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SCUOLA, E’ POLEMICA TRA PREMIER E SINDACATI: “BLOCCANO LA RIFORMA MA ACCUSANO IL GOVERNO PER LE MANCATE ASSUNZIONI”

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AG.RF.(MP).21.06.2015

“riverflash” – E’ un percorso tormentato quello che porta alla riforma della Scuola e le proteste dei sindacati, stanno tenendo banco in questi giorni. Superato il problema del possibile blocco degli scrutini per protesta (alla fine tutto si è svolto normalmente), il premier Renzi si trova ora, a dover fare i conti con i sindacati che non gli danno tregua, perché vogliono subito un incontro con il governo, per “scorporare” in un decreto, le 100mila assunzioni dei precari. Immediata la replica di Renzi che ha dichiarato: “ Chi non è d’accordo, cerca di bloccare la riforma in Parlamento con migliaia di emendamenti, per impedirne l’approvazione, salvo poi accusare il governo di non voler fare le assunzioni. Non siamo noi che vogliamo fermarci, ma le assunzioni hanno senso solo se cambiamo la scuola, se c’è un nuovo modello organizzativo”. Ma le organizzazioni sindacali non ci stanno e continuano a protestare: si attende ora la giornata di martedì prossimo, quando, in commissione cultura del Senato, verrà ripreso il testo, mentre sono previste manifestazioni di protesta per il 24 giugno. “E’ chiaro – ha dichiarato Susanna Camusso, leader della Cgil, che nel momento in cui procede a un maxiemendamento e alla fiducia, il Governo rifiuta il confronto con le organizzazioni sindacali e il mondo della scuola e noi ovviamente, non ci fermeremo qui. I sindacati inoltre, hanno ricordato che lo scorso 12 maggio, il governo si era preso l’impegno di di avviare un confronto costruttivo per modificare i punti critici del testo di legge, che poi si è risolto in un nulla di fatto. Anche i Cobas stanno facendo sentire fortemente la loro voce e chiedono il ritiro definitivo del ddl, definito dagli stessi, “cattiva scuola”. Il nodo dunque,  resta sempre quello:  le assunzioni, perché “assumere i precari e stabilizzarli, è un assoluta priorità” e le manifestazioni in piazza e le proteste, indicano attualmente, che i sindacati non sono disposti ad arretrare di un millimetro.

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