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MA IN CHE STATO VIVIAMO?

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AG.RF.(di Claudio Peretti).04.10.2014

 “riverflash” – Ieri ho partecipato ad una riunione genitori/insegnanti in una scuola elementare statale di una buona zona residenziale di Roma. Non si è tanto parlato di programmi, quanto di problemi dell’edificio scolastico:

  1. su tre finestre della classe di mio nipote, due tapparelle su tre sono rotte e non si possono alzare ( i bambini stanno al buio),

  2. nel suo piano, in cui ci sono 5  classi, c’è un solo bagno su quattro funzionante.

Alcuni genitori si sono proposti di sistemare le cose: per le tapparelle si sono offerti tre papà ed un nonno per ripararle gratis.

Per la riparazione dei bagni si è offerto un papà, titolare di un’impresa di costruzioni…

Non c’è stato nulla da fare: i regolamenti, le leggi, ecc. vietano che si possano fare questi lavori gratis: ci deve essere una gara d’appalto, la selezione dell’impresa vincente ecc. ecc.

E la scuola, da mesi, langue nel più totale abbandono, peggio delle scuole del terzo mondo!

E poi ci lamentiamo che non c’è il lavoro, ma non ci rendiamo conto che tutto in Italia è governato da troppe leggi, regolamenti, norme, decreti attuativi e così via? Se uno sa fare un mestiere deve fare mille domande, deve passare attraverso le forche caudine della concorrenza, aggregata in associazioni da categoria e così via. Ricordate il problema dei taxi a Roma? Non si sono potute assegnare nuove licenze poiché i tassisti esistenti hanno minacciato scioperi e blocchi al traffico.

Ho un caro amico che ha un uliveto in Sabina: al tempo della raccolta delle olive amici e parenti gli danno una mano, tutto normale, si dirà. Ebbene, anche questo non è possibile: una volta sono passati i funzionari dell’INPS e gli hanno fatto una denuncia, per cui ha dovuto pagare una multa salata per via del “lavoro nero”.

Insomma, se ho un frutteto con alberi che fanno troppi frutti non posso andare al mercato, sistemare  una bancarella e vendere quello che non riesco a consumare: devo aprire una partita IVA, chiedere la licenza di ambulante ecc. ecc. Intanto la frutta marcisce e non si può venderla a prezzi ragionevoli a chi la vuole!

E poi ci lamentiamo che non c’è il lavoro: ma come fa ad esserci se è così difficile inventarsene uno? Ormai il lavoro esistente è il solo che può esistere, con l’aggravante che anche quello va sparendo per via delle tasse eccessive: di lavoro nuovo è impossibile crearne in Italia. Abbiamo oltre 65.000 leggi, siamo il paese Europeo che ha il maggior numero di leggi in assoluto. Tutte le regole sul lavoro servono a proteggere chi il lavoro lo ha già ed il sindacato, per i giovani, non solo è impossibile accedere al mercato del lavoro esistente, ma è anche impossibile inventarsene uno. Cosa ci è successo? Le filosofie orientali dicono che ogni cosa, ogni essere vivente, ogni organizzazione umana ha in sé il seme della sua rovina: ebbene, la nostra organizzazione del lavoro con i suoi protezionismi, con tutte le garanzie, le regole, i diritti acquisiti si sta autodistruggendo. A nessuno interessa più investire in attività lavorative in Italia a queste condizioni. Quei pochi che hanno capitali li investono in titoli di stato, nel cambio delle valute, chi investe più in azioni di ditte italiane?

E allora cosa fare, come uscire dal tunnel? Se non si cancellano decine, centinaia, migliaia di leggi, l’unica salvezza è quella di non osservarle: il lavoro nero. Dove si riesce a fare questo, senza mettere di mezzo i sindacati per la contrattazione del contratto di lavoro fra il singolo e l’impresario, ebbene, in quelle regioni qualche cosa si riesce ancora a fare. Poi mi viene da ridere quando i sindacalisti parlano di diritti acquisiti irrinunciabili…. Anche il diritto alla vita è irrinunciabile, ma ricordiamoci che nessuno di noi può sapere se domani sarà ancora vivo!

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