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MATERNITA’ ASSISTITA (UTERO IN AFFITTO), UNA TEORIA INSOLITA

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AG.RF.(Claudio Peretti).04.03.2016

“riverflash” – Dopo la legge Merlin, in Italia non è più stata legalizzata la prostituzione. A parte lo stretto legame che la nostra società ha con il cattolicesimo sessuofobo, anche i partiti laici e progressisti affermano che la prostituzione non è accettabile per via della mercificazione del corpo femminile, per via dello sfruttamento del corpo della donna, sfruttamento giustamente osteggiato e combattuto per anni dalle femministe e dal loro movimento. Ora, con la discussione della nuova legge sulle unioni di fatto e sulla stepchild adoption, si è iniziato anche a parlare della natalità assistita, ossia del così detto “utero in affitto”. E proprio qui sta il punto: ma come, la prostituzione no e l’utero in affitto si? Cosa c’entra, direte voi.. Secondo me c’entra, e come. Ma andiamo per ordine e vediamo di analizzare i motivi dell’appartenenza delle due faccende allo stesso ordine di cose.

Cos’è la prostituzione da un punto di vista puramente fisico e materiale? Scusate la crudezza, ma non è altro che l’affitto a pagamento, per qualche minuto, al massimo un paio d’ore, dell’organo femminile esterno.

Contro questo “affitto a pagamento” si scagliano tutti, dotti, preti, benpensanti, moralisti e così via.

E ora analizziamo la faccenda della natalità assistita, ossia dell’utero in affitto: lo dice la parola stessa, l’affitto dell’organo femminile interno, per ben nove mesi, non è questo molto peggio, dal punto di vista fisico e temporale, della prostituzione?

Non voglio qui parlare di casi di coppie normali che non riescono ad avere figli (e anche qui ci sarebbe da discutere), ma di due individui dello stesso sesso che pagano profumatamente la donna che deve soggiacere all’inseminazione artificiale e poi portare per nove mesi quel fardello, e che per soldi e solo per soldi, si sottomette a questa lunga fatica, senza poi potersi affezionare ed amare il proprio figlio, perché lo deve consegnare a chi “ha pagato”. Non vi pare che, se si parla dello sfruttamento e della mercificazione del corpo femminile, questa faccenda sia peggio della prostituzione? In entrambe i casi si paga, in entrambe i casi c’entra la donna, in entrambe i casi c’entra la sessualità.

Come mai la prostituzione è giudicata immorale e l’utero in affitto va bene anche dal punto di vista della morale?

Inoltre, continuando il discorso morale, c’è da chiedersi chi sia più colpevole: le prostitute o i loro clienti? La risposta è semplice: la responsabilità è ripartita equamente sulle due categorie, infatti, senza l’una non esisterebbe l’altra, pensateci un po’, quante prostitute ci sarebbero se non ci fosse nessun cliente? E, ovviamente, viceversa.

Ora, venendo all’utero in affitto, quante donne lo affitterebbero se non ci fosse nessuno che vuole avere un figlio in questo modo? E, similmente, quanti richiederebbero questo servizio se non ci fosse nessuna disposta a fare una cosa simile? In quest’ultimo caso, tuttavia, ritengo che la colpa vada assegnata in maniera maggiore ai richiedenti il servizio, infatti penso che molte donne siano disposte a farlo per impellenti necessità economiche.

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