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OPPONIAMOCI A CHI HA LA FORZA, MA NON LA RAGIONE

sindacati piazza san giovannidi Francesco Angellotti (AG.RF 28.10.2014) ore 23:17

(riverflash) – Il dramma che tutti gli operai stanno vivendo adesso, è sintomatico di una strategia che è resa evidente se si osserva con critica l’evoluzione storica, e si può valutare quindi verso quale direzione è indirizzata la corrente sociale. Il problema, come sempre, è puramente economico, di cui la politica è solo un riflesso diretto a seconda della direzione intrapresa.

   Questa affermazione, abbastanza ovvia e certo non una scoperta, dovrebbe spingere ad una correzione di rotta, perchè risulta che stiamo ritornando come nell’Epoca Medioevale, con pochissimi signorotti alla giuda degli Stati, una pletora di sanguisughe e leccapiedi che acquista autorità nel servire degradandosi, la massa dei cittadini che sono utilizzati e strumentalizzati, che pur d’aver il pane quotidiano son disposti ad asservirsi indegnamente.

   Ma adesso, diversamente che nel MedioEvo, ci sono i Sindacati, che pensano all’affermazione dei diritti della Classe Operaia. Ed allora è stato necessario inquadrare i Sindacati in modo adatto al predetto cambiamento sociale: dando loro la parola, che espongono con perentorietà e con successo, purchè sia indirizzata ove appare il caso che vada; se no, non hanno spazio nel contesto sociale.

   Non so quanto i Sindacati, i Sindacalisti, se ne rendano conto, ma stanno facendo esattamente il gioco utile alle Aziende per annullare la capacità d’azione della Forza Lavoro. Gli imprenditori attaccano, e licenziano, facendo in modo che il fine di un dipendente non sia, com’è giusto, la creatività e la conoscenza culturale per la profondità della Ricerca, dell’esperienza e della partecipazione, ma essenzialmente per “il posto” e quindi per “il mensile”, che appare sempre più una chimera e distrugge la capacità d’espressione e d’organizzazione delle classi meno abbienti, che si ritrovano tutte unite in difficoltà.

   Così i sindacati, che devono opporsi alle manovre della Classe Dirigente, che fanno? Sciopero! E già, è il sistema tradizionale per opporsi alla gestione dell’Impresa. Si è sempre fatto così, perchè quando si vuol contrastare l’opera dell’antagonista, si contrappone la sua disfunzione, e si blocca la produttività. Ma in questi frangenti, le carte sono cambiate, perchè gli imprenditori minacciano la chiusura delle strutture e di conseguenza licenziano; qual’è la risposta? Sciopero, cioè esattamente ciò a cui mira la imprenditorialità, ovvero, non far lavorare.

   Però in piazza i sindacalisti urlano e strillano, reclamano lavoro ed impiego; son belli e bravi nel protestare, ma non sappiamo quanto son coscienti che lo fanno osservando le direttive impartite da chi sfrutta, così, la forza lavoro. L’arma sicura, per impostare questa struttura d’asservimento e dominio economico, è proprio quella di far strillare le parti antagoniste e farle cianciare d’esser giunte alla vittoria, perchè sono riuscite ad attuare i propri propositi facendoli accettare da chi sembra che siano gli avversari.

   Contrapporsi non andando a lavorare, alle manovre che vogliono negare il lavoro, è l’avvenimento più evidente della contraddittorietà di certe prese di posizione. Dato che modo e maniera tradizionale per l’Operaio di protestare è quello di scioperare, allora tutti a fare Sciopero, ed il gioco è fatto. Bene, ma se le persone messe in crisi non si abbrutissero nell’agglomerarsi nella Massa, ma cercassero una spinta dinamica ed alternativa, per orientare la situazione così precaria verso una direzione produttiva, allora dovrebbero essere anche disposti a cambiare modo per contrastare l’azione da cui ricevono solo oppressione, e presentare delle novità: non violente perchè sono stati abbastanza violente fin’ora ed abbiamo visto che non si conclude il fine per il quale si è partiti, ma drastiche e studiate ognuna per le tante e diverse occasioni.

   Per esempio, una ditta che si trova minacciata di chiusura, visto che la proprietà non regge più l’impresa, rileva l’impianto nella sua globalità e, sopportando le spese che così sarebbero ridotte al minimo, avrebbe l’Utile dalla produzione di quel che è frutto delle loro mani; ognuno secondo le proprie mansioni, la propria competenza, il proprio orario di partecipazione al lavoro, il proprio ruolo nel management… ma senza tante scale di valori e senza tanti picchi di cui non si scorge la vetta.

   Pare ovvio, eppure nessuno l’ha mai detto: sostituire l’Impresa con la Collaborazione; la Fabbrica potrebbe diventare una fonte produttiva per la comunità che ci lavora; l’Ufficio e qualsiasi posto produttivo, mantenendo le diverse mansioni, diventerebbe la fonte di guadagno per coloro che ci lavorano: non stipendiati che creano reddito ai vertici della Ditta, ma tutti partecipi a produrre e sviluppare nella qualità, secondo il filo della convenienza. Così l’opera eseguita è sempre più apprezzata e le entrate sempre maggiori. Certo, il Sistema attuale non porta a questo cambiamento, quindi si dovrebbe essere tutti uniti e coscienti, senza voler imporre la propria forza con violenza, che è sempre qualcosa strumentalizzata da chi si trova adesso a menar le fila; ma imponendo un’alternativa, perchè l’organizzazione è completa e compatta, ognuno con il proprio ruolo ed i propri fini, aspirando ad una produttività che non contrasta e non specula, ma sviluppa e progredisce.

 Il significato di tutte queste parole è un incitamento ad “opporsi a chi ha la forza, ma non la Ragione”; era questo un monito di un capo di governo che è morto ammazzato in un golpe che ha instaurato un governo forte; noi cerchiamo la Ragione!

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