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MORTO A 74 ANNI EDUARDO GALEANO, SCRITTORE SUDAMERICANO APPASSIONATO DI CALCIO

eduardo-galeano-2027127(SC) – AG.RF 14.04.2015 (ore 13:44)

(riverflash) – È morto a Montevideo, stroncato da un tumore al polmone, Eduardo Galeano, scrittore e giornalista. Aveva 74 anni e con lui scompare uno dei simboli di quel Latino America, che hanno mescolato l’attenzione alla politica con la passione per lo sport, inteso come calcio. Aveva dichiarato che il calcio regala allegria e piacere, aggiungendo che c’è il piacere quando è giocato bene come sa farlo Messi.

Altro campione ammirato da Galeano era Maradona che oggi da Bogotà ha commentato: “Grazie per avermi insegnato a leggere il calcio”. Di Maradona scrisse così Galeano quando scoppiò lo scandalo cocaina: “Un Dio sporco, che a noi sembra puttaniere, vanaglorioso, ubriacone, bugiardo. Noi però siamo umani e non possiamo stigmatizzare un Dio, usando il nostro metro di giudizio”.

Uomo libero, emblema del sentire latino, aveva tanto sague europeo nelle vene: gallese, tedesco, italiano e spagnolo. La sua era una famiglia borghese e negli anni ’60, a Montevideo, fu direttore di «Marcha», rivista a cui collaborarono, tra gli altri, Mario Vargas Llosa e Manuel Maldonado Denis. Nel 1973 i militari presero il potere in Uruguay e Galeano emigrò in Argentina, da cui dovette fuggire nel 1976 dopo il sanguinoso colpo di stato del generale Videla e il suo nome comparve nella lista dei condannati dagli «squadroni della morte». Scappa allora in Spagna per tornare in Uruguay nel 1985.

Scrittore fertile ha una produzione letteraria importante. In «Il saccheggio dell’America Laina, ieri e oggi» (1971), c’è un’accusa sullo sfruttamento del continente sudamericano a partire dal XV Secolo. Dal 1982 al 1986 scrisse a Madrid i tre volumi «La memoria del fuoco», dove racconta la storia di miti e personaggi delle due Americhe. Uno come Galeano non poteva esimersi da scrivere un libro sul suo sport preferito «Splendori e miserie del gioco del calcio» (1995), dove critica il patto scellerato con le multinazionali e lo snobismo degli intellettuali di sinistra che rifiutano di riconoscere il fascino sulle masse di questo gioco. Il suo ultimo libro l’ha pubblicato nel 2012, con il titolo italiano «I figli dei giorni».

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