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RAPPORTO DI GINEVRA: IL MONDO STROZZATO DAL DEBITO PUBBLICO

deleveraging_debito_globaleAG.RF 05.10.2014 (ore 08:34)

(riverflash) – Non solo la crisi non sta per finire, ma una “spirale velenosa” minaccia l’Eurozona: si rischia, quindi, una nuova e più devastante crisi dopo quella del 2008. Il 29 settembre è stato pubblicato l’ultimo Rapporto di Ginevra dal Centro internazionale di studi bancari e monetari, nel quale viene messo in luce come il mondo non si trovi in una fase di deleveraging, ossia di riduzione del livello di indebitamento delle istituzioni finanziarie, bensì il debito pubblico e privato ha raggiunto il 200% nel 2009 e il 212% nel 2013, mentre un decennio fa era al 160%. Ma questa volta a rischiare non è solo l’Occidente. Prima della crisi erano soltanto i paesi più avanzati ad accumulare debito, ora invece l’accumulazione si sta verificando anche in paesi emergenti come la Cina, dove il debito totale è passato dal 140% del PIL nel 2001 al 240%. Il rapporto spiega anche che rischiano maggiormente i paesi periferici dell’Eurozona, che stentano ad uscire dalla crisi, e quindi anche l’Italia.

Il Rapporto di Ginevra, che è stato realizzato tra gli altri anche dagli italiani Lucrezia Reichlin e Luigi Buttiglione, illustra le diverse risposte alla crisi che sono state date da Stati Uniti e Gran Bretagna da una parte e dall’Eurozona dall’altra. Negli USA e in Gran Bretagna si è optato per il quantitative easing, cioè l’iniezione di liquidità nel sistema da parte delle banche centrali. Al tempo stesso il debito pubblico dei due stati è aumentato e solo ora si sta uscendo con la cessazione graduale del QE. In questo modo è stata evitata una nuova recessione e la paralisi del credito, che si è invece verificata nell’Eurozona, la cui particolare natura ha bloccato finora la possibilità di un quantitative easing. In un articolo pubblicato sul Sydney Morning Herald viene spiegato che le economie dei paesi sviluppati rischiano di rimanere intrappolate in una spirale di bassa crescita e bassa inflazione, che renderanno sempre più costoso il pagamento del debito e porteranno inevitabilmente ad una recessione prolungata.

 

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