22 Set 2014
OLI DI CUCINA RICICLATI: TAIWAN IMPONE PENE PIÙ SEVERE ALLA CONTRAFFAZIONE DEGLI ALIMENTI
di Consolata Chiantelassa (AG.RF 22.09.2014) ore 08:02
(riverflash) – Il governo di Taiwan comunica di voler imporre pene più severe a coloro che non rispetteranno la legge sull’igiene alimentare in seguito allo scandalo “degli oli di cucina riciclati”. La polizia locale ha portato a termine un indagine che evidenzia come l’azienda avesse venduto ai suoi clienti 782 tonnellate di olio contaminato raccolto da friggitrici e disoleatori, mischiato con scarti di lardo. Già agli inizi di questo mese l’azienda Chang Guann, presieduta Yeh Wen-Hsiang, è stata condannata a pagare una multa per vendita di olio reciclato. Lo stesso manager ha chiesto scusa pubblicamente, inginocchiandosi per poi bere un bicchiere del nuovo olio, prodotto a norma di legge dalla Chang Guann, a dimostrazione della sua bontà.
Adesso a Taiwan chi infrange la legge sul cibo contraffatto dovrà scontare sette anni di galera per aver inquinato il cibo con ingredienti proibiti. Nel caso in cui quest’infrazione provocherà morti, i colpevoli potranno essere condannati all’ergastolo e puniti con maxi-ammende.
Jiang-huah, premier di Taiwan ha fatto sapere mercoledi 17 settembre che le multe per le violazioni saranno aumentate.
Stabilita anche una ricompensa per coloro che collaboreranno con la giustizia. Questa verrà raddoppiata nel caso sia un dipendente che denunci l’infrazione all’interno della sua azienda.
Jiang-huah ha affermato: “L’industria della ristorazione di Taiwan ha subito enormi danni a causa di queste contraffazioni e solo la collaborazione di tutti si potrà sanare la situazione”.
Questa manovra però richiede ancora l’approvazione del Parlamento. La gestione dello scandalo alimentare ha scatenato molte critiche al governo. Nello scandalo sono finiti giganti come 7-Eleven, Starbucks e Cafe’ Express che nei loro punti vendita di Hong Kong vendevano torte prodotte utilizzando olio acquistato da quattro importatori di Hong Kong che si rifornivanoproprio dall’azienda taiwanese Chang Guann, accusata di aver venduto 240 tonnellate di olio adulterato.