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SLY E’ TORNATO!

(riverflash) – Eppure la possibilità di riscattarsi come “attore”, di avere un nuovo inizio di carriera, mostrando che poteva lavorare anche senza muscoli, anzi volutamente e teneramente appesantito, che poteva recitare al fianco di “Attori”, quelli veri, come Robert De Niro, Harvey Keitel, Ray Liotta, Annabella Sciorra e Michael Rapaport, il buon Silvester Stallone, Sly, nel film di James Mangold “Cop Land”, la aveva avuta, e come!

Evidentemente è più forte di lui, non riesce a stare lontano dai suoi muscoli e da quella espressione “mattonata”, che con tanta fatica si è costruita nei 30 (!) anni di carriera.

E allora ecco che ritorna con “Jimmy Bobo – Bullet to the Head”, regia niente meno che di Walter Hill, tornato dietro la macchina da ripresa dopo undici anni (l’ultima regia “Undisputed”), forse non a caso, anche se lo ricordiamo per film di altra levatura, che proprio da oggi (04 aprile) fà la sua comparsa nelle sale del cinema italiane.

New Orleans. Il sicario attempato Jimmy Bobo e il suo socio Louis Blanchard vengono incaricati di uccidere un poliziotto corrotto. A operazione compiuta, un terzo sicario elimina Blanchard senza riuscire a fare altrettanto con Jimmy. A questo punto, entra in scena il detective coreano Taylor Kwon  (Sung Kang, “Die Hard 4” ed un numero imprecisato di “Fast & Furious”), un detective BlackBerry-dipendente di Washington D.C., a cui ha salvato casualmente la vita. L’insolita coppia riuscirà a  mettere le mani su documenti scottanti per incastrare un politico corrotto, che sta cercando di effettuare opere illecite di sfruttamento edilizio e che arriva persino a sequestrare la figlia di Jimmy (Sarah Shahi) pur di raggiungere i suoi loschi scopi.

Insomma trama originale (permetteteci l’ironia) : chi è il mandante? Chi vuole vedere morti sia Jimmy che Kwon? I due, loro malgrado, dovranno fare coppia per scoprirlo e salvarsi.

Tratto dal fumetto francese “Du plomb dans la tête” di Alexis Nolent, tutto il film, come è facile immaginare, si regge sulle spalle ipertrofiche di uno Sly baldanzoso, ingrugnito come non mai e col viso semiparalizzato dal troppo botulino (ma, diciamolo, non è che venti anni fa fosse molto più espressivo), che incarna la figura del killer senza scrupoli, ma dal cuore tenero, “regolato” da un suo universo di principi («niente donne, niente bambini») e disposto a qualsiasi cosa pur di salvaguardare la figlia Lisa. La storia procede senza scossoni, animata da colpi di pistola, scazzottate tra macho men e qualche assurdità, come quando i cattivi, crivellati di colpi, si rialzano come se nulla fosse in un attacco di sprint adrenalinico. una novità sono i tatuaggi, con teschi e dragoni, che ricoprono le “famose” spalle di Stallone.

Agli amanti del genere, buon divertimento.

lobo-(AG-RF) 04.04.2013

 

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