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RINO GAETANO VITA MISTERI E NONSENSE a Piediluco, di e con Stefano De Majo

di Francesco Angellotti (AG.RF 02.09.2020)

(riverflash) – Ultimo mercoledì d’agosto, quindi conclusione della programmazione presso il locale Baraonda, affacciato sul Lago di Piediluco. Il conduttore di queste serate ben sapeva che avrebbe dovuto cercare un’idea brillante da lasciare nella memoria degli spettatori, riguardo quest’evento che da 3 anni si svolge con successo, appassionando gli organizzatori che hanno trovato riuscito questo sistema divulgativo, in cui il locale si apre alla Cultura.

   Allora Stefano de Majo ha avuto la brillante idea di presentare un personaggio dello spettacolo che, stroncata l’attività per un grave incidente, ancora è nell’attualità come innovatore; perchè esprimeva contenuti molto coinvolgenti, ma attraverso sottintesi e riferimenti; la sua non era una denuncia, ma un invito alla riflessione riguardo quel che si poteva nascondere dietro le apparenze.

   In effetti un cantante come Rino Gaetano non ha avuto un successo da avanspettacolo; la sua estrazione lo ha tenuto sempre ai margini del divismo, anche se molto era attirato, sopratutto quando si è imposto sul mercato; anche se non tutti capivano i suoi sottintesi.

   Stefano ha narrato che, nato in Calabria da famiglia povera, si è trovato trascinato più a Nord per questioni di lavoro; ed è ben noto che questa piaga è comune per tradizioni storiche. Il padre infermo non poteva uscire da casa, ma era la madre ad aver trovato una “collaborazione domestica” a Roma; anche se questo comportò che tempo per il bambino non c’era. Allora, per trovare una soluzione adeguata, Salvatore Antonio, che ancora non si sognava il nome d’arte “Rino Gaetano”, fu affidato ad un collegio religioso nel paese di Narni: ove trovò una scuola essenziale per la sua passione, in quanto si intratteneva su testi interessanti, più che in giochi di compagnia; non era un a-sociale, ma preferiva rimuginare da solo.

   Avendo ottenuto dal padre, che aspirava ad una sua carriera come Ragioniere, il permesso di tentare di seguire la sua aspirazione, si imbarcò come e dove poteva nell’avventura di “scrittore di testi”. Molto bravo e molto furbo, diremmo anche fortunato, ha avuto modo d’incontrare personaggi che hanno saputo cogliere la sua punta espressiva geniale; è  stato addirittura incitato a cantare i suoi testi da produttori importanti, dato che lui non supponeva che la sua voce caratteristica fosse apprezzata dal comune pubblico.

   Invece fu proprio questa sua caratteristica che sfondò nei gusti di chi lo ascoltava; anche se non poteva partecipare alle allusioni, che non erano dichiarate

ma il riferimento era palese. La cosa volle dire un inizio carriera di successo, anche se non era, e non voleva essere, “personaggio; infatti nessuno lo riconosceva, come accadeva ai più noti colleghi dei quali era amico: Antonello Venditti, Francesco de Gregori, Stefano Rosso …

   Forse la sua poca pubblicità consisteva nel bagaglio che dichiarava spudoratamente, che non era molto ben accetta come impostazione sociale; perché tendeva a far render conto che “la Verità è nulla”; nel senso che non esistono concetti assoluti, in quanto tutto è vano e mutabile.

Non è facile aver successo portando avanti questi principi; ma Rino lo asseriva in modo talmente spiritoso, che era seguito nel suo atteggiamento controcorrente, anche se spesso non interpretato nei casi particolari, ma era seguito nell’atteggiamento.

   Un successo così eclatante, ha portato a far di Rino un “personaggio”; allora, per paura che scappasse fuori dalle impostazioni del Consumismo, è stato attuato il classico sistema con il quale si ammorbidiscono gli spigoli delle denunce: gli si è conferito un successo eclatante, ed è stato invitato a Sanremo. Non che simili impostazioni, la gara delle canzoni, fosse nella mentalità dell’autore; ma certo Sanremo è una manifestazione troppo grande; però Rino partecipò con uno dei suoi testi più mordaci (Gianna), affrontando l’impegno in modo provocatorio; è salito sul palco in atteggiamento burlesco, un po’ da presa in giro. Ma il Festival provvide di rispondere alla controrisposta; certo, vincere sarebbe stato troppo, ma ottenne il 3° posto; ed inoltre vinse la classifica tra i cantautori.

   Ma Rino non s’addentrò tra i big di successo; era troppo attaccato al suo baretto, ove beveva 1 o 2 birette osservando il Mondo. Così continuò ad incidere canzoni molto accese; chi riusciva ad interpretarle coglieva la sua denuncia a personaggi politici ed in vetta dell’Economia, che erano artefici degli scandali più subdoli e delinquenziali, ma riuscivano a coprirsi con capri espiatori messi al rogo, pur “vestiti d’amianto”.

   La sua personalità era troppo ribelle per essere accettata; non era politico nè di parte; ma denunciava chi si approfittava della parvenza d’innocenza.

Allora Stefano de Majo ha messo in luce, non colpe, ma discrasie nel condurre soccorso ad un incidente di macchina: avvenuto per circostanze non molto chiare. Si è lanciata l’accusa che Rino guidasse ubriaco, andando a casa da Cinecittà verso via Nomentana; anche se era sua abitudine bere 2 birre, non eccedeva mai. Poi anche lo scontro fu registrato come “frontale”, anche se la sua macchina, ed il camion col quale s’è impattato, hanno avuto danni solo a destra; poi l’ambulanza è arrivata dopo 3 ore, ma  non si è mai saputo chi l’avesse chiamata e da dove era stata inviata; tra i diversi ospedali più vicini, è stato rilasciato presso il Policlinico: struttura ospedaliera grandissima ed al massimo nell’efficenza; ma che non aveva il reparto di traumatologia cranica, che sarebbe stato quello necessario. Inoltre non si è  individuato il medico che l’ha trattato, certo venuto da altro Centro; ma poi tanti particolari possono sfuggire, impegnati come ci si trovava per cercare di smascherare le responsabilità venute fuori dallo scandalo della “P 2”.

   Ma, un po’ come la botta e risposta a Sanremo, la figura di Rino Gaetano brilla per la sua denuncia; che non coinvolge più personaggi che son passati, ma incide in un andamento sociale che si imposta nel modo più ipocrita.

   Ed a 40 anni dalla sua morte, ancora fa scalpore quel che non ha trovato giustificazione.

   Stefano de Majo è stato ancora mattatore della scena, con una rappresentazione precisa e documentata, che ha saputo svolgere in modo chiaro e coordinato; nonostante che il personaggio fosse un “uomo di strada” al di fuori ed al di sopra.

   Interessante il dopo spettacolo, in cui son stati presentati personaggi importanti nel  contesto umbro, che nonostante ritardi scoperti inconciliabili, s’impegna con grande spirito verso un riequilibrio necessario; dopo un passato terremoto di cui ancora si soffron le conseguenze.

Interessante anche l’incontro con una personalità dell’ amministrazione, che svolge attività sul Lago Trasimeno. Comparato al Lago di Piediluco, le diversità sono rilevanti, a cominciare da una diversità d’ accoglienza naturale in diverse caratteristiche. Proprio per sintetizzare quel che sono 2 bagagli importanti, si è lanciata l’idea di portare Piediluco sul Trasimeno, che a sua volta verrà qui nelle sponde ove è avvenuto l’incontro. Questo avverrà con il proposito di allargare le fonti d’apprendimento;  così la Cultura potrà assumere una forma, essenzialmente radicata, ma ampia nel suo retroterra: che deve seguire la divulgazione delle forme di comunicazione. E l’ironia mordace inoltrata da Rino Gaetano sarà un emblema, onde ammonire chi non supera la menzogna e la speculazione, che portano non oltre l’interesse individuale: mentre invece dovremmo capire che siamo in un’Epoca che le esigenze vanno bel oltre del personale.

   La serata, con la partecipazione musicale di rifinite percussioni accompagnate dal violino di Gustavo Gasparini  e voce-tastiere di Fabrizio Lungaroni, ha avuto tale e tanto successo, che è stato confermato il proposito di ripetere l’ultimo spettacolo andato in scena a Piediluco, presso il locale Baraonda:  “Rino Gaetano – vita, misteri e nonsense” martedì 1 settembre.

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