AG.RF.(MP).30.09.2014
“riverflash” – 130 voti favorevoli, 11 astenuti e 20 contrari: sono questi i numeri che hanno fatto approvare la relazione del segretario/premier Matteo Renzi sul Jobs Act e spaccato ulteriormente il Pd. La mozione, è dunque passata con l’86% dei consensi. Massimo D’Alema e Pierluigi Bersani sono tra i venti esponenti della Direzione Pd ad aver votato contro la relazione del segretario. Tra i contrari anche Pippo Civati e gli esponenti della sua componente. Ci aveva provato Renzi, nei giorni scorsi ad usare toni più morbidi e ad aprire un confronto, specialmente con i sindacati, concedendo il reintegro per motivi disciplinari, oltre che discriminatori e alla fine ha avuto ragione, nonostante i forti attacchi di D’Alema e Bersani: “Il Pd sta mettendo in campo una solida e forte proposta di governo – ha dichiarato il premier – se poi non andrà bene lo diranno cittadini, e i mercati” e non è mancata una “stoccata” a Massimo D’Alema che aveva duramente criticato il premier sulla Jobs Act: “Se non è stata fatta la riforma del lavoro quando c’era la crescita, la colpa non è certo nostra: ora facciamo quello che avete detto voi per anni: abbiamo infatti tassato mento il lavoro, ci siamo impegnati per cambiare l’Europa e ora il Pd si candida per rappresentare non solo gli operai, ma anche gli imprenditori”. E ora Renzi dovrà affrontare il confronto con Cgil, Cisl e Uil su tre punti fondamentali: una legge sulla rappresentazione sindacale; la contrattazione di secondo livello e il salario minimo. Nel frattempo il Pd si è spaccato, com’era prevedibile ma il premier tira dritto per la sua strada, forte dei voti ricevuti, affermando: “Se pensano che io mi faccio spaventare, si sbagliano di grosso…”.
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