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RIECCO MAFIA CAPITALE

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AG.RF.(MP).04.06.2015

“riverflash” – Stessi reati, uomini diversi…. Anche perché molti sono già in carcere… Riecco dunque in secondo capitolo dell’inchiesta “Mondo di Mezzo” della procura di Roma e dei carabinieri del Ros: e così si sta procedendo in Sicilia, Lazio e Abruzzo, a 44 nuovi arresti, per associazione a delinquere e altri reati. Attualmente sono 21, gli indagati a piede libero: il tema è il business legato ai flussi migratori e alla gestione dei campi di accoglienza per migranti. Nome di spicco tra gli arrestati, è quello del consigliere regionale di Forza Italia, Luca Gramazio, finito in carcere con l’accusa di associazione mafiosa che, secondo il gip Flavia Costantini, nell’ordinanza che ha portato al suo arresto, avrebbe “messo al servizio dell’organizzazione le sue qualità istituzionali, svolgendo una funzione di collegamento tra l’organizzazione la politica e le istituzioni, e insieme a Testa, Buzzi e Carminati, avrebbe organizzato le strategie di penetrazione della Pubblica Amministrazione, intervenendo direttamente e indirettamente nei diversi settori di interesse dell’associazione”. Con lui, a finire in carcere, sono stati anche, Mirko Coratti, ex presidente dell’Assemblea capitolina e Daniele Ozzimo, ex assessore alla Casa del Campidoglio, mentre ai domiciliari, ci sono invece,  Giordano Tredicine e l’ex presidente del X municipio Andrea Tassone. Ci sono anche Angelo Scozzafava, ex direttore del quinto dipartimento Promozione dei Servizi Sociali e della salute del Comune di Roma, e Franco Figurelli, della segreteria di Mirko Coratti. Nei guai, anche i manager della cooperativa “La Cascina2, che avrebbero fatto accordi con Luca Odevaine» e avrebbero commesso diversi episodi di corruzione e turbativa d’asta, dal 2011 al 2014, mostrando così una spiccata attitudine a delinquere,  per ottenere vantaggi economici, secondo il Gip di Roma. Si tratta di Domenico Cammissa, Salvatore Menolascina, Carmelo Parabita e Francesco Ferrara. Per quest’ultimo è stato disposto il carcere, mentre gli altri 3 si trovano ai domiciliari. Ovedaine (sempre secondo il Gip), avrebbe ricevuto dai quattro la promessa di una retribuzione di 10.000 euro mensili, aumentata a euro 20.000 mensili dopo l’aggiudicazione del bando di gara del 7 aprile 2014, per “la vendita della sua funzione e per il compimento di atti contrari ai doveri del suo ufficio in violazione dei doveri d’imparzialità della pubblica amministrazione”. Egli avrebbe inoltre, orientato le scelte del Tavolo di Coordinamento Nazionale sull’accoglienza per i richiedenti e titolari di protezione internazionale, in modo da creare le condizioni per l’assegnazione dei flussi di immigrati alle strutture gestite dal gruppo La Cascina e avrebbe fatto pressioni  finalizzate a far aprire i centri per immigrati in luoghi graditi alla cooperativa e concordato con i manager il contenuto degli stessi bandi di gara, che venivano poi predisposti in modo da garantire l’attribuzione di un punteggio elevato alla stessa La Cascina. Anche Luca Gramazio, si trova fortemente implicato in vicende di corruzione: egli infatti, avrebbe ricevuto 98mila euro in contanti, in tre tranches (50.000-28.000-20.000); 15.000 euro con bonifico per finanziamento al comitato Gramazio ed avrebbe fatto assumere 10 persone, cui veniva garantito nell’interesse di Gramazio uno stipendio; la promessa di pagamento di un debito per spese di tipografia. Ma questi sono solo alcuni dei capi di imputazione, a carico del figlio Domenico Gramazio, ex capo politico del “vecchio” Msi. In particolare, Luca Gramazio, è accusato di concorso in corruzione per una serie di atti contrari ai doveri d’ufficio di consigliere regionale (avrebbe favorito “ la destinazione di risorse regionali destinate al comune di Roma, poi orientate verso il X Municipio») e, soprattutto, comunale: in relazione allo stanziamento di un milione di euro per le piste ciclabili; alla proroga dei lavori sul verde pubblico alle cooperative sociali; al riconoscimento del debito fuori bilancio per l’emergenza dei minori non accompagnati provenienti dal Nord-Africa; all’assestamento del Bilancio di Previsione 2012 e pluriennale 2012-2014”. Infine, le indagini dei carabinieri del Ros,  hanno evidenziato la sua straordinaria pericolosità in quanto potrebbe, proprio per la sua carica di consigliere regionale,  sfruttare la rete ampia dei collegamenti per fornire nuova linfa alle attività delittuose e agli interessi dell’associazione, capeggiata da Massimo Carminati, nonostante lo stato detentivo di numerosi sodali.  Contestualmente agli arresti, sono in corso perquisizioni a carico di altre 21 persone indagate per gli stessi reati. I provvedimenti riguardano gli sviluppi delle indagini condotte dal Ros nei confronti di “Mafia Capitale”, il gruppo mafioso riconducibile a Massimo Carminati, ora in carcere. Secondo gli investigatori, gli accertamenti successivi a quella “infornata” di arresti,  hanno confermato “l’esistenza di una struttura mafiosa operante nella Capitale, cerniera tra ambiti criminali ed esponenti degli ambienti politici, amministrativi ed imprenditoriali locali, oltre ad un ramificato sistema corruttivo finalizzato a favorire un cartello d’imprese, non solo riconducibili al sodalizio, interessato alla gestione dei centri di accoglienza e ai consistenti finanziamenti pubblici connessi ai flussi migratori”.

Fonte: Libero

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