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RASSEGNA STAMPA – Riina tira le orecchie al Cavaliere: “Gli stà bene”

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di Giuseppe Licinio  (AG.RF  21.01.2014)

(riverflash) –

 

Sommario

Oggi i quotidiani aprono ancora su legge elettorale e sulle ricadute all’interno del Pd fra cui le dimissioni di Gianni Cuperlo dalla carica di presidente (su cui apre la maggior parte dei quotidiani). Grande spazio anche al rapporto del segretario con il governo.

Altri temi affrontati dai quotidiani sono: l’abrogazione del reato di clandestinità (ma non per i recidivi) e i colloqui di Riina in carcere con un altro boss che secondo molti è un agente provocatore (il problema è capire se lo hanno mandato i magistrati o i servizi all’insaputa dei pm).

Economia. Sembra essere scomparsa dalle pagine dei giornali se non per la conferma delle detrazioni

Esteri. Anche se non ci sono novità, la vicenda dei marò è trattata da tutti i quotidiani. Inoltre oggi si apre la conferenza sulla Siria ma ci sono poche possibilità di pervenire ad un accordo per il forte caos diplomatico che regna sulla vicenda (a cui si deve aggiungere lo sdegno provocato dalla pubblicazione di un dossier fotografico dove sono rappresentati migliaia di casi di torture, di uccisioni e di violenze da parte del regime).

Approfondimento

Giustizia. Nella tradizionale relazione annuale sull’amministrazione della giustizia, il ministro Cancellieri ha reso note le cifre drammatiche in cui versa la giustizia italiana. «Nove milioni di processi pendenti» (fra penali e civili) è il titolo di Repubblica che, insieme all’Avvenire, dedicano grande rilievo ai dati che riguardano la giustizia con dossier e inchieste (su Repubblica uno studio sul rapporto fra crisi e reati mentre l’Avvenire si occupa della produttività dei magistrati)

La notizia più importante, però, attinente la giustizia, e in particolare il rapporto fra politica e magistratura, è nel taglio basso di pag. 17  di Repubblica, vicino agli annunci funebri e alla colonna del superenalotto. Riguarda la scelta del non più dimissionario sindaco dell’Aquila Cialente di nominare come vice sindaco l’ex  procuratore di Pescara Nicola Trifuoggi Cialente ci ripensa: niente dimissioni e un ex pm come vice»). Notizia che indica come la politica stia abdicando in favore della magistratura per manifesta incapacità di gestire la cosa pubblica ottemperando alla legge. È la resa definitiva ma i risultati non sono stati sempre eccellenti (come nel caso di Napoli, guidata dall’ex pm De Magistris, su cui oggi La Stampa fa un reportage dal titolo «Napoli milionaria, ma di debiti. In dissesto fra tasse e immondizia». I napoletani stessi lo chiamano, con perfida ironia, “Gigino o’ floppe” ma bisogna comunque dar atto a De Magistris di avere ereditato una situazione disastrosa dalle precedenti giunte Iervolino e Bassolino).

Dimissioni di Cuperlo. Per Maria Teresa Meli sul Corriere non è la ruvida risposta di Renzi ad aver spinto Gianni Cuperlo alle dimissioni ma il fatto che la sua linea di scontro frontale con il segretario non è stata sposata dalla variegata minoranza anti-Renzi (che, in direzione, ha scelto l’astensione e non il voto contrario). Nel retroscena di Repubblica viene riproposta l’ipotesi scissione ma è difficile credere che una minoranza così divisa al suo interno abbia la forza per operare una scissione. L’on. Alfredo D’Attorre del Pd afferma che la minoranza «darà battaglia a viso aperto sugli emendamenti alla legge elettorale» ma se l’obiettivo è spaventare Renzi, è meglio che D’Attorre assuma il prima possibile un consulente politico fra i suoi collaboratori. Per Laura Cesaretti del Giornale Renzi non si è strappato i capelli per le dimissioni di Cuperlo e ha individuato in Veltroni l’uomo giusto per ricoprire l’incarico di presidente. Il direttore Sallusti definisce Cuperlo «presidente dei furbetti moralisti».

Governo. Al rapporto Renzi-Letta è dedicato l’editoriale sul Corriere a firma di Sergio Romano. Per l’ex-ambasciatore Renzi, dopo aver attivato il processo di riforme, ora deve fare un passo ulteriore e sostenere il governo attivamente (e non considerarlo come «una croce da portare addosso»). Anche Letta, da parte sua, deve «uscire dalla mediocrità» e «affrontare questa fase con un piglio diverso e con volti nuovi». A proposito del premier, Monica Guerzoni sul Corriere ne descrive in concreto la strategia. Si svilupperebbe in due mosse: patto di coalizione entro venerdì e rimpasto di governo. Marzio Breda, invece, si occupa dei timori del Colle in vista di un Letta bis per via del «carico di incognite» che inevitabilmente si porterebbe dietro.

L’ipotesi del rimpasto viene proposta anche dal Messaggero con Marco Conti: «Letta prepara il blitz. Verso il rimpasto nel week-end». Il premier è deciso a forzare la mano perché, fra le altre cose, martedì si vota la mozione di sfiducia contro il ministro De Girolamo e, sostituendola prima, eviterebbe un’altra onta al governo. Inoltre Conti evidenzia il ritrovato ruolo di protagonista di Berlusconi sullo scenario politico (in coincidenza, guarda caso, con il ritorno Gianni Letta come consigliere del principe).

Berlusconi. Continua il periodo positivo per il Cavaliere. Un’altra buona notizia arriva da Strasburgo, dove la Corte europea per i diritti umani ha dichiarato ammissibile il ricorso presentato dal suo team di avvocati che contesta la retroattività della legge Severino. Naturalmente non si tratta di una decisione nel merito ma significa solo che la Corte tratterà il caso. Ne parlano Repubblica e Giornale (intera pagina tre dedicata dal quotidiano di Sallusti alla vicenda incluso il sobrio commento di Daniela Santanchè: «Il Senato si vergogni»).

Riforma elettorale. Rispetto al primo giorno dove fiorivano editoriali entusiasti per la svolta intravista, iniziano a moltiplicarsi gli articoli scettici sulle proprietà taumaturgiche del modello “Italicum”. Gianluigi Pellegrino, su Repubblica, mette in luce con chiarezza alcuni limiti dell’accordo Renzi-Berlusconi (in particolare gli effetti negativi delle liste bloccate). Anche l’avv. Bozzi, colui che presentò il ricorso grazie al quale si è arrivati alla sentenza della Consulta, sentito dalla Stampa, è  critico.

M5S. Di «grillini immobili» parlano sia Andrea Scanzi sul Fatto che Claudio Sardo sull’Unità. Mentre per il primo, però, la linea dura del duo Grillo-Casaleggio è appoggiata dalla maggioranza di parlamentari, per il secondo, invece, il malessere è generale e i parlamentari iniziano a sentire «l’oppressione del nichilismo di Grillo».

Marò. Nessuna nuova notizia sulla vicenda dei marò (permane la possibilità che vengano giudicati in base alla legge antiterrorismo che prevede, in caso di condanna, la pena di morte). Maria Giovanna Maglie, su Libero, è critica sulla utilità del viaggio di una delegazioni di parlamentari italiani in India.

Le parole di Riina. La questione è molto complicata. Giuliano Ferrara propone l’istituzione di una Commissione parlamentare d’inchiesta su questo boss pugliese che fa compagnia a Totò Riina nell’ora d’aria. E’ palese che si tratta di un agente provocatore e per il direttore del Foglio è chiaramente un’idea della magistratura. In realtà nulla esclude che si tratti di un agente provocatore mandato dai servizi per tirar fuori da Riina qualche frase che possa creare scompiglio e nervosismo nella mafia e far emergere notizie interessanti. In sostanza questo boss della criminalità pugliese fa da spalla a Riina e in ogni caso le dichiarazioni di quest’ultimo aprono un capitolo inquietante non solo sulla trattativa Stato-mafia ma anche sul rapporto fra servizi segreti e magistratura. Il Fatto pubblica alcune frasi dei dialoghi fra cui quello che Riina pensa dei guai giudiziari di Berlusconi. «Gli stà bene» dice il boss corleonese limitandosi ad una tirata di orecchie. Tutto sommato al Cavaliere poteva andare peggio.

 

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