia: dopo il monitoraggio con le unità operative abbiamo accertato che si tratta di un ragazzo polacco di quarant’anni. Non è mai stato censito dai nostri servizi e anche altre persone senza fissa dimora ci hanno detto di non conoscerlo. Forse era arrivato a Roma da poco. Ma è successo a poche centinaia di metri dalla sede dell’assessorato e proprio mentre da giorni stiamo lavorando, tra mille difficoltà, all’attuazione del Piano Freddo. Anche se era una delle centinaia di persone che si rifiutano di accettare il riparo nei dormitori o nei centri attrezzati. Una morte come questa è una sconfitta per tutti coloro che provano a fare qualcosa per rendere più vivibili le città”.

Dolore per una morte evitabile da parte di Alessandro Di Battista, parlamentare romano del M5S: “Ogni volta che in Italia qualcuno muore di freddo penso alle armi. Alle bombe capaci di incendiare una città in 10 secondi o ai motori degli F35. Nel 2014 a Roma si muore di freddo, è successo a un 40enne in Piazza Vittorio. Ma si sa, mettere in relazione l’aumento della povertà con l’aumento delle armi acquistate è da POPULISTI, da “grillini senza arte né parte”. E in tutto ciò la corruzione ha un peso? In fondo chi è Buzzi? E’ un pesce piccolo, una sardina rispetto agli squali che ci divorano il futuro. E’ uno che ha pagato funzionari e politici di destra e sinistra per ottenere appalti. La Lockheed and Martin, la multinazionale che produce gli F35 un tempo faceva la stessa cosa. Nel 1976 l’azienda (oggi primo contraente militare degli USA) fu coinvolta nello scandalo Hercules C-130: corruzione di funzionari e politici italiani per ottenere commesse militari. Nello scandalo ci finì persino l’allora Segretario generale della Camera dei Deputati, tal Francesco Cosentino, che – qualche anno più tardi – venne pizzicato nella P2, la loggia massonica eversiva guidata da Gelli. Pare che proprio Cosentino fu l’autore del «Piano di Rinascita Democratica», il programma politico della P2 scopiazzato da Berlusconi prima e da Renzi adesso. Ma torniamo alla Lockheed and Martin. Come nel ’76 anche oggi ha un potere economico tale da – diciamo così – “invogliare” uomini politici all’acquisto dei suoi prodotti. Nel 2013 ha fatturato 45,3 miliardi di dollari. Più del PIL (prodotto Interno Lordo) del Paraguay o del Libano! Il programma F35 è in piedi. Napolitano ne è un grandissimo sostenitore. Poco importa se si tratta di strumenti di morte, di aerei difettosi e costosissimi (53 miliardi di euro ci costerà il pacchetto completo tra veivoli, motori, armamenti e manutenzione). Sapete quanto creda nella rete e nello scambio di informazioni e sapete quanto sia convinto che essere intransigenti sia una virtù in un mondo dove si comprano armi mentre c’è chi muore di freddo a Roma. Scambiarsi informazioni, documentarsi e documentare – credetemi – sono operazioni temutissime dal sistema. Pensate che soltanto raccogliere firme per il referendum sull’Euro ha spinto Napolitano a dire una frase straordinaria: “sono pericolosi gli appelli al ritorno a monete nazionali”. Nel 2015 cerchiamo di essere ancor più pericolosi per il sistema”.

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