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“Mea Maxima Culpa”…Un pugno allo stomaco della Chiesa

REGIA:
Alex Gibney
ARTISTI:
Jamey Sheridan, John Slattery, Chris Cooper, Aaron Ballard, Brady Bryson, Kyle Donnery, Wyeth Freaney, Donagh Gleason, Ethan Hawke, Robert Hoatson, Matthew Ryan Hughes, Larry Hunt, Alexander Primavera, Doriel Printz-Nadworny, Antony Toron
SCENEGGIATURA:
Alex Gibney
DISTRIBUZIONE:
Feltrinelli Real Cinema
PAESE: USA
USCITA CINEMA:
20/03/2013
GENERE:
Documentario
DURATA:
106 min(riverflash) – Il regista americano Alex Gibney, già premio Oscar per “Taxi to the Dark Side”, quindi già pratico della corruzione umana, documenta alcuni dei più scioccanti casi di pedofilia che hanno coinvolto la Chiesa Cattolica negli ultimi anni, partendo dalla testimonianza di quattro uomini sordomuti, Terry Kohut, Gary Smith, Pat Kuhen ed Artur Budzinsky che negli Stati Uniti, insieme ad altri 200 bambini, furono vittime degli abusi del direttore della loro scuola, padre Lawrence Murphy, frà il 1950 ed il 1974 e che solo da adulti hanno trovato la forza di denunciare l’accaduto. L’indagine su Murphy, accusato di abusi su oltre 200 studenti, ha portato alla luce le responsabilità del Vaticano, fino a coinvolgere la Curia Romana e lo stesso Benedetto XVI. Intrecciando i “fatti di Milwaukee” con analoghi episodi accaduti in Irlanda e in Italia, le interviste e i documenti inediti raccolti nel film compongono una sconvolgente requisitoria contro l’omertà nella Chiesa Cattolica.

Questa volta abbiamo l’impressione che il regista Alex Gibney, voglia dare un pugno dritto allo stomaco della Chiesa, proprio in questo momento che la stessa ha deciso di mettere la parola di Dio nelle mani di Jorge Mario Bergoglio (Papa Francesco), che nelle sue prime uscite ha predicato verso un atteggiamento più “francescano“, sia nei confronti dei fedeli ma soprattutto da parte dello stesso Clero. Staremo a vedere cosa questo film di denuncia (e non solo il film!), provocherà nel cuore e nella mente di Papa Francesco.
“Mea Maxima Culpa” rivela come nel 2001 il cardinale Ratzinger, a capo della Congregazione per la dottrina della Fede, diventato poi Benedetto XVI, ordinasse che ogni caso di abuso sessuale coinvolgente un minore dovesse passare per la sua scrivania, facendo essenzialmente di se stesso la persona più informata al mondo sugli abusi perpetrati da preti nei confronti di minori, al tempo impotente di fronte al male.
Muovendo dalle testimonianze di Terry, Gary, Pat e Arthur, il regista americano, indaga e confronta i casi di pedofilia clericale verificatisi in America e in Europa, rivelando la copertura sistematica e largamente diffusa da parte della Santa Sede di stupri e crimini sessuali contro i bambini. Dagli States all’Irlanda, da padre Murphy a padre Walsh, passando per il Messico di Marcial Maciel, amico di Wojtyla ma inviso a Ratzinger. “Mea Maxima Culpa” dà voce alle vittime e argomenta il dossier di oltre diecimila pagine presentato alla Corte penale internazionale dell’Aja, dalla SNAP (Survivors Network of those Abused by Priests) e dalla Ong americana (Center for Costitutional Rights). Destinatari dell’accusa di “crimini contro l’umanità per aver coperto i reati di pedofilia”, il Vaticano, i suoi vertici e Papa Benedetto XVI, che anche dimissionario potrà contare sull’immunità diplomatica in base alle norme dei Patti Lateranensi.
Joseph Ratzinger è giudicato responsabile dalla SNAP di non aver mai preso provvedimenti severi contro gli esponenti del clero che hanno tradito la cura pastorale dei bambini e di essere firmatario dell’epistola De delicti gravioribus, che informa sulle procedure da adottare nei casi di pedofilia clericale. In quella lettera si ribadisce il vincolo del segreto pontificio da mantenere durante la procedura investigativa e processuale. Pena la scomunica. Nel silenzio sono state allora violate altre vite e altre infanzie, che portano scritto sul corpo il loro grido di aiuto ma a cui il mutismo non ha impedito di alzare la voce. Il delicato tema degli abusi trattato da Alex Gibney espone il suo documentario a un perenne sbandamento emozionale, dove la sostanza rappresentata finisce per distrarre dalla forma e dal linguaggio.
L’articolazione narrativa inframezza il racconto orale dei testimoni con la ‘ricostruzione’ didascalica dei fatti, meno efficace delle interviste a causa del carico di messa in scena.
“Mea Maxima Culpa – Silenzio nella Casa di Dio”, descrive molto bene il Male, il tramonto del padre Murphy e di tutti quei ‘padri’ che hanno confuso i confini tra l’umano e il bestiale, abdicato al puro dono della cura, tradito il sentimento legato alla bontà e alla bellezza, infilando la buia notte di un mondo senza Dio.
Ci sembra quasi di finire in una serie fantascientifica (spielberghiana), il documentario di Alex Gibney condivide l’idea che le quattro persone intervistate siano state segnate indelebilmente da un contatto ‘alieno’, il più odioso, che gli ha svuotato e profanato il corpo, abbandonandoli in bilico sull’abisso e davanti a un mondo avvilito. Terry, Gary, Pat e Arthur avevano pochi anni quando Padre Lawrence Murphy esercitò la pratica del dominio nella completa abiura di ogni volontà. La dialettica fra il racconto coniugato al passato e i luoghi e i volti ripresi al presente sembra pertanto soffrire l’assenza di un’idea chiara e univoca di progetto estetico.
Personalmente ci eravamo entusiasmati al film “Sleepers”, di Barry Lavinson, con Kevin Bacon, Brad Pitt, Vittorio Gassman, Dustin Hoffman. Ci aveva lasciato addosso un senzo di tristezza e, ovviamente, di repulsione per gli abusi sessuali praticati, dai loro carcerieri, a quei quattro ragazzini “sfortunati” che, malgrado una “vittoria” finale, non sarebbero mai più stati gli stessi. Ma quest’ultima è una storia “inventata”.
lobo (Ag-RF) – 18.03.2013

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