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I POLITICI E LE SCORTE

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AG.RF.(Claudio Peretti).22.05.2014

“riverflash” – Le scorte ai politici ed a tanti altri: giudici, cittadini minacciati ecc. stanno riempiendo in questi giorni le pagine dei giornali e dei telegiornali. Ora si parla della scorta non data ad Enzo Biagi, poi si parla della scorta di Scaiola, usata per fare commissioni private ecc. ecc.

Vivendo a Roma mi imbatto spesso in scorte e scortati, automobili che sfrecciano a tutta velocità sul raccordo anulare, infischiandosene dei limiti e della sicurezza degli altri automobilisti, scorte sotto le case dei “papaveri”, davanti le ambasciate e così via. Tempo fa c’era anche una scorta che stazionava fissa vicino a casa mia, di giorno e di notte, coi poveri poliziotti che si annoiavano a morte.

Ora la domanda è: ma visto che siamo in democrazia, che i politici sono eletti dal popolo e non si sono arroccati al potere con la violenza o con un colpo di stato, a che servono tutte queste scorte? Se il popolo li ha eletti, li rispetterà e quindi le scorte non servono. Inoltre, con gli stipendi che guadagnano questi rappresentanti del popolo e del governo, se non si sentono sicuri, la guardia del corpo potrebbero anche pagarsela da soli, non vi pare? Non so quanti poliziotti, quante pattuglie della polizia e dei carabinieri, invece di pattugliare il territorio contro la malavita, la droga e la prostituzione sono impegnate inutilmente nelle scorte a queste “così dette” autorità.

A proposito della sicurezza delle autorità all’estero ho due vicende vissute personalmente.

La prima negli Stati Uniti: mi trovavo per lavoro a Sacramento in California e, dovevo trascorrere lì anche il week end. Ce ne siamo andati a spasso con un collega danese e il sabato, passando davanti al “Capitol”, la sede del governo di quello stato, abbiamo visto esposta, a fianco della bandiera USA, una bandiera nera. Incuriositi dal fatto, non essendoci nessuno di guardia all’ingresso, presi dalla curiosità, siamo entrati nel palazzo. All’interno c’era un lungo corridoio con l’esposizione dei prodotti industriali ed agricoli delle varie contee della California. Fra una vetrina e l’altra abbiamo visto una porta aperta con una targa: “Governor Office”. Nell’ufficio c’era una segretaria che digitava sulla tastiera di un computer che, vedendoci, ci ha subito chiesto: “do you want to speak with the Governor?” vedendo che non abbiamo risposto subito e che siamo rimasti piuttosto allibiti, ci ha chiesto da dove venivamo. Così, sapendo che venivamo dall’Europa, ci ha subito introdotto nell’ufficio per parlare col Governatore (non ricordo il nome, era quello prima di Shvarzenegger) e, parlando del più e del meno, molto cordialmente ci hanno offerto un caffè, all’americana, naturalmente: A proposito, il motivo della bandiera nera era per ricordare i soldati californiani  caduti in Vietnam. Mi si obbietterà che non era il presidente degli Stati Uniti, certo,ma il PIL della California supera quello dell’Italia, per cui non si tratta di uno statarello qualsiasi.

La seconda esperienza l’ho avuta circa 4 anni fa a Vienna. Dovevo parlare con il Ministro Austriaco della Difesa per cercare di vendere mezzi anfibi e da neve per pattugliamento, anche lì, previo appuntamento preso una settimana prima dall’Italia, sono stato introdotto nel suo ufficio all’interno del palazzo della sede del parlamento austriaco. Abbiamo parlato delle nostre cose, questa volta di lavoro, e poi, dopo averci fatto visitare il parlamento austriaco, voluto ed inaugurato ai tempi di Francesco Guiseppe, sono sceso in strada con un collega austriaco. Dovevamo tornare al nostro albergo e lui, per fare prima, mi ha suggerito l’uso del tram. Ci siamo recati alla fermata e lì, guarda caso, c’era ad attendere l’arrivo dello stesso tram il Ministro delle Difesa che, con il giornale sotto il braccio e senza nessuna scorta, ha ripreso a parlare con noi del più e del meno.

Cosa sarebbe successo se un normale cittadino italiano avesse voluto parlare col nostro ministro della difesa o col governatore della Lombardia o della Campania? Certamente le scorte e le guardie avrebbero impedito il passaggio, insomma, non sarebbe stato possibile parlargli a meno di un appuntamento preso, tramite sue persone di fiducia, qualche mese prima.

Ecco la differenza fra la nostra democrazia e quella di altri stati dove la democrazia è più sentita: i nostri governanti ci considerano ancora sudditi ed hanno paura che qualche suddito arrabbiato e subissato dalle tasse per mantenerli, si arrabbi e cerchi di sbarazzarsi di loro con le maniere forti. E allora, che razza di democrazia è la nostra? Chiediamocelo alle prossime elezioni, quando per distrazione voteremo i partiti che ci hanno portato a questo sfascio economico e morale e nello stesso tempo si arrogano il diritto di essere “intoccabili”.

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