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NEGLI USA IL BOIA UCCIDE ANCORA, SENZA RISPARMIARE UN EROE DI GUERRA MALATO

Andrew Howard BrannanAG.RF 14.01.2015 (ore 17:26)

(riverflash) – Un Paese civile sviluppa un sentimento di pietà, dono di anni di cultura, che ha portato all’eliminazione della pena di morte. Un Paese moderno non vede in una sentenza penale l’occasione per punire chi sbaglia, ma vede invece l’occasione di aiutarlo a curare i comportamenti delinquenziali. Nella notte italiana gli USA hanno ucciso un uomo di 66 anni, Andrew Howard Brannan, che era incensurato fino al 1998, quando commise il delitto per cui è stato condannato alla pena di morte. Un delitto efferato commesso da un uomo che forse, in quel momento, non era in grado pienamente di intendere e volere. Nel 1998 Brannan uccise un vice sceriffo della contea Laurens che lo aveva fermato per eccesso di velocità, mentre andava ad oltre 160 km/h. Sceso dall’auto, Brannan si era messo a danzare e cantare “sparami”, come hanno mostrato le telecamere sulla volante della polizia, ma poi ha estratto dalla sua auto un fucile e ha sparato ripetutamente al vice sceriffo, Kyle Dinkheller, di 22 anni.

Negli anni della gioventù Andrew Howard Brannan aveva servito con onore gli USA nella guerra in Vietnam, ottenendo riconoscimenti prestigiosi come due medaglie al valore e di una Croce di Bronzo. Nel 1984 a Brannan era stata diagnosticata la sindrome da stress post-traumatico (Ptsd), una malattia che colpisce molti veterani di guerra, e dieci anni dopo i medici gli hanno riscontrato il disturbo bipolare.

La Corte di Giustizia della Georgia non ha tenuto conto del passato senza macchia e della malattia mentale, forse sviluppata mentre serviva gli USA in guerra. Tutte le richieste di sospendere l’esecuzione sono state respinte e Andrew Howard Brannan è stato ucciso con un’iniezione letale nel carcere di Jackson.

Sono cose che succedono in un paese “civile”, culla dei diritti dell’uomo, come gli USA, dove la legge ha ancora il diritto di privare un uomo della vita.

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