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RIFLETTENDO SUGLI SPETTACOLI AL CHIUSO IN ATTESA DI FABIO CONCATO

teatro-Gazzolidi Francesco Angellotti (AG.RF 25.02.2015) ore 12:32

(riverflash) – È un periodo in cui siamo coinvolti da tanti e vari spettacoli che vanno in scena nei teatri al chiuso a Terni; non è il caso di fare rappresentazioni all’aperto, ed è un peccato perché più di un certo numero di posti, la ricettività di ogni locale non può ospitare. Ma di questa stagione, meglio stare in ambienti caldi e confortevoli, altrimenti,pur con qualsiasi ricettività, il pubblico non avrebbe core e coraggio di ghiacciarsi per non riuscire ad arricchirsi delle scene, casomai bellissime, ma svolte al gelo ed in situazioni in cui si trova difficoltà nella comunicazione.

   Quest’introduzione, un po’ cretina, per giustificarci se domenica non abbiamo potuto assistere allo spettacolo Napoleon suite! presso il teatro Gazzoli (nella foto). Indubbiamente saremmo andati mossi da viva curiosità, perché dal titolo, che è l’unico elemento che conosciamo, può essere una rappresentazione di tutti i colori: nel genere e nel numero, nel tipo di scene ed esposto in qualsiasi modo. Non si può dir se si va a vedere qualosa di bello e interessante, o forse noioso e dato male; e per questo la curiosità è maggiore. Se vado a vedere una commedia messa in scena da Strehler (che è morto, quindi non faccio pubblicità) mi aspetto di osservare un capolavoro, ma da una suite con un titolo bizzarro, non saprei proprio cosa attendermi. Ed è questo il bello: la scoperta del nuovo e dell’interessante: sotto il profilo scherzoso o drammatico; ogni cosa ha valore, il suo valore! Ed il bello non ha schemi o regole da rispettare.

   E’ questo un discorso che vorrei fare quando mi riceveranno presso il teatro in cui vorrei presentare la mia opera teatrale, che vorrei fosse rappresentata; ma ci sono certi schemi difficili da oltrepassare e la commedia che ho scritto, può essere una stupidaggine o un capolavoro, non è facile venga presa in considerazione: mancano le spinte “giuste” (basterebbe una recensione di uno Sgarbi, ma come arrivare a tanto? Son troppo umile).

   Con tutto ciò, farò in modo di andare mercoledi 25 (domanioggi per voi che leggete) alla sala Multimediale ad ascoltare il concerto di Fabio Concato, che suonerà un jazz di cui vi sapremo raccontare: sempre che non verrete voi ad ascoltarlo, allora il giudizio sarà il più esatto che può essere formulato, perchè sarà il vostro. Certo, il vostro giudizio sarà il più corretto per voi, quindi non sarà la forma assoluta con cui la musica di Concato vada presa; ma sarà la forma più corretta ed esatta con cui voi l’avete interpretata.

   Questo, scusate, ma non è un ragionamento stupido come quello di prima; perchè è la maniera più diretta ed elementare per aprire un argomento che tratta il concetto d’individuo e collettività, inteso in senso politico e filosofico. Io l’ho gettata là, le considerazioni formulatevele voi; e già in questo c’è un orientamento nell’argomento, perchè, se le considerazioni sarete voi a formularle, non dovrebbero essere quelle impartite o istigate; se no non sono più le vostre. Ma quanto è facile che una persona si esprima come sente, e non come è condizionata a sentire?

   E’ un argomento lunghissimo, e non è certo da articolo per testata on line. Chiedo scusa e faccio solo un’altra valutazione, stavolta più che concettuale, cronachistica. Ma sulla notizia, vorrei ci pensaste su: non come la corrente (egemonica o controcorrente, a seconda dell’ambiente che si frequenta) imposta il giudizio, ma come effettivamente vi risulta secondo le vostre considerazioni: che saranno sempre ricche di tanti pareri ed opinioni, quindi vostre, ma per interposte valutazioni. Allora è più facile uniformarsi; in fondo la corrente è sovrastrutturale e l’indirizzo dell’Esistenza è condotta da Enti al di sopra del quotidiano; ma l’ Uomo dove è andato a sbattere?   Basta questi ragionamenti, abbiamo detto che toccavamo diversi temi. Se vi appassionano rintorcimenti mentali di questo tipo, venite a vedere la mia commedia, quando troverò teatro che mi ospiti.

   Oggi (martedi 24 febbraio), c’è stato un corteo a Terni del circoscritto ma unito gruppo di Bengalesi che si trovano ad abitare nella città. Era tutta gente umile, dagli abiti ed il comportamento tradizionale, per cui distinti dalla città, ma quel che è stato bello, affermavano la loro integrazione nella città. La situazione non è facile, per chi lavora e conduce la vita quotidiana, per chi il lavoro non l’ha più e si trova una famiglia sulle spalle; ed i problemi non si risolvono con un sorriso o una bevuta al bar. Ma, se questi sono problemi che dilagano in tutta Italia (abbiamo sentito che riguardo l’evasione sono stati presi provvedimenti drastici con le Banche Svizzere; potrà essere un punto molto importante, più delle multe di Equitalia), non cambiano a Terni, nella dimensione e nella gravità, ma si affrontano diversamente.

   Certo, la situazione delle strutture e sovrastrutture schiaccia, le Regole non si possono cambiare, i Dogmi sono imposti e quel che dà più fastidio sono gli opportunismi e le manovre subdole e nascoste (mi sentisse chi ha voluto passare alla storia con nome come il mio, sappia che l’ultima affermazione m’è sorta al suo pensiero), i problemi sono gravi, difficili da individuare, difficilissimi da superare. Ma i Bengalesi hanno sfilato per la città, hanno fatto tutto corso Tacito, si sono ritrovati in piazza ed hanno fatto festa; hanno umanamente rivolto la loro collaborazione alla comunità, perchè, al di sopra delle impostazioni imprescindibili, quel che da forza alla Città è la grande Umanità. I problemi non vengono trascurati, ma per affrontarli si cerca aiuto e solidarietà del compagno, dell’amico, del vicino, di chi passa per la strada e ti sorride, di chi potendo unisce quel poco che si può rimediare: senza calcolare chi da e chi prende. Se oggi do, domani mi darai, senza problemi.

   Questa è la nostra forza, anche se i ternani faticano a rendersene conto. Non sussiste il problema della città, che è piccola ed operaia, che i paesi d’attorno non vengono valorizzati come sarebbe giusto e che nel capoluogo la mentalità è molto provinciale.

   Si, tutto questo è vero, Terni è piccola e non considerata nelle sue capacità, che se fossero rilevate sarebbero importantissime. Ma, come non ci sembra avvenga in altre parti, Terni è una  città  in cui pulsa una Forte Umanità. Ce ne rendiamo conto più noi che veniamo da fuori: dal Bangladesh, dall’Afghanistan, dall’India, dalla Cina… io da Roma. Perchè per noi il confronto è evidente, e quando ho scritto articoli, tipo “Terni Città dell’Amore”, non ho cercato la scena che attirasse il lettore, ma sono felice di trovarmi, adesso che le difficoltà sono così gravi ed impellenti, a vivere in una Città assolutamente Umana.

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