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Le riuscite coreografie di «TERRAMARA» al teatro Secci di Terni

terrramara-1di Francesco Angellotti (AG.RF 22.01.2016) ore 23:20

(riverflash) – Diverse sono state le coreografie dello spettacolo “Terramara”; anche perchè sono state date diverse interpretazioni al significato del Titolo. Si è pensato che fosse una simbiosi tra le parole Terra e Marna, che segue il principio di una Terra Rigogliosa, che arricchita fin dall’ Età del Bronzo diventa Terra Florida;  altre voci, un po’ forzate, vogliono ricollegare la seconda parte della parole “amara” con il significato di “amore”, svolgendo sopra archetipi molto fantasiosi che fanno assumere l’atteggiamento da Intellettuale. Il nome Terramara m’è venuto da ricollegarlo istintivamente a “Fontamara”, il libro di Ignazio Silone sulla dura situazione di poveri contadini d’ Abruzzo. Il parallelo forse non collima del tutto con la proposta del coreografo Michele Abbondanza, ma le scene narrano la vita di una Coppia nella struggente realtà delle Terre di Sicilia, con tutte le frustrazioni, il lavoro, le difficoltà, l’amore, i disaccordi e l’ intesa… quel che testimonia la quotidianità di vita di una Coppia dei campi, in Terra Sicula.

   Significativa la presentazione di Antonella Bertone, che conduce la Compagnia insieme a suddetto coreogafo; ha messo in luce la nuova dimensione scenica, molto più spoglia nei particolari ma, possiamo confermare, ricca di vita nel movimento della danza, vissuta nell’attualità.

   In questo modo Antonella Bertoni si è data cura di rinnovare l’ allestimento, molto essenziale ma con delle trovate riuscitissime. Con un discorso sulla stessa lunghezza d’onda,  Lucio Diana, coadiuvato da Andrea Gentili nella direzione tecnica, ha mostrato di avere molta inventiva allestendo una scenografia indovinata, nonostante l’essenzialità di cui disponeva.

   Primarie, come sempre in un balletto, sono le musiche. Tre gli autori che inducono a fidarsi, nomi che non si discutono: Bach, Yared, Borè;  questi pilastri hanno, però, una funzione secondaria rispetto a quello che sul programma viene definito “musiche della tradizione popolare”. Viene ampliato il concetto nella presentazione all’interno del programma, spiegando il tema come “un fitto intreccio di suggestioni d’origine etnica: ungheresi, indiane, rumene, siciliane”. Può darsi; tanti particolari, strani ma adeguati, possono trarre origine da composizioni orientali; ma il ceppo dominante di tutta la Rappresentazione è la Musica Siciliana: con i suoi motivi, le sue canzoni, i suoi ritmi, le sue sofferenze e le sue speranze; il repertorio da strumenti e voce è una caratteristica insita nel popolo del sud, ed è l’Anima che si mette in luce, cercando riscontro, dando vita ad una tematica che cerca unione – condivisione – contatto – esperienze – forza – sofferenza – amore (messo per ultimo perchè fa più effetto).

   In tutto questo contesto, si è ammirata un’esibizione straordinaria di Eleonora Chiocchini e Francesco Pacelli: se nell’esperienza quotidiana trovano unione ed armonia come sulla scena, sono una coppia perfetta.

   E’ incredibile come si muovono aleggiando nell’aria, in perfetta sincronia; hanno un’ intesa nell’ articolazione del corpo che danno l’impressione d’ammirare un unico elemento, che si muove con agilità acrobatica nella massima naturalezza. Certe figure sembrano le più naturali nell’espressione quotidiana; al solo pensare all’esecuzione, non si capisce come siano possibili.

   Tutto in una alternanza di tempi e movimento in continua successione. Lentezza molto dolce o sofferta, con lunghi tempi d’immobilità assoluta; ma poi, d’improvviso, si scatena la passione, interpretando tanti risvolti che hanno del “normalissimo”, ma sono scovati nell’intimo e si mostrano nel loro significato: drammatico o esaltante.

   Con una sincronia ed abilità incredibile, d’una eleganza straordinaria. Eleonora e Francesco si sono esibiti in questa rappresentazione, al Teatro Secci per il Teatro Stabile dell’Umbria, in maniera che merita solo Lode.

   E’ da notare come in Umbria viene data importanza all’Arte ed allo Spettacolo; non pensiamo solo (Solo) allo stipendio ed al Posto di Lavoro di chi viene licenziato dalle Acciaierie, che anche quello è un problema che bisogna risolvere senza tante chiacchere, che sono solo disgustose ed avvilenti.  Ma certe manifestazioni, che si verificano radicate nell’animo di tutti i cittadini, non possono essere sacrificate, con la scusa di sostituirle con il pane quotidiano. Il problema, è quello che bisognerebbe arrivare alla Risoluzione dei Problemi cambiando Sistema: Economico e Sociale. Continuando nella Linea Intrapresa, unico risultato è quello che stiamo attuando, andando sempre più ad Infognare i Valori a cui teniamo tanto, che vengono esaltati solo a vuoto.

   Invece la cultura sia una fonte per scoprire una Nuova Strada che è urgente percorrere. La vita siciliana di cui abbiamo ammirato l’espressione di Eleonora e Francesco è un esempio importante. Invece, stiamo andando sempre verso una situazione peggiore. In questo balletto dalla coreografia del 1991, i due interpreti svolgevano la loro “fatica” lavorando in un campo d’aranci. Adesso, andando in Sicilia, noto gli alberi ricchissimi di bellissimi aranci; che non vengono più colti, ed i rami si spezzano non sopportando il peso; gli agrumi conviene importarli dal Marocco o comunque dalle terre Africane.

   Signori miei, rendiamoci conto che i conti non tornano: qualcosa bisogna cambiare.

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