Coppa di Africa dal 13 gennaio
header photo

ingrandisci il testo rimpicciolisci il testo testo normale feed RSS Feed

QUELLO CHE GLI ITALIANI PENSANO SULLE PRIMARIE

di Maria Michela D’Alessandro  (AG.RF  10.12.2013) (riverflash) – Sulle prime pagine di tutti i quotidiani italiani si parla più o meno dello stesso argomento: Matteo Renzi, sindaco di Firenze, ha vinto le primarie del Partito Democratico svoltesi domenica 8 dicembre in tutta Italia. Per quanto la vittoria di Renzi era nell’aria, il neosegretario dei democratici ha “schiacciato” i suoi avversari, Cuperlo e Civati, portando ai gazebo quasi 3 milioni di elettori.

Ma, in realtà, cosa sono le primarie? E cosa pensa il popolo italiano nei confronti di questa elezione? Ciò che bisogna fare non è immaginare una risposta a questi due quesiti, bensì analizzarli.

Max Weber, nel primo ventennio del ‘900, attribuiva alle primarie un ruolo importante, in grado di rigenerare le strutture politiche appesantite e prive di una ricarica sociale.

Cento anni più tradi, Luigi Ferrajoli, attraverso la sua analisi, identifica con la fine del partito mediatore l’obbligo di ricorrere alle elezioni primarie. Le primarie, quindi, sono sempre state un “rimedio” contro i problemi nei e tra i partiti e, in qualche modo, contribuiscono alla ricerca di un “homo novus”, di un uomo politico in grado di “dominare in se stesso, ogni giorno e ogni ora, un nemico del tutto banale e fin troppo banale” (Weber, “Politica come professione”, 1919).

Il pensiero nei confronti delle primarie, quindi, non è radicalmente cambiato nella storia della scienza della politica: è forse la classe dirigente che non è più in grado di “gestire” il potere. “La politica si fa con la testa, non con altre parti del corpo o dell’anima”, aggiunge il sociologo tedesco.

Queste primarie, sopratutto il loro esito, hanno portato una ventata di aria nuova nella politica italiana e un ingente cambiamento nella storia della Sinistra. Quella di Renzi è stata una vittoria che la maggior parte degli elettori, compresi quelli di Cuperlo e di Civati, si aspettavano. Lo rivela questa mattina un articolo di Ilvo Diamanti su La Repubblica, che illustra dei dati della ricerca svolta da Candidate and Leader Selection, uno standing group operante nell’ambito della Società Italiana di Scienza della Politica impegnato nella ricerca sulla vita interna dei partiti. Lo stesso 8 dicembre, infatti, 150 intervistatori tra studenti, ricercatori e collaboratori di alcune università italiane, da Lecce a Cuneo, hanno effettuato circa 3600 interviste faccia a faccia agli elettori appena espresso il loro voto.

Un metodo diverso dai sondaggi standard utilizzati solitamente nelle ricerche sulle tornate elettorali. La ricerca ha evidenziato cosa ha spinto un elettore a votare un candidato piuttosto che un altro, a capire quanto sono importanti le elezioni primarie per rinnovare la politica in Italia e quanti elettori voteranno lo stesso il Partito Democratico alle prossime elezioni.

I dati, raccolti nella giornata di lunedì 9 dicembre, rivelano che il 94% degli elettori è convinto che alle prossime elezioni politiche il nuovo segretario del PD sarà in grado di battere il centrodestra.  Dalla ricerca emerge inoltre che Cuperlo è stato più votato dagli over 65 (35%), Civati più dalla fascia di età 16-34 (circa il 30%); Renzi invece è riuscito a ottenere il voto da diverse fasce d’età. I dati indicano inoltre che il 48% degli elettori di Cuperlo è composto da iscritti al PD, mentre più di tre quarti di quelli degli altri due sfidanti si sono dichiarati non iscritti.

Presentata la nuova “squadra”, non rimane che aspettare, con i fatti, se i dati rilevati daranno ragione al neo segretario Matteo Renzi.

 

banner_congressoPd

Nessun Commento »

Puoi lasciare una risposta, oppure fare un trackback dal tuo sito.


Vuoi essere il primo a lasciare un commento per questo articolo? Utilizza il modulo sotto..

Lascia un commento


Heads up! You are attempting to upload an invalid image. If saved, this image will not display with your comment.

*