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LETTERA APERTA DI UNA LETTRICE ALLA QUALE E’ STATO IMPEDITO DI VOTARE

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AG.RF.(MP).03.06.2014

“riverflash” – Può la mancanza di un timbro sulla tessera elettorale o una linea “anomala” sulla stessa, impedire (per un cavillo burocratico), ad una “matura” donna, di votare e compiere il suo dovere di cittadina italiana? Come si fa a proibire questa cosa ad una elettrice che crede fermamente nel valore della Patria, che l’ha sostenuta, rispettata e amata, e voleva quindi partecipare e dire la sua, in occasione delle elezioni europee del 25 maggio scorso? Evidentemente si può….. In questo caso le rigide regole della burocrazia, hanno avuto il sopravvento sull’amore per la Patria e la voglia di votare con coscienza di una donna, che ha visto passare davanti sé, nella vita, tante e tante cose e nonostante ciò, crede ancora che andare a votare, sia il dovere imprescindibile di ogni cittadino e in un momento “delicato” come quello che stiamo vivendo, nell’assoluta mancanza di valori, fa piacere constatare che esistano ancora persone che la pensano così: ecco perché pubblichiamo volentieri questa lettera che ci è appena giunta in redazione:

 “Sono una caparbia signora di quasi 90 anni.

Le forze del mio corpo cominciano ad abbandonarmi ma non quelle della mente e del cervello; anzi, mi rendo conto che gli innumerevoli eventi, gli episodi drammatici o gioiosi, le incredibili reazioni mie o degli altri che hanno riempito la mia vita, hanno arricchito me stessa rendendomi consapevole di una cultura e di una conoscenza che nessun altro corso di laurea avrebbe potuto darmi.

Chi mi legge ed è abbastanza attempato, conosce il periodo storico in cui sono vissuta; nell’infanzia: il fascismo; nell’adolescenza: la guerra, i suoi tragici eventi,la morte la fame e più tardi il desiderio di lottare insieme per aiutarci con serenità e solidarietà a tornare ad essere un grande paese.

E’ abbastanza ovvio che a 21 anni ( si diventava maggiorenni a quella età) ero con quelle donne che per la prima volta venivano ammesse a votare.

Sono stata orgogliosa e fiera perché finalmente sentivo di poter partecipare con il mio piccolissimo pensiero alle grandi scelte della mia patria.

Naturalmente, da quell’evento eccezionale, non ho più trascurato il mio dovere di elettrice.

Ma poi è arrivata domenica 25 maggio 2014 e non mi è stato più concesso di adempiere ad un mio dovere.

Secondo gli indifferenti ed impudenti ragazzi del mio scanno elettorale la mia tessera mancava di uno spazio o un timbro o una linea che non permetteva la votazione. 

Ho chiesto collaborazione ai livelli più alti, anche in considerazione della mia longevità e la dura risposta è stata : “ Vada alla Storta ( ero in Via Cortina D’Ampezzo) dove sta la XV Circoscrizione ed avrà subito la nuova tessera.

Ho scritto all’inizio che sono caparbia?  Accompagnata da una amorevole nipote sono arrivata alla Storta ( un’ora nel traffico) poi alla Circoscrizione dove circa duecento persone erano in attesa: previsioni di sosta in piedi almeno 2 ore. La mia caparbietà non ce l’ha fatta ed ho dovuto rinunciare.

So bene di non aver influenzato nulla ma ho capito, ancora meglio, che non è la sola crisi generale a farci vivere in tanto disagio. Purtroppo ci manca quel desiderio di aiutarci, di essere uniti da un fine comune, di far prevalere l’onestà e l’etica e di sentire che insieme si raggiungono obiettivi incredibili: io l’ho già vissuto.

Ringrazio chi mi concederà di essere letta: se anche pochissime persone capiranno ciò che intendo mi sentirò ripagata del torto subito.

Aggiungo, per avvalorare la mia esperienza, che anche mio fratello  di anni 94 in quartiere diverso, ha subito lo stesso trattamento con lo stesso finale.

Perché è così frequente usare sgarbi piuttosto che stringersi in gesti di solidarietà e di reciproco rispetto?

E’ motivante sentire di appartenere ad un popolo che sa sostenersi e che confida lasciare salute, pace e lavoro ai suoi giovani. 

                                                                                                          Vittoria Pucci

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