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UN GRIDO NEL SILENZIO DELLA BUROCRAZIA

logo cesppdi Roberto Meloni AG.RF 06.06.2014  ore 18:00

(riverflash) – Il CE.S.P.P. Centro di Supporto Psicologico Popolare, è nato nel maggio 2011 con l’intento di portare l’ascolto attivo, il counselling e la psicologia a livello sociale. Secondo il nostro punto di vista, è inconcepibile che una persona intenzionata ad iniziare un percorso di introspezione e di crescita personale, debba pagare parcelle salate; significa in pratica che rivolgersi ad un professionista dell’ascolto è appannaggio di coloro che ne hanno le possibilità economiche, salvo rivolgersi alle strutture pubbliche, dove per ovvi motivi, gli appuntamenti non sono settimanali bensì diluiti nel tempo, e ovviamente manca il requisito indispensabile della riservatezza, oltre che del rapporto privilegiato tra le parti che si viene a creare quando il setting  è ben strutturato.

Abbiamo quindi iniziato il nostro cammino motivati a volere cambiare lo stato delle cose, creando dal nulla una struttura accogliente e curata, totalmente autofinanziata, dove abbiamo affiancato all’attività di ascolto, anche gruppi di incontro gratuiti a cadenza settimanale, incontri con la popolazione sui temi della sanità, insomma tutta una serie di iniziative volte a diffondere la disciplina dell’ascolto a livello globale.

Con il tempo, si sono poi affacciate alcune donne vittime di abuso, dapprima timidamente e poi, visto il clima di fiducia e di riservatezza del Centro, sempre più numerose. Noi le abbiamo accolte con calore e senza pregiudizi, facendole sentire al sicuro; la loro presenza ha reso necessario un ampliamento dei nostri servizi, con la presenza di un avvocato penalista in patrocinio gratuito, e la possibilità di essere accompagnate a rivolgersi alle forze dell’ordine o al pronto soccorso in caso di maltrattamenti.

Inoltre, per aiutarle ancora di più, abbiamo pensato ad un reinserimento sociale attraverso la formazione professionale; per loro abbiamo quindi organizzato corsi. Tutto questo, per fare si che  possano ricollocarsi sul mercato del lavoro ed avere un reddito, per quanto minimo, a disposizione e quindi non essere più economicamente sottomesse a compagni violenti.

La petizione contro la chiusura forzata

Dal mese di gennaio di quest’anno, siamo stati costretti nostro malgrado, a chiudere a seguito di uno sfratto pendente sui locali nei quali eravamo ospitati da un’altra Associazione, ed assolutamente indipendente dalla nostra volontà.

Per non dovere interrompere il servizio di ascolto, abbiamo quindi deciso di continuare nelle nostre case; ovviamente però, questa situazione non è ulteriormente sostenibile, sia a livello personale, sia perchè rappresenta una regressione, che mette a rischio l’esistenza stessa del CE.S.P.P.

Durante questi mesi, abbiamo chiesto alle istituzioni capitoline di essere ricevuti ed ascoltati, ma finora  nessuno ci ha convocati, nonostante siano state raccolte circa 51 mila firme a fronte della petizione aperta sulla piattaforma Change.org, come è possibile verificare seguendo questo link:

 http://www.change.org/it/petizioni/ignazio-marino-salviamo-il-centro-antiviolenza-di-tor-bella-monaca

 La grandissima solidarietà popolare è stata per noi la conferma che il lavoro del CE.S.P.P deve essere salvaguardato.

Abbiamo inoltre richiesto udienza al Presidente della Repubblica, e stiamo attendendo risposta dal suo Gabinetto.

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