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REGIONI, NAZIONI ED EUROPA (UN’ALTRA IPOTESI)

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AG.RF. (a cura di Claudio Peretti). 05.05.2014

“riverflash” – Lo abbiamo notato tutti: da qualche anno a questa parte non si fa altro che osannare l’unità d’Italia, parlare del risorgimento, dei valori irrinunciabili, delle istituzione ecc. ecc.

Dall’altra parte ci fanno fare indigestione dei valori dell’Europa unita, del’Euro e così via.

Ma, a guardar bene, non c’è un po’ di stonatura fra le due cose? Già, le nostre istituzioni, la nostra politica partitica hanno bisogno di suffragarsi, così si tira in ballo il risorgimento e l’unità d’Italia, proprio quando cominciano ad aumentare nel Nord-Est venti di indipendentismo e di scissione dal resto d’Italia. Poi le stesse istituzioni, colluse con l’Europa delle banche e dei poteri forti, ci tengono a convincerci che l’Europa è il nostro destino e che l’Europa unita, così come è concepita oggi, ci conviene. E allora, si dirà, dov’è la dissonanza?

Ma è molto semplice: se abbiamo l’Europa come ente sovranazionale, a cosa serve l’Italia? Non so se ci avete fatto caso, ma da un po’ di tempo, forse inconsciamente, tutti i nostri politici e giornalisti, quando parlano dell’Italia non dicono più la parola “in Italia” ma dicono: “nel nostro paese”, oppure: “in questo paese”…

Come mai? Se in Europa esistono stati così piccoli come il Lussemburgo (mezzo milione di abitanti), il Liechtenstein (37 mila abitanti), la Slovenia (2 milioni di abitanti), la Croazia (4,2 milioni di abitanti), il Belgio (10 milioni di abitanti) ecc. perché non potrebbero esistere stati come la Lombardia (quasi 10 milioni di abitanti), il Piemonte (4,5 milioni di abitanti) e così via? Che bisogno c’è di un governo centrale italiano quando potrebbe bastare la Comunità Europea? Forse, nel lapsus freudiano o nell’inconscio profondo di quelli che dicono: “in questo paese” invece che “in Italia” c’è già questo concetto ineluttabile per cui non sono più certi del vero nome della loro patria, ragion per cui, dicendo “questo paese”, non corrono nessun rischio di sbagliare.

Oltre tutto, i piccoli stati di cui sopra, pur essendo piccini rispetto ai nostri oltre 60 milioni di abitanti, non mi pare se la passino male economicamente rispetto a noi, anzi, se la passano molto meglio. E allora, che vantaggio abbiamo a cercare di tenere unita questa Italia che, a guardar bene, non è mai stata unita ideologicamente, culturalmente e, perché no, linguisticamente? Perché ci vogliono far credere che non ci possiamo dividere? In fondo, quei poveracci che hanno combattuto per l’unità d’Italia non ci sono più e forse anche loro, se avessero potuto vedere nel futuro lo sfacelo che è stato fatto dai politici che ci hanno fino ad ora governato, avrebbero certamente desistito e mandato al diavolo quelli che li volevano mandare al macello. Ma ci pensate ai nostri morti della prima guerra mondiale per conquistare Trento e Trieste e al fatto che oggi gran parte dei nostri industriali del Lombardo-Veneto si trasferisce in Carinzia (Austria) per non sottostare alle tasse da sopruso del nostro stato? A cosa è valsa quella guerra? Chi ce l’ha fatta fare?

Pensiamoci bene, nulla è cambiato: come in passato i politici ed i governanti, per i loro interessi, convincevano i poveri cittadini in buona fede ad andare in guerra, oggi cercano convincerci del fatto che l’Italia deve restare unita e comunque, dobbiamo tenerci quest’Europa di burocrati e di banchieri. Pensiamo bene a questo quando dovremo votare per le prossime elezioni europee….

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