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SFRUTTAVANO LE PROSTITUTE IN PIEMONTE: 18 FINISCONO IN CARCERE

prostitute nightAG.RF 11.06.2014 (ore 13:45)

(riverflash) – Sgominata una banda di sfruttatori della prostituzione che reclutava ragazze soprattutto nell’est dell’Europa e poi le facevano “lavorare” nei night club piemontesi.  All’operazione di Polizia  hanno partecipato circa 90 agenti della questura di Alessandria, 30 del Reparto prevenzione crimine di Torino nonché le Squadre mobili di Biella, Novara, Vercelli, Torino e Pavia.

In carcere 18 persone. Nel corso delle indagini sono stati cinque gli arresti eseguiti in flagranza di reato, mentre altri due sono stati effettuati durante l’esecuzione di 11 ordinanze di custodia cautelare. A condurre le indagini la Questura di Alessandria, che ha denominato l’operazione «Blue Night».locali-polizia-550

Gli arrestati sono accusati, a vario titolo, di associazione per delinquere finalizzata al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, alla falsificazione di documenti validi per l’espatrio, nonché al favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione. Le portavano in Italia con la promessa di un posto di lavoro “regolare” in ristoranti, pizzerie e discoteche, ma alla fine le obbligavano a prostituirsi nei locali notturni.

Sequestrati preventivamente cinque locali notturni della zona di Alessandria: Leopard, Dollar, Queen’s, Black and White e Miami.

L’indagine ha preso il via nel giugno 2012, quando gli investigatori hanno iniziato a indagare sull’incendio doloso di un night, ritenendo che fosse legato a problemi di racket o di rivalità tra locali. Dal monitoraggio dei telefoni di alcuni proprietari di locali è invece uscito fuori il giro di prostituzione che gravitava intorno a night e discoteche della zona.

Le ragazze percepivano circa 80 euro al giorno, venivano fatte entrare clandestinamente in Italia e alloggiate in appartamenti messi a disposizione da un’agenzia immobiliare compiacente.
Poi venivano distribuite nei locali notturni dove adescavano i clienti e, a volte, avviavano alcune attività “preliminari” in sale riservate.

Le prestazioni sessuali vere e proprie avvenivano fuori dai locali, e il denaro che le ragazze “guadagnavano”, veniva tutto consegnato all’organizzazione.

Per assicurare continuità all’attività lavorativa delle prostitute, il gruppo criminale faceva arrivare i loro passaporti nei Paesi d’origine, dove ottenevano i timbri di entrata e uscita dal territorio Schengen, evitando così il rientro in patria delle ragazze.

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