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LE DIFFICILI CONDIZIONE DI VITA DEI PROFUGHI SIRIANI IN LIBANO

(riverflash) – In una nazione grande come la Lombardia, con 4 milioni, di abitanti, hanno trovato rifugio 1 milione circa di profughi  siriani. È quanto sta succedendo in Libano, soprattutto nella zona sud dove è urgente l’aiuto a migliaia di famiglie siriane scappate oltreconfine. Qui ancora sotto choc per i traumi della guerra sopravvivono in condizioni precarie, ospitate da comunità libanesi tra le più povere. Un equilibrio tra solidarietà umana e tensioni sociali a forte rischio visto il numero crescente di arrivi dalla Siria.

In attesa dell’intervento dell’Alto Commissariato per i rifugiati delle Nazione Unite, è intervenuto lo staff d’emergenza dell’organizzazione umanitaria Intersos che ha posto la sua base a Tiro e porta soccorso nei distretti di El Nabatih, Bent Jbeil, Marjayoun e Hasbaya.

Intersos insieme a Unicef sta assistendo la popolazione siriana non registrata e le persone più vulnerabili libanesi nel sud con distribuzioni mirate. I primi aiuti li ricevono dai libanesi che gli aprono le case, dividono il loro cibo e fanno la colletta dei vestiti ma adesso i siriani arrivati qui sono troppi e non riescono ad aiutarli tutti.

 

Queste alcune testimonianze sulle condizioni dei profughi.

Nel distretto di Nabatieh, Maryam si è presentata alla distribuzione con suo zio e i suoi 6 cugini. Sono scappati insieme dalla Siria, il padre è morto ma sua madre è rimasta con il fratello per non abbandonare le proprietà. Lei vive qui da circa un anno con la famiglia dello zio che ha affittato un appartamento. Non è iscritta a scuola, non hanno abbastanza soldi e le lezioni non sono accessibili a chi come lei parla solo arabo.
Nel distretto di Hasbaya, tra le montagne al confine con Israele, Zainab vive con i suoi genitori ed i suoi 4 figli in un appartamento condiviso con altre 5 famiglie siriane. L’appartamento non ha finestre e gli spazi sono davvero ristretti. Zanaib ha perso suo marito 6 mesi fa in Siria ed con la sua famiglia è stata accolta gratuitamente in una casa messa a disposizione da una famiglia libanese che si è sentita coinvolta dal loro dramma, e quasi ogni giorno condivide con loro anche il cibo e spesso i vestiti dei proprio figli.

AG.RF  18.04.2013

 

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