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QUANDO LA RAGIONE NON BASTA

AG.RF.(redazione).11.01,2021

“riverflash” – Mi tornano spesso alla mente le lezioni di filosofia del liceo: avevo un professore eccezionale, del tipo del personaggio interpretato da Robin Williams nel film “L’attimo fuggente” e tutti noi, nessuno escluso, lo amavamo. Lui, veramente, attuava la maieutica di Socrate, ossia cercava di tirare fuori il meglio che avevamo dentro. Non cercava di ingozzarci di nozioni, dopo aver parlato di un filosofo, ci chiedeva casa ne pensavamo noi, con le nostre parole semplici di ragazzi, senza pretendere che fossimo dotti ed eruditi. Tanti filosofi ci sono rimasti in mente, li abbiamo amati, come accompagnatori nella nostra maturazione spirituale, ma quello che più mi sta a cuore è Socrate, con il suo: “l’oracolo dice che sono il più saggio solo perché so di non sapere”. E con questa semplice frase, enunciata da uno dei più grandi filosofi che il mondo abbia mai conosciuto, sono cresciuto, mi sono fatto uomo, ho studiato ingegneria ed ho fatto tanti progetti che poi hanno funzionato alla grande. Ma in ogni lavoro che ho fatto, ho guardato alle varie possibilità, ai possibili errori e debolezze dei miei sistemi, cercando di farli il meglio possibile e sempre sapendo che si sarebbero potuti migliorare perché nessun uomo è infallibile, nessun uomo, per bravo che sia, può conoscere tutta la realtà che sta intorno e soggiace dietro ogni cosa.

Oggi abbiamo un governo che sta affrontando una grave crisi mondiale e mi pare che tutti gli editti, i così detti DPCM, siano emanati dando ascolto ai così detti esperti, a quelli che dovrebbero conoscere la loro materia e la loro realtà. Ma, prescindendo dal fatto che, per quanto possano avere studiato e per quanto a fondo possano considerare i fenomeni di cui parlano, sono sempre uomini ed hanno capacità intellettive limitate. Se attuassero l’idea basilare di Socrate, avrebbero molti dubbi e cercherebbero di optare per il male minore, sapendo con certezza che, sicuramente, non possono realizzare il bene. Anche se sapessero tutto, ma veramente tutto di questo coronavirus e di come agisce sulle cellule umane (cosa impossibile per ora), non si rendono conto di focalizzarsi su un unico aspetto del fenomeno che stanno cercando di arginare: e tutto il resto? E i danni che stanno recando non dico all’economia, questo si sa, ma al comportamento degli individui ed alla società intera. Al fatto che i giovani non possono andare a scuola, socializzare e cercare l’anima gemella, al fatto che non si possano frequentare parenti ed amici, al fatto che tutti guardano al prossimo come possibili untori per via del concetto astratto che ci hanno ficcato in testa di “asintomatico”. Tutto questo mina in maniera irrevocabile quei legami sottili e poco conosciuti che formano il nostro tessuto sociale e di cui nessuno si occupa, ma che porteranno a danni non gestibili. Nessuno sa cosa potrà succedere dopo questi lock down che, a parte alcuni esempi di società malate del tipo di quella di Pol Pot e di Stalin, e che comunque non erano mai arrivate a questo isolamento sociale, in un futuro non molto lontano genereranno individui completamente diversi da quelli cui siamo stati finora abituati. Come sarà il genere umano dopo questo? Non penso che potremo essere migliori di come siamo ora, quindi saremo peggiori. Il rapporto con l’altro, la così detta tolleranza ed integrazione saranno solo parole vuote, senza senso, perché già oggi ce la prendiamo con chi non porta la mascherina, i nonni non vedono più i nipoti per il semplice fatto che i giovani possono essere asintomatici, per cui possono portare il virus agli anziani, che sono i più fragili. Ma che vita è quella di un nonno che, per paura del virus, deve vivere mesi recluso in casa senza più affetti e senza uno scopo per cui vivere?

Il concetto è tutto qui: non la necessità di vivere, ma lo scopo per cui vivere.

A cosa serve vivere se non si hanno affetti, amicizie, contatti sociali? Sono invecchiato bene e sano, ma con tanti amici e tanti affetti. Penso che senza gli amici e gli affetti che ho avuto non sarei quello che sono, sono certo che lo scopo e la felicità principale della vita è proprio questo: la ricchezza delle nostre relazioni con il prossimo.

Bastano tre settimane di costrizioni per riprogrammare il comportamento degli individui: lo hanno dimostrato i gulag, i campi di concentramento, i lavori forzati e la prigione. Quante settimane ci hanno costretto a casa senza amici e senza parenti? Molto più di 3 settimane… Bene, siamo stati completamente riprogrammati, la società umana non è più la stessa di prima, di quella che ci ricordiamo e, purtroppo, non lo sarà mai più. Nel nostro cervello e nella nostra coscienza si sono installati dei virus, dei malfunzionamenti che cambieranno completamente il nostro modo di interagire l’uno con l’altro.

Come si comporterà la società così riprogrammata? Nessuno lo sa, neppure i soloni che stanno governando con solo il coronavirus in mente, senza pensare ai collegamenti che ha la realtà sociale dell’uomo, che non è fatta a compartimenti stagni come la studiamo: la medicina, l’ingegneria, l’economia, la sociologia, l’ecologia, la scuola ecc… Tutte queste cose fanno parte di un’unica realtà, non si possono capire fino in fondo se si trattano e studiano separatamente l’una dall’altra, la nostra così detta scienza non è ancora riuscita a studiarne le correlazioni. Quando se ne tocca una sola parte, si scombussola tutto il resto, e lo si fa senza sapere quali saranno le conseguenze.

Ci siamo focalizzati sul contenimento del coronavirus e, a parte il fatto che nessuno scienziato è perfettamente certo del modo in cui si trasmette il virus e di come la gente reagisce in maniera diversa al contagio, abbiamo completamente trascurato l’influenza che il lock down di mesi ha avuto sul carattere delle persone e quindi sulle interazioni umane che determinano il funzionamento della nostra società.

Cosa sarà di noi nei prossimi anni? Saremo ancora capaci di gioire, di amare e di vivere una vita che valga la pena di essere vissuta?

O, per conservare al vita fisica a tutti i costi, perderemo le nostre anime? Non è che, per caso, quando Gesù ha detto: “Chi ama la propria vita, la perderà…” voleva dirci proprio questo?

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