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RASSEGNA STAMPA – ALFANO PRESO A SCHIAFFI DA DESTRA E SINISTRA

AG.RF.(Giuseppe Licinio).17.02.2014 (ore 15.10).

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Sommario

Il tema che domina i giornali è quello della formazione del governo. Di «braccio di ferro sui nomi» parla il Messaggero e tutti i giornali esprimono lo stesso concetto (per la Stampa il problema più grande di Renzi è la casella del Ministero dell’Economia e infatti l’apertura è: «Renzi, la grana Economia»).

Altra questione è il ruolo del Quirinale nella scelta dei ministri. Vittorio Macioce sul Giornale parla di «pizzino di Napolitano: tre ministri li nomino io». Per Macioce, infatti, Napolitano rivendicherebbe «la scelta per Giustizia, Esteri ed Economia». Non proprio tre ministeri irrilevanti.

Poi ci sono le questioni interne al centrodestra. Titolo sconsolato sul Tempo «Tutti contro tutti: che razza di “idioti”» giocando sul termine “idiota” rimbalzato ieri da un comizio all’altro. L’insulto è stato usato sia da Berlusconi per attaccare il Ncd (chiamandoli “utili idioti”) che da Alfano nella sua replica (definendo la cerchia più vicina al Cavaliere “inutili idioti”). La risposta dell’ex segretario di Forza Italia è involontariamente anche un po’ autoaccusatoria visto che con quella cerchia lui ha convissuto per molti anni.  In ogni caso questa espressione fa parte della polemica politica almeno dagli anni ’50 (usato dalla sinistra liberale nei confronti degli indipendenti di sinistra).

Pd. Se Atene piange Sparta non ride. «Primarie regionali: è flop» titola la stessa l’Unità parlando delle primarie per la scelta dei segretari regionali del Pd. Per consolare i lettori, l’Unità scrive che i dati non sono equiparabili a quelle delle ultime elezioni perché all’epoca si votava anche per il segretario nazionale (viene da chiedersi perché non abbiano accorpato il voto anche questa volta).

Approfondimenti

Governo. Gian Antonio Stella sul Corriere si occupa delle difficoltà che Renzi sta incontrando nella formazione del governo soprattutto per i rifiuti ricevuti «da uomini e donne di spessore sui sperava di basare “l’effetto annuncio”». Il rischio, scrive Stella è di ritrovarci ancora una volta nelle mani dei «potentissimi burocrati» il cui obiettivo è «rinviare ogni vera riforma».

Di riforme necessarie si occupa Alain Friedman che, almeno per oggi, lascia da parte i retroscena politici per occuparsi di riforme economiche. Friedman suggerisce a Renzi di intraprendere una strada che sia a «metà fra equità sociale e libero mercato». La strada di Clinton, Schröder e Blair, spiega il giornalista economico americano.

Quirinale. Vediamo il ruolo che Giorgio Napolitano si sta ritagliando in questa fase. Se per il Giornale, come visto nel sommario, Napolitano ha mandato un «pizzino» a Renzi, Marzio Breda sul Corriere afferma esattamente l’opposto: «Il Colle non interverrà sulla scelta dei ministri» è infatti il titolo. «Il Capo dello Stato si concederà solo dei consigli generali, di metodo», scrive Breda. In sostanza Breda ribadisce che questo non è il governo del Presidente a differenza di quelli Monti e Letta «sui quali è stata evidente una forma di “patronage”». Per Macioce, invece, Napolitano vuole potere di scelta sulla nomina dei ministri dell’Economia, degli Esteri e della Giustizia perché così potrebbe tenere sotto scacco Renzi ed eventualmente sabotarlo con l’aiuto dei «malpancisti del Pd e del partito eterno delle poltrone».

Vaticano. Oltre al Quirinale, Renzi deve fare i conti anche con i vescovi. «I vescovi gelano Renzi» scrive Repubblica che fa notare la disposizione non proprio benevola verso Renzi da parte dei due quotidiani più importanti del mondo cattolico (l’Osservatore Romano e Avvenire). «I primi segnali che giungono dal Vaticano e dagli ambienti dei vescovi sono di scetticismo e diffidenza», scrive Marco Ansaldo.

Economia. Per la Stampa è la difficoltà a trovare il successore di Saccomanni, il vero motivo del ritardo per la formazione del governo. Di «situazione di stallo» parla Federico Geremicca sulla Stampa raccontando anche dell’insofferenza del sindaco per uno «sfilacciamento dei tempi che non prevedeva e non immaginava». Renzi è finito nel pantano delle liturgie e dei bizantinismi della Prima Repubblica che lui ha sempre condannato e denunciato. La domanda che aleggia «negativamente» sul suo tentativo è: «Perché, con la stessa maggioranza e quasi gli stessi ministri Renzi dovrebbe riuscire dove ha fallito Letta?»

Toto-ministri. Di «girandola impressionate di nomi» parla Monica Guerzoni sul Corriere. Tutti i giornali stilano una sfilza di nomi con tanto di borsino («chi sale e chi scende») spesso non solo in contraddizione con gli altri giornali ma anche nelle pagine dello stesso quotidiano. Perfino Enrico Letta e Prodi sono messi fra i papabili (al ministero dell’Economia) senza parlare di Gino Strada alla Salute e Gaetano Quagliariello alla Difesa. Pertanto il titolo più azzeccato è senza dubbio quello del Fatto: «L’incarico c’è, manca tutto il resto». A difesa di Renzi però va detto che in passato i premier incaricati hanno quasi sempre impiegato diverse settimane per completare la squadra di governo e quindi parlare di «pantano», «palude» o «impasse» ancora prima che Renzi sia ufficialmente incaricato è probabilmente un po’ ingeneroso.

Marco Conti sul Messaggero parla di «partita a scacchi destinata a complicarsi» (però chi vuole fare il Presidente del Consiglio questi rebus deve saperli risolvere). L’anomalia è che soprattutto per il ministero del Lavoro (ma anche per l’Economia) i nomi che circolano hanno tutti linee di pensiero completamente diverse (ad esempio per il Lavoro circolano i nomi di Tito Boeri, Guglielmo Epifani e Pietro Ichino: non proprio nomi interscambiabili).

Centrodestra. Siamo oramai agli insulti. «Alfano taglia i ponti con Berlusconi: “Con i suoi utili idioti è sceso al 22% ormai sarà difficile fare un accordo”» titola Repubblica ma la pagina accanto è dedicata a Berlusconi che definisce Alfano «un pugile suonato». Per quanto riguarda il rapporto fra centrodestra e Renzi, Giuliano Ferrara oggi rilascia un’intervista al Quotidiano Nazionale in cui tira la volata al rottamatore: «Renzi ha forza e energia». Alfano, continua Ferrara, «è solo un bluff e non ha nemmeno i voti». Gli «si diano alcune poltrone e lo si lasci perdere», conclude. Per la serie “sentiamo chi la pensa diversamente” nella pagina a fianco, sempre del Quotidiano Nazionale, è intervistato Dario Nardella (l’ennesimo braccio destro di Renzi) il quale afferma: «Alfano vuole solo poltrone: L’Italia chiede discontinuità». Due pagine da cui il segretario Alfano non esce benissimo.

Pd. Sul Pd le cose più interessanti sono due interviste a Pippo Civati e Ugo Sposetti pubblicate su Repubblica. Civati vorrebbe una maggioranza con Sel e dissidenti grillini e non è disposto a votare Alfano. Sposetti, invece, rivendica lui il merito di aver suggerito alla minoranza Pd di schierarsi Renzi. «Per salvare il partito», spiega. Alla domanda di Concetto Vecchio se Renzi da premier può rimanere segretario, Sposetti così risponde: «Non esiste. Occorre subito aprire una discussione». Il dubbio che serpeggia fra i più maliziosi è che Sposetti e la corrente dalemiana abbiano spinto Renzi a Palazzo Chigi con la speranza di riprendersi con calma il partito.

Nomine negli enti. Faccenda delicata per capire gli equilibri politico-economici che si vanno formando. Dopo 12 anni il pallino si trova nelle mani del centrosinistra e su queste nomine Renzi si gioca una buona fetta della sua credibilità. Per questo eventuali rapporti personali vantati da alcuni manager (con l’incarico in scadenza) con Renzi non saranno sufficienti ad ottenere la conferma. Per Repubblica, infatti, è certo l’addio di Scaroni dall’Eni.

Esteri. Un attentato contro un pullman di turisti nel Sinai in Egitto. Prendendo spunto dall’attentato, Fiamma Nirenstein spiega sul Giornale che cosa sta succedendo dal punto di vista geo-politico in quell’area. A Sarajevo, continuano da giorni le manifestazioni contro la corruzione della nomenclatura locale(reportage di Domenico Quirico sulla Stampa).

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