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“SEI PERSONAGGI IN CERCA D’AUTORE” AL TEATRO GHIONE

Sei personaggi in cerca d'autore

di Valter Chiappa

(AG.R.F. 02/03/2017)

(riverflash)       È possibile mettere in scena l’opera forse più conosciuta e rappresentata del Novecento italiano donandogli nuova linfa? È possibile lavorare su un testo dalla struttura blindata e impenetrabile mantenendo il doveroso rigore, eppure scoprendo nuovi territori per l’espressione?

Daniele Salvo lo fa, come un grande direttore d’orchestra che rende sempre nuova l’eterna immutabilità di uno spartito, in questo allestimento dei “Sei personaggi in cerca d’autore” in scena al Teatro Ghione fino al 19 Marzo.

Lo fa certamente utilizzando al meglio tutti gli strumenti tecnici in suo possesso: l’evocativa scenografia, il gioco suggestivo delle luci e delle ombre, i movimenti di scena con cui compone quadri di grande impatto visivo. Ma la sua sfida, l’esperimento inatteso e riuscitissimo, è donare al freddo intellettualismo della riflessione pirandelliana, un’anima pulsante.

Nella caleidoscopìa dei temi dell’opera, Salvo sembra prediligerne uno, quello dell’inesprimibilità del Vero e la conseguente, necessaria menzogna della realtà apparente. C’è un’entità oscura in ognuno, una materia che per l’autore siciliano è sempre fatta di dolore. Le sovrastrutture della ragione e della società costringono l’uomo a rinchiuderla, a nascondere il volto con maschere, pena dello scoprirlo la follia. Oppure entrare nel teatro pirandelliano.

Ma il dramma umano diventa anche quello dell’artista, incapace di riprodurre l’ineffabile verità del personaggio.

E il copione? Il copione dov’è?”
”Dentro di noi, signore. Il dramma è dentro di noi.”

Quel copione però non può essere recitato. La razionalità, che qui si traduce nelle regole della tecnica teatrale, rende artificiosa quella rappresentazione: solo il personaggio potrebbe raccontare la sua storia, ma non trova autore.

Daniele Salvo racconta in modo mirabile questa dolorosa dualità. Da una parte gli attori vestiti di bianco, dall’altra il nero dei personaggi (che però entrano in scena con una maschera appunto candida). Si toccano i polpastrelli, come l’immagine riflessa da un invisibile specchio. È lì, riassunta nella suggestione di una scena, la sintesi del lavoro dell’attore.

La novità però dell’allestimento di Daniele Salvo è nell’aver trovato nel mare gelido del cerebralismo pirandelliano spazio per l’umana emozione. Il dramma dei personaggi non è solo strumento di una mera speculazione filosofica, ma il racconto della quotidiana tragedia di eventi inesprimibili.

Quella della Figliastra, la donna abusata dal Padre; il dolore di chi vede e tace, la Madre inconsolabile che sa esprimersi solo attraverso ininterrotti singhiozzi; il cinismo del Padre, emblema dell’ipocrisia dell’istituto familiare. Unica entità simbolica il veicolo per la concretizzazione del Male: Madama Pace, non a caso raffigurata come un essere demoniaco, sia pur con la tradizionale chioma rossa. Tutto è reale, potremmo averlo letto sul quotidiano del mattino. E per questo non è solo la mente degli spettatori del Teatro Ghione ad essere stimolata, ma anche, principalmente, il cuore.

Per un tale racconto però non basta il talento del regista. È necessaria l’arte dell’attore.

Ed allora è Selene Gandini ad entrare sotto l’occhio del riflettore, occupandolo interamente. E regala al pubblico una Figliastra lacerata dalla sofferenza del suo vissuto, con una strepitosa interpretazione, straziante e toccante fino alle lacrime. È lei lo strumento più potente nelle mani di Daniele Salvo.

Degno contraltare le sono il Padre di Carlo Valli, capace di creare un’empatia altrettanto forte, seppur con sentimenti di colore opposto e Marta Nuti che scolpisce sul suo viso, quello della Madre, un perenne dolore. Né si può tacere sulle performance degli altri componenti di una compagnia eccezionale: la personalità dominante di Martino Duane, il Capocomico, padrone assoluto del palcoscenico; la perfetta misura di Roberto Mantovani, il Primo attore; la leggiadria con cui Maria Chiara Centorami tratteggia i vezzi della Prima attrice; la surreale presenza scenica della Madama Pace di Barbara Begala. Fino ai ruoli minori, comunque importanti per la costante coralità della rappresentazione: Alberto Mariotti (il Figlio), Giorgia Ferrara (il Giovinetto), Giuseppe Rispoli (l’Assistente), Germana Di Marino (l’Attrice giovane), Francesco Iaia (l’Attore giovane), Alessandro Gorgoni (un attore).

Andate, fino al 19 Marzo, al Teatro Ghione. Se Daniele Salvo ci ricorda che il grande Teatro non è un’icona statica, ma massa sempre viva, lievitante, capace di espandersi in direzioni inaspettate, i suoi attori sono lì a dirci che il nostro Personaggio oscuro, con il suo segreto dolore, è forse inafferrabile, come vorrebbe Luigi Pirandello; ma solo attraverso il Teatro e le sue incancellabili emozioni possiamo arrivare a toccarlo. E affrontarlo.

Fino al 19 Marzo 2017
al TEATRO GHIONE – via delle Fornaci, 37
SEI PERSONAGGI IN CERCA D’AUTORE
di Luigi Pirandello
Regia di Daniele Salvo

con:
I PERSONAGGI DELLA COMMEDIA
Carlo Valli (il Padre)
Marta Nuti (la Madre)
Selene Gandini (la Figliastra)
Alberto Mariotti (il Figlio)
Giorgia Ferrara (il Giovinetto)
Barbara Begala (Madama Pace)

GLI ATTORI DELLA COMPAGNIA
Martino Duane (il Capocomico)
Giuseppe Rispoli (il macchinista/suggeritore/assistente)
Maria Chiara Centorami (la Prima attrice)
Roberto Mantovani (il Primo Attore)
Germana Di Marino (l’Attrice giovane)
Francesco Iaia (l’Attore giovane)
Alessandro Gorgoni (un attore)

 

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