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MARCO PAPACCI: UNA VITA TRA FAMIGLIA, LOTTA GRECO-ROMANA E CUBA

AG.RF  06.11.2013  (N.A.)

(riverflash) – Prima atleta e poi allenatore di lotta Greco-Romana, da anni impegnato nella difesa dei diritti di Cuba, ma anche padre e marito. Conosciamo insieme Marco Papacci!
Breve presentazione: il tuo presente cenni sul tuo passato e la tua famiglia
Mi chiamo Marco Papacci, sono nato a Roma il 9 gennaio del 1968, quarto di otto fratelli. Un’infanzia tranquilla come può essere quella di una famiglia modesta dove quello che c’era andava diviso tra tutti i fratelli e le sorelle. Mio padre era un operaio e mia madre una casalinga (entrambi sono vivi e vivono una vecchiaia abbastanza felice circondati da nipoti e bisnipoti).
Mio padre è stato allenatore della squadra di lotta della Società più vecchia di Roma e una delle più vecchie d’Italia: la BORGO PRATI, dove mi sono formato sportivamente parlando, fino a venti anni. Il mio vecchio è stato per tanti anni un militante attivo del PCI. Mi sono diplomato al Liceo Scientifico Farnesina nel 1988. Ho frequentato per due anni la Facoltà di Scienze Politiche alla Sapienza e poi ho mollato tutto. Adesso alleno la squadra di lotta delle Fiamme Oro della Polizia di Stato.
Sono sposato da sedici anni e ho un figlio di tredici anni.
 
Il ricordo più bello della tua carriera sportiva?
Mio padre mi ha avviato alla carriera sportiva insieme al mio maestro scomparso Armando Tonnicchia. Il primo titolo di Campione Italiano giovanile nel 1981 nella classe Esordienti è quello indimenticabile, poi ne sono arrivati altri.
Le soddisfazioni sono state tantissime, rappresentare l’Italia ai Campionati del Mondo giovanili o nei tornei internazionali è sempre stata una cosa magnifica. Una tra le più grandi rimane quella di aver assistito alle Olimpiadi di Atene come osservatore delle Fiamme Oro, in quell’occasione avevamo quattro dei nostri atleti in gara.
La più grande in assoluto è stato la vittoria di un mio atleta alle Olimpiadi di Pechino, Andrea Minguzzi, oro nella categoria ottantaquattro kg di lotta greco romana. Mi sono emozionato come un bambino.
 
 
Rapporto con avversari e compagni. Che cosa pensi prima di salire sulla materassina?
Con i miei avversari ho sempre mantenuto un rapporto particolare, sulla materassina botte da orbi, rispettando le regole, fuori, amici. Oggi che sono un allenatore è bello ritrovarsi con quelli che in passato sono stati miei avversari, con alcuni ci frequentiamo con le rispettive famiglie.
Prima di salire sulla materassina non penso ad altro che a vincere. Il sacrificio degli allenamenti deve essere ripagato con la vittoria e cerco di trasmettere questo anche ai miei atleti.
Il rispetto dell’avversario e delle regole è sottointeso.
 
 
Puoi descriverci le emozioni e dove “vanno cuore e cervello” sino alla fine della sfida sulla materassina?
Le emozioni che ti assalgono quando sali sulla materassina sono tante. Io mi estraniavo da tutto e tutti, l’unico con il quale riuscivo a comunicare era il mio allenatore.
Chi pratica uno sport di combattimento come la lotta, sa che deve utilizzare entrambi gli “organi”.
Il cuore è quello che ti spinge di là dall’ostacolo, è quello che: “ se non lo hai, devi fare un’altra cosa”, il coraggio di batterti vieni da lì.
Il cervello è quello che nel momento di maggior difficoltà, ti aiuta a trovare la soluzione e mantenerlo lucido sino alla fine del match è una qualità che non tutti possiedono.
 
Reputi più importanti le doti tecniche o quelle mentali?
Nel mio sport se non hai delle buone doti tecniche accompagnate da altrettanti mentali e difficile diventare un grande campione, le une e le altre sono fondamentali e s’inter scambiano sempre.
 
 
Tu di quali ti servi maggiormente?
Oggi quelle mentali e cerco di trasmettere ai miei atleti anche qualche segreto tecnico.
 
Quante volte la settimana ti alleni e dove?
Sei volte a settimana, nella Palestra di Atletica Pesante dello Stadio Flaminio.
 
 
Stai attento nell’alimentazione?
Lo sono stato per tutto il tempo della mia carriera agonistica.  Poi per un po’ di tempo mi sono lasciato andare ma quando ho visto che mi stavo ingrassando troppo, ho ricominciato a mettermi a dieta e nel giro di due mesi ho perso quasi dieci kg.
Che cosa mangi e cosa non mangi?
Poca pasta, zero pane, molto riso, molte verdure, carne bianca, pesce, zero dolci, poco alcol e mi aiuto con prodotti Herbalife.
La tua classica giornata
Sveglia alle 6.45, colazione, accompagno figlio a scuola e moglie a prendere autobus per andare al lavoro, a giorni alterni vado in palestra la mattina o il pomeriggio, qualche volta in ufficio. Quando sono libero la mattina, mi dedico alla solidarietà con Cuba e il pomeriggio in palestra e viceversa.  Preparo il pranzo a mio figlio quando torna da scuola. Mi ritaglio sempre un piccolo tempo per fare la rassegna stampa e per la lettura di un libro che non manca mai. Cinque volte a settimana accompagno mio figlio agli allenamenti di pallanuoto. Dopo allenamento se faccio pomeriggio torno a casa, ceno con la mia famiglia vediamo il tg e poi un paio di ore su internet.
Prima di dormire leggo qualche pagina del libro sul comodino.
I tuoi passatempi.
Leggo molto, cerco notizie che i nostri mass media nascondono.
 
Che cosa fai nel tempo libero?
Faccio delle uscite fuori porta con la mia famiglia o andiamo per musei o a fare delle passeggiate nel centro di Roma.  Mi dedico alla solidarietà con Cuba
Credi nell’amicizia?
 Assolutamente sì, vale più di qualsiasi altra cosa, però è un valore che si sta perdendo.
 
Cosa ti piace e non ti piace del tuo lavoro?
Mi piace trasmettere il mio sapere agli atleti, trasmettere loro la mia esperienza, mi piace viaggiare con loro, dividere momenti belli e brutti, vittorie e sconfitte, crescere insieme. Del mio lavoro non mi piace essere subordinato a un superiore che a volte decide senza consultarmi.
 
Vai al cinema?  Film preferiti?  Ultimo libro letto e il tuo preferito.  Gusti musicali?
Fino a qualche tempo fa ero un frequentatore assiduo del cinema, poi ho diminuito la frequentazione delle sale, specialmente le multisale.  Polizieschi, gialli, storie.  Tutti i film con Robert De Niro, Al Pacino, Meryl Streep, Alberto Sordi, Carlo Verdone, Marco Giallini, Valerio Mastrandrea.
Ultimo libro letto: La cripta dei libri profetici di Davide Mosca.
Il mio libro preferito, uno è poco ne ho letti tantissimi, quelli che ricordo e che mi hanno lasciato un segno: Cien horas con Fidel di Ignacio Ramonet, Uomini e topi di John Steinbeck. L’amico ritrovato di Fred Uhlman, Trilogia del Millennio di Stieg Larsson, L’Azteco di Gary Jennings e Il Che, una vita rivoluzionaria di John Lee Anderson. Gusti musicali: tutta la musica rock degli anni ’60, Pink Floyd, Bob Dylan, Joan Baez, la musica folk, Guccini, Bennato, De Gregori, la musica cubana popolare.
 
 
Sogni nel cassetto.  Mare o montagna. Viaggi fatti o che sogni di fare.
Mio figlio laureato.
Montagna.
Tutti i viaggi fatti a Cuba, uno più bello dell’altro. Quello che sogno di fare è girare per tutta l’America Latina e poi tutto il Nord America, Canada compreso.
 
Curiosità su di te.
Ho tre tatuaggi, parlo e scrivo perfettamente spagnolo senza mai averlo studiato, fumo sigari cubani.
 
Segui la politica e cosa ne pensi.
Sì, sono stato un militante comunista della FGCI, del PCI, poi a seguire di Rifondazione Comunista e del PDCI. Ora sono un deluso dalla politica italiana. La classe politica italiana non rappresenta più nessuno se non se stessa. Mi vergogno di essere rappresentato in parlamento da certi miseri personaggi senza eccezione alcuna.
 
Che cosa pensi del fenomeno immigrazione?
La storia si ripete, noi eravamo un popolo di emigranti, ora non accettiamo chi scappa dai rispettivi paesi dove ci sono guerre e miserie.  Nel caso dei profughi di guerra dobbiamo accoglierli, nel secondo caso, bisognerebbe intervenire nei loro paesi non per bloccare la loro fuga ma intervenendo a insegnare loro tutta una serie di cose, raccolta acqua, agricoltura, costruire infrastrutture, scuole etc. etc. Certo che non si può farli arrivare nel nostro paese e poi rinchiuderli in luoghi fatiscenti e inumani dove è logico che tentino di scappare e qualcuno di loro poi è portato a delinquere. Sono comunque dell’idea che non dobbiamo avere paura del diverso. Dobbiamo aprirci al mondo, alle nuove culture.
Vivi la crisi del lavoro?
No fortunatamente non la vivo perché ho un posto fisso.  Lo stipendio non basta.
Che cosa cambieresti di questo mondo?
 E’ una domanda complessa. Tante cose.  Una su tutta: l’enorme disuguaglianza sociale. Lo strapotere delle banche e dei mass media, l’arroganza dei Paesi del “primo mondo” nei confronti di quelli del Terzo Mondo.
Come ti rapporti con il volontariato?
Dedico al volontariato molto tempo quando non lavoro. Ho sostenuto in passato diverse Onlus in particolare relative all’adozione a distanza in particolare per aiutare economicamente i bambini palestinesi e altre che sostenevano progetti agroalimentari a Cuba. Oggi mi dedico alla solidarietà con Cuba e la sua Rivoluzione.
 
Che cosa puoi rivelarci su vita dura?
 Cinquantacinque personaggi sono venuti a conoscenza di un gravissimo caso di violazione dei Diritti Umani, di un’ingiusta condanna che scontano alcuni individui nelle prigioni del paese più potente del mondo. Dieci Premi Nobel hanno appoggiato questa campagna meno che uno.
Queste importanti 55 persone di tutti i settori ,politico, sociale, religioso, culturale, artistico e sportivo hanno deciso di fare un appello. A chi e per chi? Manca poco per scoprirlo.
Visitate www.vitadura.it il 16 novembre 2013.
 
Quale il tuo rapporto con il mondo cubano?
Lavoro a stretto contatto con le istituzioni cubane, in particolar modo con l’ICAP (Istituto Cubano Amicizia con i Popoli). Per il mio lavoro di solidarietà e di appoggio alla Rivoluzione Cubana e al suo popolo, nel 2006 sono stato insignito dal Consiglio di Stato della Repubblica di Cuba con decreto firmato dall’allora Presidente della Repubblica, Fidel Castro, della Medaglia dell’Amicizia, una onorificenza  di altissimo valore. Dimenticavo di dire che mia moglie è una cittadina cubana. Cuba è un paese meraviglioso, ha una storia incredibile che ha lunghi e memorabili legami con l’Italia. Un paese che ha raggiunto standard di vita da far invidia a molti paesi sviluppati in tantissimi settori. Uno per tutti: nel campo della salute e dell’istruzione.
Perché hai deciso di creare l’associazione Italia Cuba?
Io non l’ho creata. Questa è stata creata nel 1961, anno dell’aggressione mercenaria statunitense della Baia dei Porci, quando 1500 mercenari appoggiati dagli USA hanno cercato di invadere Cuba e sono stati sconfitti in 72 ore dalle truppe di Fidel Castro e Che Guevara.
Sorsero in tutto il mondo movimenti di protesta contro gli Stati Uniti e in Italia si creò l’Associazione Nazionale di Amicizia Italia-Cuba. Io ne sono diventato un militante nel 1988 quando per la prima volta sono andato a Cuba e nel 1993, sono stato eletto Segretario del Circolo di Roma, uno dei più attivi se non il più attivo oggi in Italia per numero di attività. Una associazione strutturata su quasi tutto il territorio nazionale con circa 5 mila associati e una ottantina di circoli.
Nel 2010 sono stato eletto nella Segreteria Nazionale. Ho deciso di aderire a questa associazione per appoggiare il suo sistema politico, per lottare contro il Blocco economico finanziario e genocida che gli USA da 52 anni applicano contro l’Isola, per battermi contro le azioni terroristiche che questo paese ha subito dal grande vicino del nord e perché ho visto che Cuba è la dimostrazione che esiste la possibilità di creare un mondo diverso, una società più giusta , una società più umana, dove esiste un popolo felice nonostante le difficoltà quotidiane.
Con questo non voglio dire che rappresenta il paradiso terrestre, ma non è comunque l’inferno che ci viene raccontato dalle grandi corporazioni dei mass media occidentali e dalla mafia cubano-americana di Miami.
papacci marco
marco papacciDurante una manifestazione pro Cuba (1)Marco-Papacci 06

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