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I macchiaioli, le collezioni svelate al Chiostro del Bramante

26_Signorini, Ponte Vecchio

di Sabrina Sciabica (AG. RF. 21.03.2016)

(riverflash) –  La mostra I macchiaioli, le collezioni svelate al Chiostro del Bramante fino al 4 settembre 2016 è, prima di tutto, un elogio del collezionismo e di imprenditori appassionati, colti e sensibili, che hanno saputo riconoscere l’arte, tutelarla e poi renderla fruibile ad un ampio pubblico. Il percorso, non a caso, è organizzato in nove sezioni che portano il nome del mecenate che ha raccolto opere di diversi autori.

Ammiriamo, in totale, oltre cento quadri di un importante periodo storico italiano che va dalla seconda metà dell’ottocento ai primi del novecento. In questi anni, nella zona livornese di Castiglioncello, si sviluppa un nuovo cenacolo culturale formato da pittori come Telemaco Signorini, Odoardo Borrani, Raffaello Sernesi, Giovanni Fattori, Vincenzo Cabianca, Giovanni Costa e altri che lavorano intensamente per rappresentare il vero, la bellezza della natura attorno a loro.

Sono principalmente dei vedutisti e ce ne rendiamo immediatamente conto guardando i soggetti qui esposti: campi di grano, coltivazioni, pagliai, orti, popolati da lavoratori come gramignaie, filatrici, contadini, bovini e altri animali di campagna.

Si tratta, però, di un modo nuovo di dipingere, decisamente lontano dalla classicità, tanto che il termine macchiaioli fu utilizzato per la prima volta in senso dispregiativo e successivamente abbracciato dagli artisti per distinguersi dalle altre correnti. Una pittura vera e intensa, e allo stesso tempo delicata. La bellezza primitiva dei paesaggi è catturata in immagini semplici e poetiche, caratterizzate, più che da linee o tratti, da macchie piene di colore in modo che la fattura risulti evidentemente più ruvida e irregolare, tanto da poter distinguere il rilievo delle pennellate.

I toni sono pacati e distesi ed evocano pace e tranquillità, come nella splendida tela Uliveta a Settignano di Signorini; oppure descrivono il dinamismo e la vitalità del mondo campestre, come nel pastello di Fattori  in cui si rappresentano butteri e cavalli dal titolo Incontro fatale, entrambi provenienti dalla collezione Bruno.

Altro celebre mecenate dell’epoca fu Gustavo Sforni che a Firenze, nella sua Casa Sforni, collezionava addirittura opere di Rodin e Medardo Rosso. Nello spazio a lui dedicato, oltre a numerose opere di Fattori, ammiriamo anche un kokemono (dipinto tipico giapponese su un rotolo di seta appeso in senso verticale) al quale l’intellettuale fiorentino amava accostare i dipinti italiani.

La collezione di Camillo Giussani affianca alle opere di macchiaioli illustri come Sernesi (Marina a Castiglioncello) e Borrani (L’analfabeta), l’impressionista Federico Zandomeneghi (Place du Tertre) e Giuseppe De Nittis (Place de la Concorde). Al Chiostro, inoltre, sono in mostra varie opere di Boldini come il Ritratto di Giorgio Capranica del Grillo e il Ritratto della Marchesa Vettori.

Altri luoghi di ispirazione per i macchiaioli furono le campagne fiorentine e il caffè Michelangelo di Firenze divenne luogo di incontro per i pittori più prolifici.

Dalla collezione Borgiotti, ammiriamo il Ponte Vecchio di Firenze di Telemaco Signorini. In esso trapela un forte realismo nella rappresentazione delle diverse classi sociali: l’eleganza della donna e delle figlie con tanto di fiocchi e cappelli è contrapposta alla figura della piccola venditrice con lo sguardo basso e l’espressione triste. Il brusio della strada affollata è reso attraverso il movimento dei numerosi personaggi ritratti, figure che sembrano vive. La luce arriva da un cielo solcato da qualche nuvole e inonda le finestre ai lati del ponte e i banchi da lavoro chiusi da ante di legno. Con questa immagine molto raffinata, un olio su tela del 1878 recuperato addirittura sul mercato inglese e raramente esposto al pubblico, termina la rassegna, ricca di opere e di colori della natura.

 

 

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