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“I nostri ragazzi”: la recensione

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di Valter Chiappa

(AG.RF. 15.09.2014) (riverflash)

Fa così cinema Ivano De Matteo. Prende un tema di scottante attualità, ci costruisce attorno una vicenda generalmente semplice, poi avvolge il filo della trama tendendolo fino al punto di non ritorno. Quindi spegne la macchina da presa.

Il regista, noto al grande pubblico come attore per il ruolo di “Er Puma” nella serie di “Romanzo criminale”, ha già affrontato le dinamiche sociali della passione calcistica (“Ultimo stadio”), la solidità dei valori dei benpensanti (“La bella gente”), il degrado economico e morale dei divorziati (“Gli equilibristi”). “I nostri ragazzi”, titolo dell’ultima fatica non può che essere il contenitore di infiniti temi: la crisi della famiglia borghese, l’incomunicabilità fra generazioni, la caduta dei valori fra i giovani, il ruolo delle nuove tecnologie; roba per chilometri di pellicola.

Si inizia con un delitto assurdo, conseguenza però di un episodio di quotidiana violenza. Il fatto di sangue serve a presentare i due protagonisti: Massimo, l’avvocato con il volto squadrato di Alessandro Gassman, difenderà l’assassino; Paolo, chirurgo pediatrico, interpretato da Luigi Lo Cascio, cercherà salvare il bambino vittima innocente della follia degli adulti. Sono fratelli ma non potrebbero essere più diversi: cinico, concreto e moralmente disinvolto il legale, idealista fino all’inconcludenza il medico.

Hanno due mogli in scontro tra loro. Ma soprattutto hanno due figli, anch’essi quanto mai diversi: Benedetta, la figlia di Massimo, è carina, disinibita e viziatissima, fuma di continuo e gira con la minicar; Michele, figlio di Paolo, è un nerd occhialuto e afflitto dall’acne, autisticamente attaccato alla tastiera del cellulare e palesemente innamorato della cugina. Escono insieme. Ma una sera, di ritorno da una festa, l’imprevedibile: lui ubriaco fradicio, lei che lo aizza, prendono a calci una barbona portandola a morte.

La tragedia irrompe sulla levigata perfezione esteriore delle famiglie, in particolare quando i genitori constatano il freddo distacco dei figli da quello che hanno commesso.

De Matteo lavora bene: costruisce sapientemente il gioco dei ruoli e le dinamiche le parti. Gli attori reggono il gioco: la Mezzogiorno versa secchi di ghiaccio negli occhi verdi per trasformarsi nella madre determinata a proteggere ad ogni costo il suo cucciolo; lo sguardo di carbone di Lo Cascio perde il calore iniziale del medico affabile per diventare quello vitreo di un uomo che sta per perdere il senno; Barbora Bobulova, mite e sensuale, tempera il gelido avvocato, la cui mascella volitiva al termine trema.

De Matteo decide però questa volta di dare un finale alla sua storia; un’azione repentina mal collegabile ad un plot dall’evoluzione lenta e meditativa; una chiusura talmente inattesa e frutto di un’evoluzione così rapida dei fatti da lasciare spiazzato lo spettatore. Pare quasi che il regista si sia voluto liberare di una storia, la cui gravità delle questioni aveva raggiunto un peso insostenibile. Questi pochi minuti di girato tolgono voti a un film fino ad allora molto buono, ma che resta comunque valido anche per la prestazione degli attori, in sintonia fra loro e con il regista.

Fa piacere infine il ritorno di Giovanna Mezzogiorno; bravo come sempre, ma con un po’ di maniera, Lo Cascio. Da menzionare anche anche i giovani protagonisti: Rosabell Laurenti Sellers, già impiegata da Di Matteo in “Gli equilibristi” ha già una notevole esperienza per la sua giovane età; Rosabell Laurenti Sellers è stato il protagonista di “Noi due” di Bertolucci.

“I nostri ragazzi” sarà interessante specialmente per gli appassionati dei dibattiti da cineforum, che avranno temi pesanti come macigni su cui discutere, specialmente se a casa hanno un figlio adolescente.

Voto: 6+

 

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