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RENZI A MINORANZA PD: “ORA BASTA, OCCORRE CAMBIARE PER ANDARE AVANTI”

153725896-c77b570d-0d4f-4ecf-8570-ae06d7007f48AG.RF.(MP).15.12.2014

“riverflash” – Lo scontro tra Matteo Renzi e la minoranza del Pd, si fa sempre più acceso e il premier ha chiaramente dichiarato che non intende accettare diktat ma vuole andare avanti per “cambiare il Paese”. Sono state queste le parole con le quali il presidente del Consiglio ha aperto l’assemblea del Pd che ha evidenziato l’ormai noto dissenso “dei ribelli”, all’interno del partito, anche se, per ora, un’eventuale rottura, non sembra una via percorribile. Ma di fatto ieri, Massimo D’alema e Pierluigi Bersani hanno disertato l’appuntamento, anche se Bersani ha addotto come scusa un mal di schiena, mentre Pippo Civati agitava lo spettro di una possibile scissione. “Il Pd non è un partito che va avanti a colpi di maggioranza – ha comunque dichiarato il premier -, ma sia chiaro che non starà fermo per i diktat della minoranza; noi abbiamo il dovere di corrispondere all’impegno preso con gli italiani e non staremo fermi: vogliamo cambiare l’Italia e la cambieremo”. Uno tra i più critici verso Renzi, è stato Fassina che è intervenuto duramente verso di lui affermando: “se vuoi andare alle elezioni, dillo chiaramente e smetti di scaricare le responsabilità sugli altri e non ti permetto più di fare caricature di chi la pensa diversamente da te: questo è inaccettabile”.  E ancora: “Stiamo riposizionando il Pd nella consapevolezza del nostro gruppo dirigente; stiamo perdendo un pezzo fondamentale di rappresentanza del mondo del lavoro, del lavoro debole, subalterno. Stiamo cambiando identità e funzione politica: questo a me non va bene”. Anche Gianni Cuperlo è intervenuto, affermando di non voler sentir nominare la parola scissione perché “Il Pd è la nostra famiglia e qui noi vogliamo restare anche se non è ancora il partito che avevamo immaginato e l’inchiesta Mafia Capitale lo dimostra”. I dissidenti hanno dunque pronunciato parole dure contro il premier: i dissensi all’interno del partito, sono nati tutti da lì: “So perfettamente che non tutti sono d’accordo sul Jobs act, mi piacerebbe che almeno fosse letto il testo; sull’articolo 18 abbiamo avuto idee diverse, ma ora è andata così….. “, aggiungendo anche che “noi siamo qui oggi per testimoniare una volta di più che il Pd è il partito che crede nei propri ideali e nella necessità che trovino casa:  e sia chiaro che io non caccio nessuno……”. Infine il premier ha parlato dell’elezione del Presidente della Repubblica, rinnovandogli stima e gratitudine per i 9 anni trascorsi a capo dello Stato ed ha voluto salutarlo, rassicurando i presenti: “Non sono affatto preoccupato perché questo Parlamento è in condizione di eleggere il Presidente della Repubblica, quando sarà il momento e non ho alcun dubbio che il Pd aiuterà a eleggere il garante delle istituzioni dei prossimi anni””.

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