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PIAZZA DEGLI EROI di Thomas Bernhard al teatro Mercadante di Napoli

di Francesco Angellotti (AG.RF 25.01.2021)

(riverflash) – L’ ultimo dramma rivolto a tutto il Mondo da Thomas Bernhard, pochi mesi prima di terminare la vita in Terra, è stato finalmente rappresentato anche in Italia, ove le circostanze storiche ed attuali sono molto coinvolte dal messaggio lanciato come avvertimento. In programma era una “prima” al Mercadante di Napoli a dicembre; ma circostanze sanitarie hanno sospeso l’ attività di tutti i Teatri; quindi la rappresentazione non è stata possibile in alcuna città, in cui era in programma la rappresentazione della tournée.

   Ma il direttore – regista Roberto Andò ha sentito importante l’ espressione del testo soprattutto in questo momento, ed allora è stato recitato lo stesso al Teatro Mercadante, dall’ intera Compagnia che ha condotto una “messa in scena” perfetta in ogni dettaglio, ma senza pubblico: che avrebbe assunto la parte più importante, dato che la sua presenza è il cuore pulsante.

   Certo la ripresa televisiva impone adeguamenti nello svolgimento della trama, ma come diceva Eduardo, la rappresentazione dell’ Opera è essenziale nelle sue forme tecniche.

La trama si svolge in una casa alto-medio borghese a Vienna, ove erano stati conclusi i preparativi per il trasferimento. Tutta la famiglia era tornata nella capitale austriaca finita la Guerra, da cui erano dovuti scappare perché non sarebbero stati sopportati come ebrei. Ma, come inizia a delucidare la domestica che dopo tanti anni aveva assunto più funzione di governante, quel che era la grandezza di una Nazione che si era allargata in tutta Europa, in cui splendevano le Arti e la Musica guida in tutto il Mondo, era ridotto ad un provincialismo succube e volgare; le persone avevano perso qualsiasi spirito personale, e si ammassavano in quelli che procrastinavano come luoghi comuni, che molto attecchivano perché facili da assimilare.

L’ Intellettuale protagonista del dramma, aveva voluto forzare tutti al rientro nella Grande Città, con l’ intento di trovare un ambiente adatto ove esprimere la sua Cultura. Ma non c’è stato modo di esporre la sua personalità, allontanato dalla meschinità e diffidato come ebreo.

   Arrivano vari personaggi, e la situazione esplosa in ogni contesto viene chiarita, in quanto ognuno tende a far apparire la situazione vissuta; contrastante con le altre a volte, ma certo modellata con particolari sconvolgenti. Quindi al fine appare chiaro che l’ unica soluzione di testimonianza che poteva lasciare il professore protagonista, era il suicidio.

   Frequentemente viene considerato un gesto di remissione, in cui ci si considera perdenti. Ma questa è una valutazione superficiale, perché invece la testimonianza che assume una pesantezza da cui non si riesce ad elevarsi, è la dichiarazione di contrasto a quello che è l’ andamento da cui non si riesce a non essere oppressi, e vien resa chiara la propria radicale disapprovazione col Suicidio. Ed infatti, il protagonista che coordina lo svolgimento della storia narrata, si è ucciso volando dal 3° piano; quindi non compare sulla scena, dato che è morto.

   Ma la sua presenza è viva; per esempio nel fratello, che appare dal 2° atto, che con un atteggiamento diverso nei confronti degli avvenimenti, si rende conto di quanto il Mondo sia diventato misero, ipocrita, degradato e degradante; ma il suo istinto di adattamento lo spinge a far accettare tutto passivamente dalla sua vecchiaia; e Renato Carpentieri riesce a far capire l’ avvilimento di un personaggio, che all’ inizio, assume un comportamento che poco si apprezza. Ma il ruolo della moglie del defunto, breve ma importante sostenuto dalla bravissima se pur anziana Betti Pedrazzi, ha gran significato; perché dalla finestra di casa, ad orario solito, sente l’ allucinazione delle voci di quando i nazisti facevano le manifestazioni aggressive, auspicando alla distruzione.

   Il racconto di un dramma catastrofico che ha avuto una scenografia drammatica, ha imposto a tutta l’ Epoca seguente una degenerazione nei  contenuti e nei comportamenti che la trama del dramma oltrepassa nel significato temporale. Si è instaurato un demoralizzante populismo, che lascia scadere le aspirazioni in facili slogan, ed anche le Grandiosità, essenziali perchè ricche di contenuto, son rese così banali da poter essere raccolte col cucchiaino da caffè, per essere portate nella tazzina, come si fà con un po’ di zucchero.

   La Metafora da cui Bernhard lancia il suo ultimo avvertimento all’ Umanità non poteva trovare momento più adeguato per poter essere considerato attuale: provvidenziale se verrà accolto.

   In tutto il Mondo la Demagogia si sta imponendo, come veniva per gli esultati  provvedimenti presentati dal Furer (chiedo scusa per mancata dieresi). Il comportamento inconsistente nella sua strampalata indicazione morale, sta invadendo ogni luogo, e quel che manca sono i Valori: la realizzazione di quel che bisognerebbe alimentare nella Creatività.

   La situazione, dal 1988 come vengono datati gli avvenimenti, peggiora in modo graduale e progressivo; lo constatiamo nelle Nazioni Guida nell’ ambiente economico e nei piccoli Stati compendiari, come possiamo vedere facilmente anche noi nella nostra piccola Italia: che si è resa dipendente per motivi politici, ma sarebbe esempio nella creatività culturale.

   Individuare una data precisa in cui inserire gli avvenimenti, è stato necessario per poter inserire tutto in maniera coordinata; quel che Bernhard ha offerto come messaggio, non ha luogo specifico in cui circoscriversi, e  limiti di tempo che si sono disgregati completamente.

   Speriamo che la trasmissione, andata in onda su canale 5 della Rai e quindi osservata da più ampio pubblico di quanto possa avvenire in un Teatro, sia stata capita e avvenga una ricezione adeguata, senza affidarsi alle frasi fatte un po’ squallide e remissive: ” però in fondo aveva anche ragione”.

   Non c’è da far Rivoluzioni o imprese drastiche all’ insegna della Violenza; in quanto abbiamo visto quale è sempre stato il loro risultato.

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