Coppa di Africa dal 13 gennaio
header photo

ingrandisci il testo rimpicciolisci il testo testo normale feed RSS Feed

RASSEGNA STAMPA – UCRAINA, PRIMO BANCO DI PROVA PER RENZI

AG.RF (Giuseppe Licinio)  03.03.2014. 

RASSEGNA_STAMPA_H2

 

Sommario

L’apertura di tutti i quotidiani (eccetto il Giornale) è dedicata alla situazione in Crimea e al rapporto fra i Paesi dell’Occidente e la Russia. E’ anche un banco di prova per la politica estera del governo Renzi. Il titolo e il sommario del Corriere racchiudono l’essenziale: «Kiev ha paura, Occidente diviso. Gli Usa accusano la Russia, ma Berlino frena: Putin vuole dialogare». Il Corriere affida il commento al prof. Panebianco («Fra ipocrisia e indifferenza») mentre il Giornale difende Putin con Vittorio Feltri. Il Corriere e la Stampa offrono interviste ad analisti politici americani (rispettivamente Charles Kupchan e Richard Perl).

Per quanto riguarda la politica interna, la settimana si focalizza intorno a due questioni: la nomina a sottosegretario del sen. Gentile e la riforma elettorale. Per Repubblica c’è un legame fra la vicenda del sottosegretario e la legge elettorale, perché la “grana” Gentile potrebbe rallentare i tempi di approvazione della riforma. Il Giornale gli dedica il titolo di apertura («Alfano cinghiale ferito»). La questione divide il Pd. Sulla legge elettorale, Renato Brunetta sul Giornale spiega perché è necessaria tenere divisa la riforma del Senato da quella elettorale (esattamente la posizione contraria a quella del Ncd).

Luigi Ferrarella sul Corriere si chiede qual è l’atteggiamento del governo Renzi sul tema giustizia.

Approfondimento.

Crisi. Massimo Gaggi sul Corriere parla delle pressioni Usa su Putin  evidenziando però una spaccatura fra i Paesi europei. Infatti se Francia e Inghilterra, scrive Gaggi, sono orientate a seguire gli Usa sulla linea dura e a sospendere i lavori del G8, la Germania, invece, intende seguire la strada del dialogo con la Russia.

Paolo Valentino si occupa invece della posizione italiana e, secondo il giornalista, il governo sta cercando di mantenere un certo equilibrio nei confronti di Mosca invitando da un lato il governo di Putin «a evitare azioni che comportino un ulteriore aggravamento delle crisi» e dall’altro invitando le autorità di Kiev «a promuovere ogni sforzo volto alla stabilità e alla pacificazione, nel rispetto della legalità e della tutela delle minoranze» riferendosi ai cittadini di etnia russa. Per Andrea Bonanni di Repubblica l’Italia si è allineata alla posizione della Germania ed è intenzionata a coinvolgere direttamente la Russia nei negoziati tra il regime di Yanukovich e l’opposizione.

Vittorio Feltri, come quasi sempre gli capita, fa un discorso in controtendenza e difende Putin definendolo «non peggiore della maggioranza dei Capi di Stato che abbiamo visto all’opera nel secolo scorso». Più interessante invece l’articolo di Gian Micalessin sul Giornale che spiega gli interessi geopolitici in gioco («con i suoi porti la regione è cruciale per le rotte commerciali russe e per il progetto di Putin di creare l’Eurasia, riedizione della vecchia Urss»).

La Stampa intervista un falco americano, Richard Perl, secondo cui la soluzione migliore sarebbe un referendum in Ucraina ed eventualmente una divisione in due Stati: uno filo russo e l’altro filo occidentale. Inoltre, secondo Perl, per annientare in futuro qualsiasi ambizione imperialista della Russia, basta aumentare la produzione del petrolio in altre parti del mondo. Infatti la Russia, afferma Perl, «è uno Stato fallito con molto petrolio. Se il petrolio va sotto una certa soglia, va in crisi». La partita energetica, quindi, come partita principale.

Economia. Sulle misure economiche la Repubblica riporta le forti critiche di Confindustria all’aumento della Tasi e l’invito al governo a dare priorità al taglio dell’Irap e non dell’Irpef. Intervista anche a Susanna Camusso che apre al governo sul sussidio unico a chi perde il lavoro e derubrica a «dibattito vecchio» la questione sull’art.18. Assai critico verso il governo è invece l’altro leader sindacale, Raffaele Bonanni, che, intervistato dalla Stampa, parla di classe politica con la testa già alla campagna elettorale e di promesse che inevitabilmente non saranno mantenute. Inoltre il Jobs Act «prima che alla Merkel andrebbe presentato ai lavoratori».

Sottosegretario Gentile. Per assestare un altro colpo ad Alfano, il Giornale attacca il sottosegretario Gentile più del Fatto Quotidiano e di Repubblica. Alessandro Sallusti sfrutta la vicenda relativa alle presunte minacce del senatore contro un giornale locale per via di una notizia sgradita, per colpire con la clava Alfano. Il segretario del Ncd, secondo Sallusti, sta minacciando il governo con la stessa ferocia del senatore. Naturalmente tutti i quotidiani riportano la biografia del senatore. Fabrizio Caccia sul Corriere ne racconta le gesta (politiche e non). Uno spaccato poco edificante di una certa politica.

Riforma elettorale. Domani si vota alla Camera e quindi oggi scade il termine per la presentazione degli emendamenti, scrive Goffredo de Marchis su Repubblica, il quale riferisce anche di un accordo fra Renzi e Alfano a dimostrazione del fatto che Renzi guarda più alla stabilità del governo che alla sponda di Forza Italia. L’accordo prevede una riforma elettorale approvata subito ma senza collegamento alle riforme istituzionali. Ma varrebbe solo per la Camera e non per il Senato (al Senato si penserà in un secondo momento). La questione è comunque assai delicata per il rapporto con l’opposizione e in particolare con Forza Italia.

Il Corriere intervista il professor d’Alimonte, principale collaboratore di Matteo Renzi durante la stesura del testo originario della riforma elettorale. D’Alimonte si dichiara non del tutto soddisfatto dalle modifiche apportate successivamente al testo e infatti parla di «errori» e di «testo da rivedere». La vera urgenza, afferma il professore, è presentare immediatamente un disegno di legge per la modifica costituzionale di Palazzo Madama.

Giustizia. Luigi Ferrarella sul Corriere, prendendo spunto da alcune nomine di sottosegretari, si chiede quale idea di giustizia abbia Renzi perché, al momento, di lui sono note solo alcune prese di posizione estemporanee su fatti di cronaca e l’intestazione di provvedimenti frutto del lavoro dei governi precedenti. Inoltre, fatto salvo il giudizio sulle persone, è un fatto che il magistrato Cosimo Ferri sia stato prima nominato sottosegretario alla giustizia nel governo Letta in quota Pdl, poi confermato nonostante non abbia mai aderito al Ncd di Alfano e, infine, riconfermato nel governo Renzi. Come se il sottosegretario Ferri fosse per forza di cose inamovibile. Senza contare che Ferri è un magistrato leader di una corrente sindacale della magistratura, proprio adesso che da più parti si vuole evitare la commistione tra magistratura e ministero della Giustizia.

rassegne-stampa-giornali1

Nessun Commento »

Puoi lasciare una risposta, oppure fare un trackback dal tuo sito.


Vuoi essere il primo a lasciare un commento per questo articolo? Utilizza il modulo sotto..

Lascia un commento


Heads up! You are attempting to upload an invalid image. If saved, this image will not display with your comment.

*