AG.RF 01.08.2014 (ore 23:12)
(riverflash) – Quando scoppia un conflitto, le prime vittime sono le generazioni più giovani. I bambini subiscono le conseguenze peggiori delle guerre: portano perenni cicatrici sociali e psicologiche che ne condizioneranno l’intera esistenza.
In Sud Sudan, nei campi per sfollati, vivono migliaia di bambini che con la guerra, i proiettili, la violenza, le armi hanno imparato a convivere. Per questi bambini la brutalità e la morte sono diventate costanti quotidiane.
Lo scoppio di un conflitto, l’inizio delle violenze e degli scontri armati sconvolgono irrimediabilmente l’esistenza di migliaia di persone: una guerra rappresenta sempre un punto di non ritorno per un intero popolo.
Le prime vittime dello stato di guerra sono le generazioni più giovani, coloro che hanno meno difese. I bambini subiscono le conseguenze peggiori delle guerre: portano perenni cicatrici sociali e psicologiche che ne condizioneranno l’intera esistenza.
Come i bambini nel campo di Malakal, in Sud Sudan, nello stato dell’Upper Nile, uno dei più martoriati dal conflitto che insanguina il paese da Dicembre 2013. A migliaia vivono nel campo, la città fuori è completamente distrutta: sorvolando la zona non si vedono che macerie. I combattimenti tra l’esercito governativo e le milizie ribelli per il controllo della zona hanno costretto alla fuga oltre 20.000 persone, che adesso vivono sfollate nella base delle Nazioni Unite.
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