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RASSEGNA STAMPA – UN REGALO ALLE BANCHE, ANZI TRE

AG.RF  (Giuseppe Licinio). 30.01.2014. ore 15.46

“riverflash” –

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Sommario

Tre sono i titoli principali su cui ruotano le aperture dei quotidiani e sono: 1) la rissa in Aula durante l’approvazione del decreto IMU-Bankitalia (per la scelta della presidenza della Camera di avvalersi di una norma del regolamento, nota come “ghigliottina”, che sopprime qualsiasi tentativo di ostruzionismo delle opposizioni); 2) il nuovo assetto della Fiat (che, fra l’altro, non si chiama più cosi ma Fiat Chrysler Automobili. La sede legale sarà in Olanda e quella fiscale in gran Bretagna (inevitabile che a dedicare più spazio sia il quotidiano di proprietà della Fiat, La Stampa, il cui direttore Mario Calabresi, intervista il Presdiente della Fiat John Elkann). Commenti e interviste su tutti i giornali mentre, fra i direttori, l’unico a scrivere un fondo sul tema è Belpietro su Libero;  3) la riforma elettorale.

Esteri. Finalmente Farnesina e premier riescono a convincere il presidente della Commissione Europea Manuel Barroso a intervenire sulla questione marò («Barroso avverte l’India: il caso dei marò influirà sui rapporti» titola il Corriere).

Approfondimento

Legge elettorale. Sul Corriere il prof. Michele Ainis fa il punto della situazione spiegando cosa va e cosa non va della riforma. Il titolo riassume bene il senso: «Il testo è commestibile, le pluricandidature no». Più di questo compromesso i partiti non sono riusciti ad ottenere, spiega il professore, ma è sempre meglio una piccola riforma piuttosto dell’immobilismo. Ci sono miglioramenti che è inutile disprezzare (soprattutto se a farli è chi, per anni, non ha saputo proporre niente di meglio). L’unica mina che il professore vede nel percorso della riforma sono le pluricandidature che sono in netto contrasto con la recente sentenza della Consulta.

Francesco Verderami sul Corriere vede nuove incognite sull’accordo Renzi-Berlusconi fra la cui trasformazione del Senato in federale e la modifica del titolo V della Costituzione. Il Cavaliere terrà fede all’impegno di andare fino in fondo alle riforme oppure durante il percorso inizierà a distillare piccoli ricatti politici in grado di logorare alla lunga anche Renzi?

Marzio Breda, quirinalista del Corriere, coglie il «sollievo del Quirinale» per l’accordo raggiunto ma il punto chiave dell’articolo però è un altro e riguarda il «giochino» già partito in parlamento riguardo il toto-firma del Presidente. «Firmerà la legge o la rimanderà indietro alle Camere perché incostituzionale?» Giochino che deve avere fortemente irritato il Quirinale dei cui umori Breda è un attentissimo interprete. Il presidente si ispirerà al principio di «ragionevolezza», fa sapere Breda.

Massimo Giannini, vice direttore di Repubblica, come Ainis, elogia il fatto che comunque «il convoglio si sia  finalmente messo in marcia». Il punto più doloso da accettare sono «le liste bloccate» ma, applicando la teoria costi/benefici, il saldo è positivo. Inoltre la soglia ridotta al 4,5% per lo sbarramento delle liste che si coalizzano garantirebbe la rappresentanza dei partiti minori mentre la soglia elevata la 37% per accedere al premio di maggioranza  «risponde ai rilievi di compatibilità costituzionale indicati dalla Consulta».

Non è per niente d’accordo con Giannini il costituzionalista Alessandro Pace, intervistato sullo stesso quotidiano da Liana Milella, che, senza giri di parole, definisce la soglia del 37% «molto fuori dalla Costituzione». «C’è il rischio di «garantire la governabilità ad un prezzo troppo caro per la rappresentatività del Parlamento» aggiunge, fra l’altro, il professore.

Decreto Imu-Bankitalia. Tutti i quotidiani raccontano i dettagli della baraonda successa ieri in aula al momento della votazione sul decreto e le relative polemiche. La cosa più interessante è l’intervista su Repubblica di Tommaso Ciriaco a Roberto Casaleggio, venuto a Roma per organizzare con i suoi deputati la messa in stato di accusa del Presidente Napolitano. Ad una domanda sul sistema elettorale proposto dal M5S, Casaleggio così risponde: «è un altro iter il nostro. Chiediamo al Movimento un giudizio su ogni singolo punto della legge. E, prima, li informiamo il più possibile sulle diverse possibilità». Quindi scopriamo che esiste un’entità diversa dal M5S che informa lo stesso M5S sui punti della legge.

Ma qual era il motivo della protesta? La questione è abbastanza complicata. Marco Palombi sul Fatto «parla di regalo alle banche da 4,2 miliardi» mentre Francesco De Dominicis su Libero rilancia e parla di «tre regali» alle banche e di «fregatura secca» per lo Stato. Infatti il decreto, scrive De Dominicis, «alza la fetta di utili riservata agli istituti, rivaluta le loro quote, e porterà denaro fresco grazie al tetto del 3%». In qualche modo, quindi, «si fa pagare alla collettività, in termini di rinuncia dello Stato a una fetta di dividendi di Bankitalia, le conseguenze dei guasti del sistema bancario».

Fiat (now FCA). «Continueremo a pagare le tasse in tutti i Paesi nei quali le aziende svolgeranno le loro attività» spiega John Elkann a Mario Calabresi. Se le parole hanno un senso ciò significa che il trasferimento della sede legale a Londra non dovrebbe comportare un danno per lo Stato italiano. Repubblica affida i commenti ad un grande sindacalista della Cisl, Pierre Carniti e a Giuseppe Berta, docente della Bocconi e grande esperto della storia della Fiat. «L’italianità si salva con motori Ferrari per le nuove Alfa», afferma Berta. Geniale. Una manna dal cielo per i creativi pubblicitari di Findomestic.

Unione Europea. Continua la missione di Letta in Europa per diffondere fiducia sull’Italia ma le parole del Presidente della Commissione Europea Manuel Barroso, scrive Marco Galluzzo sul Corriere, sono inequivocabili: «l’Italia è un Paese ancora vulnerabile e fragile e non c’è motivo di compiacimento». Sulla discrepanza fra le parole di Letta e quelle di Barroso giocano tutti i titoli dei quotidiani.

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