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IN POLITICA LA PAROLA RESPONSABILI È DIVENTATA SINONIMO DI TRADITORI

mauri_campana_damianodi Stefano Celestri (AG.RF 30.04.2015) ore 12:00

(riverflash) – Essere responsabili è un pregio nella vita delle persone, ma in politica è diventata una parolaccia, quasi un insulto. Quando ci fu lo strappo con Gianfranco Fini, mancarono i numeri per governare a Silvio Berlusconi, ma arrivarono i “Responsabili” a salvare il patron di Mediaset. Era il 2010 e Domenico Scilipoti lasciò l’Italia dei Valori per fondare il Movimento di Responsabilità Nazionale insieme con altri fuoriusciti dalla sinistra, Bruno Cesario e Massimo Calearo. Il governo Berlusconi respinse la sfiducia grazie ai loro voti, ma i Responsabili vennero accusati di essere infami traditori. A Roma poco dopo il voto delle camere in piazza San Silvestro sfilano davanti alle telecamere dei Tg una ventina di immigrati con degli striscioni di sostegno alle decisioni di Scilipoti. Identificati dalla polizia, hanno dichiarato di essere lì per lavoro in quanto pagati dallo stesso deputato per far credere che esista un consenso sulle sue scelte. Nelle successive elezioni, scomparso il Movimento di Responsabilità Nazionale, Domenico Scilipoti si presentò alle politiche 2013 con la lista per il Senato del Popolo della Libertà. Risultò primo fra i non eletti, ma entrò lo stesso al Senato perché Silvio Berlusconi, capolista in più regioni, scelse il seggio del Molise liberando quello della Calabria per Scilipoti. Uno scambio di gentilezze, niente di illegale. Semmai poco rispettoso degli elettori.

Il 28 aprile Renato Brunetta aveva dato del fascista a Matteo Renzi ricordando il ricorso alla fiducia per la legge Acerbo e restando in tema di fascismo si potrebbe cambiare lo slogan «Spezzerem le reni alla Grecia» con «Spezzerem le reni alla sinistra del PD».

Quando è stata posta la fiducia sull’Italicum una parte dei deputati PD si è indignata per il modo con cui è stata posta: “O vatate a favore, o tutti a casa”. Lo scontento era di deputati eccellenti quali Bersani, ex-segretario nazionale, Rosy Bindi, ex-presidente, Epifani, ex-segretario nazionale, Enrico Letta, ex-presidente del Consiglio, Fassina, ex-viceministro all’Economia, Speranza, ex-capogruppo alla Camera, Cuperlo e Civati, candidati alla segreteria battuti da Renzi. I dissidenti dovevano essere  quasi un centinaio, ma alla fine sono rimasti in 38. Che è successo? Ancora i responsabili, che con Scilipoti hanno in comune solo l’appellativo. Così tra i dissidenti si nono trovati 50 responsabili, tra cui Matteo Mauri, esponente del PD milanese cresciuto all’ombra di Filippo Penati, accusato di tangenti relative all’area Falk di Sesto San Giovanni e poi assolto per prescrizione, senza aver provato la sua estraneità ai fatti. Responsabile anche Micaela Campana, che venne intercettata per aver telefonato a Salvatore Buzzi, di cui non conosceva le attività criminali. Responsabile anche Cesare Damiano, ex sindacalista metalmeccanico ed ex-Ministro del Lavoro con il governo Prodi. In 50 hanno confermato l’appoggio alle iniziative di Matteo Renzi, ufficialmente per fedeltà al partito. C’è anche una tesi meno nobile, quella del «tengo famiglia». Difficilmente in caso di scioglimento del Parlamento e nuove elezioni verrebbero rieletti. Far saltare Renzi significa per loro rinunciare a un ottimo stipendio. Un ragionamento che avranno fatto i fuoriusciti del M5S: chi li inserirà in lista alle prossime elezioni? La paura è un tasto sensibile per gli italiani, Berlusconi ci ha vinto le elezioni riesumando la paura del comunismo, prima di lui lo fece Andreotti.

In aula ieri, 29 aprile, la seconda fiducia all’Italicum passa a vele spiegate: 352 favorevoli, 207 contrari e 1 astenuto. Quando le votazioni sono segrete Renzi va meglio, toccando quota 389 di favorevoli. Si pensa che qualcuno di Forza Italia nel segreto faccio il tifo per il premier fiorentino e quindi lo voti. C’è gente che, come Verdini, ha processi in corso e rischiano una condanna per cui cercano la benevolenza di chi comanda. I 38 astenuti non pensano di lasciare il PD, ma ormai Renzi li ha messi spalle al muro. Ha spezzato loro le reni.bersani non vota

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