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LE NOZZE DI FIGARO: un’opera allegra che irradia un grande messaggio di Mozart

di Francesco Angellotti (AG.RF 06.06.2020)

(riverflash) – La rassegna d’Opere presentata su Rai 5 è molto bella, perchè il significato intrinseco d’ogni testo rappresenta un bagaglio che arricchisce l’animo: in questo momento storico in cui s’espande la crisi collettiva; per mancanza di personalità, che dovrebbe trovare espressione nella creatività. E quel che comporta l’ Epidemia induce ancor più all’isolamento, oscurando le propria essenza; non siam più come credevamo d’essere, ormai mascherati dietro un fazzoletto; non abbiam più distinzione tra noi. Reazioni sarebbero, anzi sono, segno d’ incoscienza, ma l’effetto non è facile superarlo.

   Eppure queste Opere che son trasmesse da Rai 5, portano Valori importanti ad essere valutati ed assorbiti. Son svolti quasi tutti presso il Teatro alla “Scala”, a parte qualche rappresentazione alla Fenice, che esplode nell’eleganza edificata in un gioiello unico come Venezia.

   In un teatro in cui l’eleganza è soverchiata dal Lusso, e la raffinatezza si presenta esaltata, sono state riprese da Rai 5 soprattutto composizioni presentate da Giuseppe Verdi; è un Grandissimo Compositore, che ripropone sempre il Dramma, dietro a cui si velano significati diretti verso la politica dell’epoca, e che faremmo bene a considerare anche noi. Tutte le Opere verdiane hanno trovato ottima espressione in un ambiente che ha accolto con la massima sontuosità la pesantezza di tragedie, che non raramente trovano soluzione nell’enfasi del sacrificio (tranne l’ultima, il “Falstaff”: composta da Verdi a più di 80 anni, che abbiamo precedentemente commentato).

   Si è ben pensato a dare un tocco d’allegria alla serie di rappresentazioni del ciclo. Allora il Teatro è sembrato adatto cambiarlo, portando sugli schermi una rappresentazione svolta all’ “Opera” di Roma ad ottobre del 2018. L’eleganza è certo altrettanto evidente, ma la struttura non pesa nella intransigenza che delimita la forma ed il comportamento, che non deve alterare l’impetuosità del contesto. Il Teatro dell’Opera si trova molto più inserito nella città; mentre la Scala conforma tutta la zona di una certa ala d’esuberanza. L’Opera vive la sua classe ampliandola a tutto il popolo.

   La musica proposta per televisione ha coinvolto in modo molto acceso; anche se la raffinatezza era nel messaggio, lanciato con le battute.

   Una raffinatezza che solo un genio poteva esprimere così audacemente. Infatti calcolate che Wolfgang Amadeus Mozart, è il primo autore che rifiuta il servilismo imposto come impostazione feudale, e si afferma come “libero professionista”: con la gloria che lo ha esaltato. Per la prima volta si è incontrato con il librettista Lorenzo da Ponte, con cui ha svolto anche altre Opere, ed ha steso la partitura de “Le Nozze di Figaro”; non si era abituati ad applaudire una composizione di questo genere, e l’umorismo spesso faceva trascurare i sottintesi e le allusioni lanciate dai personaggi.

   In fondo si deve considerare che la triade Mozart – Haydin – Beethoven  rappresenta la prima scuola di Vienna: nel genere anche se non in classe.

   Bravissimo nella direzione Stefano Montanari, che nelle parti recitate ha suonato il fortepiano; lunghissima la lista dei cantanti, di cui non possiamo trascurare i nomi di Andrey Zhilikhovsky nel conte d’Almavia, Elena Sancho una bellissima Susanna, Vito Pirante il promesso sposo Figaro ed il cherubino, a cui è stato data la voce da donna di Miriam Alliano; la contessa, a cui ha dato voce Federica Lombardi, assumeva un ruolo determinante, perchè nelle tante vicende ilari e scherzose, ove la burla provocava anche risentimenti, lei ha mantenuto una razionalità ed un’autonomia da dar impostazione a tutta l’Opera, cercando il suo significato.

   Vorremmo tornare a commentare la scelta di Samal Blak, che curava scene e costumi, per cui son comparsi i cantanti in abiti attuali. Sarei ripetitivo, e quindi mi risparmio dalle considerazioni; pongo solo la domanda a chi interessa: bisogna mostrare l’attualità della musica, per cui gli interpreti hanno figure attuali, oppure il significato dei componimenti non è legato al tempo, quindi viene espresso nella formula corretta di quando è stato steso?

   Efficace verificare una estroversa e brillante novità, presentata da Graham Vick Opera che ha curato la messa in scena. Si è rifatto al proverbio inglese: “an elephant in the room”. Sembra un po’ strano, che vuol dire? Vuol dire che un elefante è qualcosa di opprimente in una stanza; e come ti muovi, non puoi fare a meno di doverlo evitare, data la sua imponenza; ed inoltre negli armadi erano celati degli scheletri, avendo il senso che qualsiasi affermazione possa essere raggiunta, il trapasso dalla vita è sempre all’erta, e non mancherà d’arrivare.

   In tutto il contesto citato, che presenta un contenuto molto studiato, è stata presentata un’Opera divertente, che sfonda nell’umorismo per presentare particolari che sono critici nei riguardi del contesto verso il quale si rivolgono: oltre che nella 2° metà del ‘700, anche nella nostra epoca: dato che poco abbiamo imparato e ripercorriamo sempre le stesse situazioni. E’ chiaro, infatti, che il figlio di Leopold (che fu per lui un ottimo agente soprattutto nei  primi anni di vita, quindi deriso dall’ironia di Wolfgang) nella trama inserì un contenuto, che probabilmente esaltò il suo senso nel paradosso, vedendo applaudire le persone verso le quali aveva lanciato le spiritosaggini, mostrandole con ironia. Infatti il successo fu la spinta che concesse un numero esagerato di repliche; anche se Federico II, nonostante che per ottenere il permesso della messa in scena fece presentale l’Opera con diversi tagli, dovette limitare il permesso dei bis; forse perché ci sformava un tantino che la composizione avvenne di nascosto ed a sua insaputa; deriso lui e tutta la schiera della Classe Nobiliare; ma i tempi erano maturi, e poco prima della morte dell’Autore, avvenuta a Vienna il 5 dicembre del 1791, la Rivoluzione Francese rivoltò il Mondo, e fu un evento catastrofico per le egemonie imperiali di tutta Europa.

   Infatti fu rappresentata a Vienna il 1° maggio 1786, tre anni prima della Rivoluzione; e le prime due apparizioni fu lo stesso Wolfgang che le diresse: accogliendo strepitosi festeggiamenti, pur essendo solo sopportato dai Nobili, ma ricevendo da Giuseppe II i più grandi complimenti.

   Gli Aristocratici poco sopportarono, però, d’essere presi in giro, vedendo in Teatro tutte le vicende in cui un ragazzino derideva le loro contraddizioni:

   Inoltre, pur non potendole aver vissute tutte perchè ha pensato di tagliare prima la trama della vita, Wolfgang ha presentato in modo buffo le tre fasi dell’Amore: il bocciuolo del sentimento in Figaro e Susanna; la maturità acquisita del sentimento in don Bartolo e Marcellina; la caduta del valore di coppia, soppresso dalla noia, nel conte d’Almavida (che pretendeva lo ius primae noctis da Susanna) e la contessa sua moglie.

   La quale, però, in tutta la sceneggiata burlesca, rappresenta la razionalità, che fa mantenere l’equilibrio anche in circostanze un po’ folli: come vuole il sottotitolo dell’Opera: Le folli giornate.

   Appare quasi ridicolo affermare che bisogna ancora imparare da un burlesque andato in scena 3 anni prima della Rivoluzione Francese. Erano altri tempi, altre problematiche, diversi i personaggi: non si può trarre un parallelo con l’Attualità, che è cambiata radicalmente evolvendo.

   Ridicolo quanto volete, ma se avete visto l’opera “Le Nozze di Figaro” vi sarete fatti un mare di risate; ma avrete scoperto che in Mozart la critica politica e sociale calza ancora con quelli che sono gli avvenimenti attuali. Quindi cerchiamo di non andare incontro ad un bis della Rivoluzione del 1789, perché sollevò un dramma che aggravò le condizioni di vita di tutte le Classi;  che non vennero risolte neanche da Napoleone.

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