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LE RICADUTE ECONOMICHE DELLO SCONTRO IN UCRAINA

Vladimir Putin di Giuseppe Licinio – AG.RF. 14.08.2014

 

La decisione, attraverso un decreto, del presidente russo Vladimir Putin di «vietare o limitare» per un anno la vendita di «prodotti agricoli, materie prime e generi alimentari provenienti dai paesi che hanno aderito alle sanzioni contro la Russia», sta generando le prime ricadute economiche in tutta Europa.

Le ripercussioni negative non si limitano all’import-export con la Russia ma anche a quello con l’Ucraina, scossa dalla crisi economica. Ripercussioni negative anche negli scambi fra paesi dell’UE, per via dell’indotto e delle subforniture (l’Italia, ad esempio, è strettamente connessa alla Germania per cui uno stop dell’export in Russia o in Ucraina di una impresa tedesca ha ricadute immediate anche da noi).

Per adesso, quindi, le sanzioni riguardano solo il fronte agro-alimentare. Vietate le importazioni di carne, verdura, frutta, pesce, latte e derivati da Unione Europea, Stati Uniti, Australia, Canada e Norvegia. L’embargo esclude vini e spumanti per due motivi. Primo: uno dei più importanti oligarchi russi, Rustam Tariko, è proprietario di molte aziende vinicole in Europa (fra cui Gancia) e quindi eventuali sanzioni sarebbero state un boomerang. Secondo: il premier francese Hollande non è tra gli oppositori più intransigenti a Putin (e per di più ha appena consegnato alla Russia due navi militari) e quindi i vini per adesso sono risparmiati dalle sanzioni.

Nel 2013 l’Italia è stato il quinto fornitore della Russia per un volume di affari pari a circa 10,4 miliardi di euro di cui 706 milioni il valore del solo export agro-alimentare. Secondo i dati forniti dalla Commissione europea e dalle Nazioni Unite i danni per l’Italia ammonterebbero a 163 milioni (183 per la Coldiretti). Contrariamente alle previsioni, però, l’Italia non è fra i paesi più danneggiati dall’embargo risultando all’undicesimo posto (al primo posto c’è la Norvegia con ricavi a rischio per 1,53 mld di euro seguita dalla Lituania con danni per 927 milioni).

In ogni caso le ricadute economiche sono già tangibili. La Fruit Modena Group ha già rescisso un contratto per l’esportazione in Russia di pere. Decine di tir provenienti dal mercato agroalimentare di Padova con tonnellate di frutta e verdura sono stati rispediti indietro alla frontiera. Stessa fine una colonna di tir proveniente da Verona con un carico di mele. Disdette di ordini che piovono a continuazione. Danni quantificabili, per il solo mercato agroalimentare di Padova, in 20-25 milioni di euro.

Le scelte del comitato di esperti incaricato da Putin di elaborare il piano sanzioni, sono state molto meditate per evitare di rimanere scoperti in settori determinanti. Infatti il ministro dell’agricoltura Nikolaj Fiodorov ha già indicato i paesi da cui verrà importata la merce per compensare le importazioni bloccate: Azerbaijan, Argentina, Cile, Cina, Iran, Uzbekistan e Turchia. Paesi che stanno triplicando i loro contratti con la Russia ma non senza qualche grattacapo diplomatico. E’ il caso della Turchia che fa parte della Nato ma non della UE e quindi può vendere alla Russia. Con grande disappunto delle aziende europee.

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