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RASSEGNA STAMPA – L’UNITA’ PICCHIA SU RENZI PEGGIO DI SALLUSTI

AG.RF (Giuseppe Licinio)  12.03.2014

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Sommario

Due i temi che dominano oggi i titoli di apertura: la legge elettorale e le riforme economiche che il governo si appresta a varare. Entrambe le notizie hanno come comune denominatore il decisionismo del governo Renzi anche se, sul fronte della legge elettorale, si sono verificati alcuni intoppi (la Repubblica parla di «voto fra i veleni»).

Il Corriere apre sulla riforma fiscale e sull’intenzione del governo di varare il taglio delle tasse facendone beneficiare solo i lavoratori e non le imprese (attraverso più detrazioni Irpef dalla busta paga). Dario di Vico ricorda che c’è una categoria completamente dimenticata dal taglio delle tasse ed è quella dei commercianti e delle partite iva.

Sulla legge elettorale e su quello che sta succedendo nel Pd, Giornale e Unità la vedono nello stesso modo (Giornale: «Mezzo Pd molla Renzi», Unità: «Italicum va, il Pd si spacca»). Paradossalmente è l’Unità ad usare toni ancora più duri nei confronti del proprio partito di riferimento (il che da un lato è un segnale dell’autonomia del direttore, dall’altro, però è sintomo di confusione nel partito).

Approfondimento

Economia. La scelta di destinare il taglio del cuneo soltanto allo sconto fiscale in busta paga, scontenta Confindustria e una parte del governo (come  il sottosegretario Enrico Morando). Gli sconti andranno ai dipendenti che guadagnano fino a 15.000 euro all’anno. La riforma riguarda anche i contratti di lavoro, la riforma della cassa integrazione, la vendita delle case popolari e lo sblocco di 2 miliardi per l’edilizia scolastica.

Maurizio Belpietro suggerisce a Renzi di tagliare i finanziamenti alla CGIL e con quei soldi tagliere ulteriormente il cuneo fiscale. Susanna Camusso, segretario della CGIL, intervistata dal Corriere, critica Renzi per il «disprezzo» mostrato verso le parti sociali e per lo scarso impegno mostrato sul piano del lavoro e delle politiche giovanili.

A difesa dei commercianti e delle partite iva, dimenticate da Renzi, da Confindustria e dai sindacati, interviene Dario di Vico. Il quale descrive qual è la partita sottotraccia che si è aperta fra Renzi e lavoratori autonomi. Renzi rischia di rimanere legato ad una visione della società ancorata al ‘900, afferma Di Vico, dove esistono solo impresa e lavoratori, mentre «oggi il lavoro autonomo è un elemento costitutivo delle economia moderne». Alesina e Giavazzi, sempre sul Corriere, invitano Renzi a non farsi tentare da una tassa patrimoniale.

Se Renzi promette 100 euro in più in busta paga, la Stampa ci avverte che Comuni e Regioni nel mese di marzo aumenteranno, in media, l’addizionale Irpef di 97 euro. Rimane un saldo positivo di 3 euro. Due caffè seduti. Secondo il Giornale, inoltre, il Consiglio dei Ministri non varerà nessuno dei provvedimenti choc sbandierati dal premier mentre ci sarà una stangata per chi guadagna più di 120 mila euro all’anno.

Legge elettorale. L’Unità, organo del Pd, non fa sconti al proprio segretario. «Italicum parte in salita» scrive Federica Fantozzi. La «legge va cambiata» intima a Renzi Claudio Sardo, ex direttore sotto la segreteria Bersani. «Minoranza in rivolta contro l’asse col Cavaliere» parla Andrea Carugati sempre sull’Unità. Ben evidenziate negli articoli sono inoltre le posizioni, ostili al segretario, di Bersani, Bindi e Civati. Non va meglio per Renzi nemmeno con le interviste.  L’on. Giuditta Pini (Pd) lo critica per aver dato libertà di voto sulla parità di genere mentre la senatrice Di Giorgi (Pd) avverte Renzi che la legge verrà modificata al Senato. Unità temeraria, si potrebbe sostenere in conclusione.

Il Corriere fa notare che la maggioranza, per bocciare gli emendamenti degli oppositori, ha dovuto richiamare i membri del governo (e questo non è mai un buon segno). Di «veleni e franchi tiratori» nel Pd parla anche Giovanna Casadio nel suo retroscena su Repubblica.

Repubblica da grande spazio alla vicenda mettendo in secondo piano le questioni economiche. È proprio dalle colonne del quotidiano fondato da Eugenio Scalfari che Renzi contrattacca: «Volevano farmi fuori ma ho vinto io» afferma Renzi riferendosi alla minoranza Pd. «La legge elettorale è solo il primo passo» «le misure economiche saranno un vero e proprio shock per l’economia» aggiunge combattivo. Ciò non toglie che adesso altre difficili battaglie lo aspettano. In primis la riforma del Senato.

Per Federico Geremicca della Stampa nelle «tribù Pd» è ufficialmente cominciata la «caccia a Renzi». Nessun premier del Pd è mai «sfuggito al cannibalismo» dei membri del proprio partito. A destra c’è un leader tre volte premier e padrone del partito da 20 anni, dall’altro una pletora di segretari ed ex premier inghiottiti nel tritacarne della “ditta”. Per Laura Cesaretti sul Giornale è stato Bersani ad organizzare la battaglia contro Renzi. Per Francesco Boccia, intervistato dal Mattino, la «verità è che Renzi e Berlusconi vogliono portarci alle urne fra un anno». Anche Boccia, quindi, assume una posizione molto critica nei confronti di Renzi.

Sulle falle della legge elettorale, il Fatto, con Sara Nicoli, ne evidenzia il più misterioso.  «L’algoritmo di Fitto e il flipper degli eletti», è il titolo. La formula matematica che trasforma i voti in seggi è molto complessa e rischia di assegnare del tutto casualmente i seggi per i piccoli partiti. Sulla costituzionalità della legge, il giurista Gaetano Azzariti, intervistato da Repubblica, esprime forti dubbi «per la troppa continuità col porcellum».

M5S. Un’altra senatrice, Serenella Fucksia, è stata «scomunicata». Il motivo è lo sfogo, pubblicato sul sito del Fatto, per difendere il collega Pepe a sua volta espulso dal movimento. Il meet up di Fabriano, non sappiamo se sollecitato dal duo Grillo&Casaleggio, si è prontamente riunito e ha sentenziato la scomunica. L’ipotesi è che il M5S si stia avvitando su una spirale pericolosa di cui è impossibile prevederne gli esiti. «La democrazia diretta è tale perché c’è qualcuno che la dirige» diceva qualcuno.

Lista Tsipras. Se nel M5S le scomuniche o le dimissioni spontanee arrivano comunque dopo essere stati eletti, nella lista Tsipras, invece, le scissioni arrivano prima di presentarsi alle elezioni. La spaccatura è sulla presentazione in lista di esponenti di Sinistra e Libertà. Camilleri e Paolo Flores D’Arcais non sono d’accordo e abbandonano la lista. «Lite continua» titola la Repubblica.

Due notizie sull’ambiente. La prima è il sequestro della Tirreno Power, la centrale termoelettrica di Vado Ligure (reati ipotizzati: disastro ambientale e omicidio colposo). Il Corriere evidenzia nel sommario che la società è collegata al gruppo De Benedetti. L’altra notizia è lo stop alla vendita dei prodotti a rischio provenienti dalla Terra dei Fuochi. Tutti i quotidiani parlano dell’individuazione, da parte delle autorità, di 51 aree contaminate. Il che darebbe l’idea di una contaminazione molto estesa. Leggendo attentamente i dati, però, ci si accorge che le 51 aree corrispondono in totale a 64 ettari cioè al 2% di tutta l’area. Un’incidenza minima che non spiegherebbe il picco dei tumori. Solo due quotidiani, il Fatto e l’Avvenire, fanno notare questa anomalia.

giornali23

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