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SCATTA DAL WEB LA PROTESTA CONTRO LA BARILLA, L’AZIENDA DI PRODOTTI ALIMENTARI PIU’ FAMOSA D’ITALIA

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AG.RF.(MP).15.03.2014.(ore 7.20)

“riverflash” – La Barilla come ormai molti sanno, non è più un’azienda italiana ma americana e attraverso i social net network stanno arrivando in questi giorni, messaggi per boicottarla, poiché è accusata di disastro alimentare; a seguito di ciò, gli utenti  vengono indirizzati ad acquistare solo prodotti graminacei coltivati nello stivale e di agricoltura biologica. Ma cosa sta succedendo? La Barilla utilizza grano con tassi di micotossine altissimo, e quindi ammuffito, derivante da lunghi stoccaggi, al prezzo più basso possibile. Tutto risale al 2006 quando l’Unione Europea decise di alzare i livelli di micotossine presenti nel grano duro in modo che anche gli altri paesi, con climi più sfavorevoli, potessero produrlo; la decisione era stata presa per scopi puramente commerciali. La conseguenza di tutto ciò, è stato un impoverimento della qualità dei prodotti e questo provocò un duro colpo per l’agricoltura del sud d’Italia perché il grano coltivato in quelle zone, era lavorato naturalmente e non conteneva micro tossine, così i contadini del “mezzogiorno” furono esclusi dal mercato europeo. Ma per quanto riguarda i paesi d’oltreoceano, le situazione è completamente diversa: infatti, per l’esportazione del prodotto negli States, i parametri cambiano: in questo caso, il grano deve avere un tasso di micotossine pari alla metà di quello accettato dalla UE per le importazioni. La conseguenza è stata che i prezzi internazionali del grano duro di riflesso sono crollati, circostanza favorevole per i commercianti italiani ed i monopolisti internazionali che hanno potuto acquistare il grano al prezzo più basso possibile dai contadini meridionali, messi alle strette dalle direttive europee. Questi stessi imprenditori hanno successivamente esportato il grano italiano migliore all’estero, lucrando sul prezzo, per poi portare da noi prodotti realizzati con il grano ammuffito, accumulatosi nei depositi, e radioattivo. Ora quindi è scattata la protesta contro il colosso americano: sul web stanno quindi circolando liste dove è possibile trovare un’alternativa di prodotti, tutti “rigorosamente” italiani, privi di Ogm da poter essere utilizzati per la “salute” degli utenti che li acquistano.

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