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ROMA: INCHIESTA SULLA MANUTENZIONE STRADALE, RESTANO IN CARCERE QUATTRO DEI FUNZIONARI INDAGATI

buchedi Andrea Pranovi (AG.RF. 03.01.2016) (ore 18,41) (riverflash) – Se il 2014 si era chiuso con gli arresti nell’ambito delll’inchiesta su “Mafia Capitale”, il presunto scandalo che nel corso dell’anno successivo è stato al centro di una seconda tranche di indagini e del maxi-processo che ha avuto inizio nel mese di novembre, il 2015 si è chiuso con l’inchiesta sulla manutenzione stradale, che sembra destinata a far parlar molto anche nel corso del nuovo anno.

Nel mese di dicembre, infatti, sono finiti in manette sette funzionari pubblici accusati di aver chiuso un occhio nei controlli sui lavori riguardanti strade e infrastrutture della Capitale. Secondo il gip di Roma Massimo Di Lauro, stando a quanto riportato da alcuni organi di stampa, alcuni imprenditori avrebbero pagato i funzionari per risparmiare sulle spese degli appalti. Il Noe avrebbe accertato presunte mazzette per un totale di 650 mila euro in relazione a 33 appalti del valore complessivo di 16 milioni.

A finire in manette erano stati due funzionari del dipartimento Simu (Sviluppo infrastrutture e manutenzione urbana) di Roma Capitale, Francesco Pantaleo e Stefano De Angelis, quattro impiegati in alcuni Municipi di Roma, Roberto Brondi, Piero Seguiti, Doriano Carbonari e Paolo Fornaciari, e un tecnico dell’Azienda Ospedaliera San Giovanni Addolorata, Franco Ridenti. Il gip non aveva invece accolto la richiesta di arresto per altri tre indagati, mentre si indagava a piede libero su altri otto tra funzionari ed ex funzionari. Già nei mesi scorsi erano finiti ai domiciliari con l’accusa di corruzione e turbata libertà degli incanti il funzionario del Simu Ercole Lalli e gli imprenditori Luigi Martella ed Alessio Ferrari.

Il quotidiano Il Messaggero ha riportato giorni fa alcuni brani estratti dalle intercettazioni che sarebbero presenti negli atti dell’indagine dei pm Stefano Pesci e Alberto Pioletti: uno degli escamotage che averebbero utilizzato gli imprenditori consisteva nel farsi pagare interventi di fatto non realizzati. Nelle settimane successive agli arresti dei sette funzionari per alcuni di loro, che sarebbero intenzionati a collaborare con i pm, sono scattati i domiciliari, mentre il tribunale del riesame ha accolto le richieste della procura e ha confermato il carcere per De Angelis, Pantaleo, Carbonari e Ridenti.

Di oggi è invece la notizia, pubblicata da Il Messaggero, che nella lista dei funzionari indagati sono finite altre cinque persone, anche loro sospettate di aver spartito mazzette. Intanto, sempre secondo il quotidiano romano, Ercole Lalli avrebbe ammesso di aver preso una bustarella per aver fornito notizie riservate sulle gare.

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