9 Set 2013
MERITOCRAZIA: PAROLA TOTALMENTE SCONOSCIUTA IN ITALIA
“riverflash” – Il ragionamento di questa mattina nasce da uno dei tanti incontri fatti con la gente comune (e in questo lavoro ne incontriamo tante di persone) e voglio raccontare un fatto che mi ha particolarmente colpito: recentemente mi sono recata in un ospedale romano, dove ho conosciuto un giovane medico, bravo, serio, preparato e professionale che stava svolgendo il suo lavoro in modo impeccabile. Questo ragazzo (all’incirca 30enne) si è laureato in medicina (in 5 anni) a pieni voti e sta ultimando la sua specializzazione in chirurgia; sono 8 anni che è al seguito del suo Professore, aiutandolo e supportandolo, per cercare di carpire da lui tutti gli insegnamenti e i “segreti” del mestiere; tra i due c’è un bel rapporto di stima e rispetto. Il giovane medico dunque sta ultimando il suo lungo percorso formativo per apprestarsi poi ad entrare nel mondo del lavoro…Ma quale lavoro? Ecco è proprio questo il punto: per entrare a lavorare in un ospedale, occorre vincere un concorso e i concorsi nel nostro Paese (qunado ci sono), si vincono quasi sempre con “l’aiutino”…. E allora? Il ragazzo rischia ora di rimanere fermo, di non poter lavorare e soprattutto di non poter mettere a disposizione delle persone, la sua professionalità e le sue competenze. L’unica alternativa è quella di iniziare a sfogliare i giornali o cercare su internet, una possibilità lavorativa, ma non certo in Italia. E quindi occorre cercare in Europa perché lì sicuramente potrebbero aprirsi nuove strade…. L’Italia non permette alla persone preparate e competenti di lavorare…. basti pensare che ad esempio, i test per accedere alla facoltà di medicina sono diventati “impossibili” da superare: è vero che la domanda relativa agli accessi è altissima, ma di contro la risposta è sempre più bassa…. se ci aggiungiamo poi quelli che noi sospettiamo essere “gli aiutini”, diventa veramente difficile riuscire ad iscriversi alla facoltà di Medicina e Chirurgia… e invece ci sono tanti giovani bravi e volenterosi che avrebbero voglia di costruire la propria immagine professionale in questo campo…e succede così che figli di medici affermati, non riuscendo a passare il test di ingresso, sono costretti ad iscriversi magari a biochimica in alternativa, per iniziare da lì nella speranza poi di acceder a medicina; ma anche questa si sta dimostrando una strada non percorribile e allora dopo due o tre tentativi (che si traducono in anni..) sono costretti a scegliere un’altra facoltà… Insomma se un giovane si laurea nei tempi giusti, si specializza e ottiene buoni voti, deve guardare all’estero perché difficilmente lavorerà in Italia; se un altro giovane motivato vuole iscriversi alla facoltà di medicina, difficilmente ci riesce perché i test sono “impossibili”….. e quindi ci chiediamo: invece di “perdere” professionalità giovani che hanno voglia di lavorare in Italia e “presunte” future professionalità che vogliono lavorare in campo medico, non sarebbe meglio dare a tutti la possibilità di iscriversi all’università di Medicina e Chirurgia e poi fare una rigida selezione sugli esami da sostenere? Quanti ragazzi rimangono anni e anni all’università senza dare esami, mettendo come scusa la difficoltà dei testi da studiare? Forse è proprio lì che occorrerebbe intervenire: dare a tutti la possibilità di studiare ma…. lasciare indietro chi non ha voglia di farlo… questo per evitare che ragazzi giovani, seri e preparati debbano essere costretti a lasciare l’Italia per poter svolgere la loro professione….