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Rassegna stampa – Rischio giraffa anche per Renzi

AG.RF  (Giuseppe Licinio). 14.02.2014. ore 08.49

“riverflash” –

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Sommario

L’argomento che anima le prime pagine  di tutti i quotidiani è la crisi extra parlamentare aperta dal Pd con la sfiducia del premier Enrico Letta.

Il direttore di Repubblica Ezio Mauro parla di «azzardo dell’acrobata» nel titolo del suo editoriale mentre assai più critico è Massimo Franco sul Corriere che parla di «passaggio opaco». Oltre ai commenti, ci sono diversi articoli sia sul nuovo premier che sul dimissionario. Non manca naturalmente il classico tormentone sul toto ministri.

Sono presenti anche approfondimenti sui partiti che dovrebbero comporre la  nuova maggioranza. Le dichiarazioni di Alfano sono di apertura mentre due articoli (Fatto e Unità) segnalano la poca disponibilità del leader di Sel Nichi Vendola ad appoggiare Renzi.

Casaleggio ha dichiarato che il M5S non voterà nessuna fiducia ma solo provvedimenti che rientrano nel loro programma (è significativo il fatto che quando ci sono passaggi critici nella vita politica italiana, Casaleggio si trovi sempre a Roma).

Esteri. Il Segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon, ha rivisto la sua posizione “pilatesca” per quanto riguarda ala questione dei marò affermando che «è importante che le due parti trovino un accordo concorde e ragionevole».

Approfondimento

Governo. L’evento è noto quindi vediamo i commenti sui principali quotidiani. Per Ezio Mauro, Renzi «ha portato il governo sull’orlo del piano inclinato guardandolo scivolare ogni giorno più, fino a diventarne la naturale alternativa» La strategia usata dal sindaco è stata quella di nascondere sempre i suo veri obiettivi e dichiararne sempre altri. Ma l’arma vincente che Renzi possiede, scrive Mauro, è il potere di far arrivare la legislatura fino al fino al 2018 e solo per questo è riuscito a convincere tutti ad abbandonare Letta.

Massimo Franco sul Corriere è assai più duro. «Il Pd sprigiona instabilità scaricando sull’Italia le sue faide interne» passando in poco tempo dagli applausi a Enrico Letta «ad un ruvido benservito. Di fatto, opaco». Il Corriere, quindi, mette nero su bianco che la mossa politica di Renzi nasconde qualcosa. Anche Franco, come Mauro, sostiene che il quasi unanime sostegno a Renzi sia il frutto «della paura di andare a votare il prossimo maggio». Inoltre, aggiunge, le modalità della crisi ricordano molto le liturgie della prima politica.

Quando si parla di rituali della prima repubblica è obbligatorio leggere Filippo Ceccarelli, un cultore della materia il cui articolo di oggi è intitolato: «Bruto, Machiavelli e le faide democristiane. L’eterna lotta per la conquista del potere». Ceccarelli descrive da par suo l’abilità dei democristiani a farsi fuori l’un l’altro.

La metafora di Letta come la giraffa fatta a pezzi e data in pasto agli altri animali, tirata fuori da Civati nel suo discorso in direzione, è ripresa da Antonio Padellaro sul Fatto il cui pezzo è intitolato: «La giraffa di Copenaghen». Per il direttore del Fatto il rischio che anche Renzi faccia la fine della giraffa è molto alto perché Alfano è determinante al senato e alzerà il prezzo in termini di poltrone pesanti nel nuovo governo.

L’editoriale del Giornale, tutt’altro che critico nei confronti di Renzi, è affidato al vice direttore Tramontano secondo cui Renzi ha messo fine «al ventennio antiberlusconiano» (paradossale che sia il  quotidiano di proprietà di Berlusconi a benedire l’operazione).

Fra le interviste va segnalata quella a Romano Prodi sulla Stampa che non esprime giudizi sulle vicende politiche interne ma indica a Renzi come deve comportarsi in Europasubito un asse con Francia e Spagna per politiche più espansive»). Sul programma del nuovo governo, invece, è il Messaggero a offrire la spiegazione più chiara ai propri lettori con un articolo a quattro mani di Mario Ajello e di Nino Bertoloni Meli (in cima all’agenda ci sarebbero «jobs act, patto con Berlusconi sull’Italicum, scuola e nomine nelle aziende pubbliche»).

Binari della crisi. Ma quali saranno i primi passi di questa crisi che formalmente non è ancora aperta? Da domani partono le consultazioni con M5S che potrebbe disertarle e con Berlusconi che invece guiderà la delegazione di Forza Italia. Antonella Rampino sulla Stampa prospetta anche l’ipotesi di un passaggio parlamentare visto che le opposizioni lo hanno chiesto. Se anche Enrico Letta lo chiedesse, sarebbero inevitabili.

La ricomparsa di Berlusconi sulla scena politica non viene accolta bene da Repubblica: «Al Quirinale dopo la condanna. Berlusconi sfida Napolitano: guiderà la delegazioni forzista». «Si tratta del primo faccia a faccia dopo le accuse di colpo di stato», ricorda Repubblica. Bisogna anche ricordare che nessuna legge gli impedisce, pur da pregiudicato, di essere leader di partito. Per quanto riguarda il M5S, Repubblica intervista Gianroberto Casaleggio, che questa volta parla di sovranità del Parlamento dove si deve decidere tutto (in attesa del prossimo post di Grillo contro il Parlamento).

Dimissioni Napolitano. Nel frattempo resta sullo sfondo il tema delle dimissioni del Capo dello Stato nel caso in cui le riforme non andassero a buon fine. È il Tempo, con Francesco D’Amato, a prospettare l’ipotesi del «passo indietro» riprendendo la frase di Napolitano nel suo discorso d’insediamento, in cui dichiarò che la sua permanenza al Colle sarebbe stata legata esclusivamente al tempo necessario per portare a termine le riforme con il governo Letta. Renzi, però, ha detto chiaramente che il suo non sarà un governo tecnico e pertanto a rigor di logica, verrebbero meno le condizioni per rimanere alla presidenza della Repubblica.

Faide. La prima vittima illustre di una faida interna al Pds fu Achille Occhetto. Intervistato dal Fatto Quotidiano, afferma che il Pd è solo «il peggio del PCI e DC» e non è detto che sia un giudizio mosso dal rancore ma potrebbe anche essere una lucida analisi politica. Non va leggero nemmeno su Napolitano: «ha perso due scommesse: quella su Mario Monti e quella su Enrico Letta». Anche qui ci potrebbe essere un saldo di vecchi conti. «Sono giovanotti senza garbo» è l’affondo finale di Paolo Cirino Pomicino sulla nuova classe dirigente del Pd sempre nella stessa pagina del Fatto. Il quotidiano di Travaglio fa già capire quindi il tipo di accoglienza che il governo Renzi troverà sulle colonne del giornale.

Pier Luigi Battista sul Corriere commenta l’esperienza del governo Letta mentre due ritratti del premier sono quelli di Stefano Feltri sulla Stampa e di Vittorio Feltri sul Giornale (padre e figlio). Molto più critico il padre. L’Unità riporta un virgolettato di Letta: «Io ho dimostrato serietà, altri no» mentre un altro articolo a pag. 6 parla di «base delusa» e «circoli vuoti». E gli amici sono andati via.

Poteri forti. Per vedere l’influenza dei poteri forti sui grandi quotidiani basta confrontare il trattamento della notizia del bilancio dell’ENI sul Corriere, Fatto, Giornale e Libero. La stessa notizia è fornita in modo da indurre nel lettore percezioni completamente diverse. Buona lettura.

giornali2

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