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Stefano De Majo ha portato in scena Mozart, che 250 anni fa si esibì a Terni

di Francesco Angellotti (AG.RF 13.07.2020)

(riverflash) – È importante notare come gli spettacoli a Terni, e zone limitrofe, sia un bagaglio connaturato nell’espressione popolare. Quando fu eletto papa Pio IX, nel 1849, è stato edificato a Terni il Teatro Verdi; un ‘edificio bellissimo per cui fu chiamato l’ingegnere che aveva già dato luce alla sontuosa Basilica di San Paolo fuori le mura. Per cui Luigi Poletti fece brillare nell’agosto del 1849 un teatro dedicato a Giuseppe Verdi, che aveva capienza per 900 spettatori con un’acustica che permetteva l’ottima ricezione, non solo della recitazione, ma anche Concerti, Opere o Spartiti Musicali.

   Le vicende del Teatro sono note a tutti i ternani; gravi problemi strutturali hanno imposto ormai da tanti anni la chiusura; tutti sperano nella ripresa degli spettacoli, e recentemente abbiamo ascoltato, da parte dell’Assessore alla Cultura ed architetti competenti, l’intenzione di riaprirlo al pubblico: anche se sembra che, per esigenze logistiche, si dovrebbero ridurre molto i posti per gli spettatori, anche per creare “uscite di sicurezza” adatte.

   I propositi d’ iniziare i lavori son sempre imminenti, per cui non si muove una foglia.

   Non per questo Terni viene depauperata degli Spettacoli; che in questo momento, definito di “Ripresa”, sembra siano ancor più importanti. Per non far credere che ci si alieni con la zappa o in acciaieria, che ha una storia profonda e controversa, per quanto critica e difficile da render produttiva.

   Dato che la mentalità ternana ha origini celtiche, ancor prima che romane, la creatività è una caratteristica insita nel carattere popolare. Allora nuovi modi di Spettacolo si stanno inventando, elaborando lo spirito d’ espressione insito nella Bassa Umbria.

   Lo ha detto anche a fine spettacolo l’Assessore ai Beni Culturali, che poi è il vice sindaco Andrea Giuli: tante manifestazioni nel circondario verranno messe in scena: da Marmore a Carsulae, Piediluco ed altre città artistiche che racchiudono un nucleo quasi mistico.

   Qui a Terni, capitato l’evento dei precisi 250 anni da quando Wolfgang Amadeus Mozart passò, dormì e si esibì nella Città, bisognava ricordare l’evento. Allora, occorrendo un’alternativa al Teatro, è sembrato opportuno svolgere la Rappresentazione nel Locale sito in piazza San Francesco; di fronte alla Basilica, in uno spiazzo dedicato al servizio, del quale vorrei recriminare la troppo succulenta bontà; rimaner lì seduti a guardare lo spettacolo dedicato a Mozart, con tutti quei piatti che nel frattempo passano a due metri ordinati da chi applaudiva gli interpreti, fa solo gola.

   Ma anche questo è un discorso importante; il Teatro, non è più come Locale Chiuso, in cui mantenere un certo comportamento ed aver la parte in una palco o seduto in una sedia; certo, così non c’è lo stesso audio e si può essere disturbati da passanti o macchine che percorrono la via; eppure si vive una nuova forma di aggregazione, perché il contatto tra interpreti e spettatori è diretto, e non c’è più distanza, ma la partecipazione è qualcosa che scorre  con la massima naturalezza, svolgendo la trama tutti insieme. E’ una nuova forma, che ha attinenza con i Tempi che arrivano.

   Sempre presente l’allievo di de Felice, Massimo Zavoli, che ha presentato un acquarello con Torchio, di cui ha illustrato le particolarità, sempre rifinite nei suoi composti, che è importante studiare per afferrare tutti i risvolti.

   Prima dell’arrivo di Mozart sulla scena, un coro ternano, guidato dalla direttrice Maria Cristina Luchetti (sorella della cantante) ha eseguito alcuni passi, tratti dagli scritti spartiti appositamente per Coro: per primo è stato cantato l’ultimo composto, quello scritto 6 mesi prima che il giovine terminasse l’attività; poi “Laudate Dominum”, del 1780, con una solista soprano; non poteva mancare “Lacrimosa”, il coro più noto; ultimo brano dell’Autore, è stato cantato un estratto dalla Messa in do+ “Agnus Dei”. Il momento ha voluto un saluto ad Ennio Morricone, che è stato ricordato con un coro inserito in una Colonna Sonora, che erano le specialità dell’Autore, tratta dal film “Mission”, in cui l’ impostazione era su voci miste Non facciamo commenti sull’esecuzione, anche se abbiamo avuto conferma anche da una Corista, dopo l’esecuzione. Come si pretende di far cantare con un pezzo di stoffa avanti alla bocca? l’aria respirata rimane quella putrida, appena espulsa; la voce viene distorta e non si sente; cercando il fiato dopo l’esecuzione di un brano, la pezza entra in gola e si rimane strozzati. Voi capirete bene come l’esecuzione dei brani, seppur magnifici, non può essere giudicata. Ma è ancora obbligatorio portare la Pezza, anche in luoghi all’aperto?

   Finalmente parlerò dello spettacolo “MozarTiamo”, che Stefano di Majo ha fatto brillare con la sua classe, accompagnato al pianoforte da giovane Emanuele Stracchi: che ha la musica nel sangue, come il compositore che proponeva nella serata.

   La trama esposta da Stefano, è iniziata quando Wolfgang aveva 3 anni. Sarebbe ridicolo … se il racconto non trattasse di Mozart.

   Un bambino di 3 anni, prima di saper scrivere uno spartito e prima di imparare a leggere, scriveva Musica; casomai con punti e segni.

   E’ unico il caso in cui si è verificata questa particolarità; e la cosa ha lasciato allibiti tutti coloro che l’ ascoltavano.

   Questo perché, Voi capirete, il padre, che era maestro di Musica; ed ha afferrato l’occasione al volo, e lo ha portato in giro per tutte le Corti d’Europa, per far ascoltare il bambino prodigio, che solo guardandolo si poteva credere nella sua età.

   Le avventure e l’accoglienza presso tutti i Nobili della 2ª metà del ‘700 in Europa era grandiosa, trattato dal padre come “espressione dell’Arte Unica ed Irripetibile”. Girata tutta l’Austria, da Salisburgo a Vienna ad Innsbruck, è stato trascinato in carrozza in Germania, Polonia, Belgio, Francia … e crescendo il bimbo capiva sempre meglio la situazione, e si divertiva nel prendere in giro tutta la platea di fans, entusiasti del Miracolo.

   Ma con tutta la raffinatezza del suo inserimento, non aveva la minima intenzione di contestare le Alte Cariche che lo adulavano; ne’ voleva portare cambiamenti nel contenuto di quel che erano le strutture dell’Epoca. Esaltava l’eleganza, che indossava con la massima esuberanza, si recava in ogni Stato ove il lusso della Nobiltà si poneva ai suoi piedi; e non dava peso ai lauti compensi, che invece erano il fine del padre: sempre con lui.

   Il problema era quello che valutava le cifre enormi che venivano offerte per una sua esecuzione: erano sempre somme rilevanti, ma troppo poco per la sua Arte, che era molto superiore a quanto offerto.

   Fino a che, non venne in Italia. Non poteva mancare la Patria dei più grandi Musicisti, la cui scuola aveva impostato lo Stile che si è irradiato.

   Ed ecco il tour italiano di Mozart, ove andò presso le Corti più importanti. Scendendo dalle regioni nordiche verso Napoli, passò in Umbria, poco prima di Roma. Perugia, Spoleto, città di Cultura ove non poteva non lasciare un suo segno; e passò anche da Terni, traversando con ogni probabilità la Porta romana del Cassero, come ha dipinto Massimo Zavoli, che ha immaginato l’arrivo dell’Artista dall’unica Porta che sarebbe potuta esser traversata. Ed era l’ 11 luglio del 1770, 250 anni fa: precisamente. Testimonianze non rimangono, ma basta la presenza irradiata dalla sua Musica.

   Importante, in Italia, la conoscenza che fece con l’anziano Domenico Denzi, che poco potè seguirlo, oberato dei suoi 79 anni. Però il grande Maestro ha lasciato tracce indelebili, e sue composizioni si possono ancora ascoltare nella Chiesa della vicina Orte. Fu per Wolfang una conoscenza che impose un cambiamento drastico alla sua Vita.

Il donatore d’ organi Denzi illustrò la situazione che si era creata; il genere musicale si divideva in 3 categorie: la prima è quella più facile, abbordabile da tutti coloro che si appassionano; la seconda è più difficile, quindi difficile da capire ed apprezzata solo da chi conosce la Musica; la terza è la musica tua, rivolto direttamente a Mozart. Il giudizio era quello di non dare forma dei Componimenti in direzioni specifiche, per far apprezzare il senso delle note. Mozart doveva comporre per se stesso, per esprimere un valore personale.

   In effetti questo era il discorso col quale rispondeva sul valore delle sue Opere: troppo Belle per essere pagate.

   La cosa comportò uno stacco drastico, che vide il suo allontanamento dagli stretti entourage dei Nobili, ma anche il padre fu allontanato dal suo ruolo di Direttore di Cappella; fu un dramma verso il quale Amadeus non trascese, perché la sua strada esigeva questo cambiamento.

   La strada d’inquadramento musicale prese altre direzioni, ma con l’abilità d’ evitare scosse, presentando la sua Arte nella maniera migliore; ovvero, rivolgendosi con ironia e derisione a chi non capiva il sarcasmo, che ancora adesso non è sempre ben interpretato.

   Le sue tendenze lo portarono al limite; ma non fu determinante l’adesione alla Fede Massonica, comune a tanti Grandi Personaggi; mentre era sempre biasimato dalla moglie, che lo ammoniva di non sperperare le grosse cifre con cui era riconosciuta la sua unicità.

   Invece Mozart spendeva e sperperava, perché non ha senso incamerare guadagno, se non lo si utilizza per piacere, e star in belle situazioni.

   Anche se poi, privo di qualsiasi riferimento, alla sua morte è stato gettato nella Fossa Comune: da cui è stato riesumato dal suo cane, che ha saputo trovarlo tra una montagna di cadaveri.

   Tutto il racconto è la sintesi di quanto de Majo ha raccontato con trasporto e passione; non importava che Mozart si vestisse con un’eleganza che lo distingueva tra i Nobili delle Corti,; Stefano non poteva, e non doveva, riportare il personaggio facendolo rivivere adesso, nelle sue caratteristiche. Sarebbe venuta fuori una sceneggiata ridicola, perché troppo è cambiato; e l’Artista ha vissuto con atteggiamenti adatti al suo ambiente, nella sua situazione. Ma quel che ha coinvolto i presenti è quel che è stato trasmesso di una personalità che si è saputa distinguere nella sua grandezza: dall’inizio, quando nacque a Salisburgo il 27 gennaio 1756, alla fine, il 5 dicembre 1791 a Vienna; da quando suonava le tastiere a 3 anni (l’Oboe e non il piano perché non arrivava ai pedali), fino a quando, prevenendo il suo decesso, si ammantò di Gloria componendo l’Agnus Dei; cosciente d’aver avuto uno svolgimento creativo ed esaltante, quasi intuendo quanto profondo sia stato il suo messaggio; anche se troppo spesso la limitazione del giudizio si ferma all’ armonia, mentre le sottigliezze melodiose sottintendono un contenuto ricco e concettuoso, ironizzando su schemi imposti.

   Potrebbe dare un giudizio ancor più tecnico il bravo Emanuele Stracchi, che durante il racconto di Stefano, suonava brani di Mozart adeguati agli eventi. La sua partecipazione entra nei ritmi e nelle melodie, perché il ragazzo (posso chiamarti ancora così?) è tra i pochissimi ad aver la Musica nel Sangue.

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