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LAVORO: JOBS ACT, RENZI CHIEDE FIDUCIA SUL TESTO TRA LE POLEMICHE

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AG.RF.(MP).07.10.2014

“riverflash” – Questa mattina, nell’aula del Senato, riprenderà l’esame del testo sul Jobs Act che tanto fa sta facendo discutere in questi giorni e si partirà con la convocazione dei sindacati alle ore 8 a Palazzo Chigi. Renzi non si ferma, va avanti dritto per ottenere l’approvazione in tempi rapidi, ma deve fare i conti con i leader sindacali di Cgil, Cisl, Uil e Ugl e di fatto sta “spaccando” in due il Pd. Ma il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso non ci sta affermando che “il sindacato è sempre stato disponibile ad un confronto con il Governo, ma è pronto anche a contrastare le scelte ritenute sbagliate” e si aspetta quindi dall’incontro odierno, la possibilità di trattare con il Governo. La Camusso inoltre ha paragonato Renzi al premier inglese Thatcher che negli anni ’80 contrastò fortemente il sindacato: “questo modo di agire si è verificato una sola volta in Europa, con il premier ‘di ferro’ inglese…. Non sarà facile la partita che dovrà giocare oggi Renzi con la Cgil, il sindacato si aspetta un cambio di direzione del governo perché con il Jobs Act, “i diritti per tutti vengono poco estesi e vengono ridotti quelli per chi è al lavoro”. La preoccupazione della Camusso è che Renzi voglia “limitare”, l’azione del sindacato togliendo autonomia e riducendo la possibilità di contrattazione. Anche Maurizio Landini, segretario della Fiom, è sul piede di battaglia e annuncia una protesta in piazza mercoledì mattina a Milano, contestando fortemente il premier che “fa pagare ai lavoratori il prezzo di una scelta sciagurata che porta la competizione al ribasso, in nome dell’austerity e del pareggio del bilancio”. Ai sindacati il premier ha subito replicato che non intende “mollare di un centimetro”, invitandoli nuovamente a dare una mano al Governo. Ma il vero nodo da sciogliere ora, è quello con il Pd, sempre più diviso e scontento (ora anche all’interno della minoranza ci sono divisioni) e un’eventuale intesa con loro, appare sempre più lontana. D’altronde a dimostrare ciò, c’è la dichiarazione inequivocabile di Stefano Fassina che non lascia dubbi: “Se la delega resta in bianco è invotabile e con la fiducia ci saranno conseguenze politiche”, parole alle quali ha fatto eco Pippo Civati: “Il governo è intenzionato a mettere la fiducia sulla legge delega: ritengo questa una provocazione, un segnale di debolezza che segna una profonda rottura”. Anche il “lettiano” Francesco Boccia ha voluto dire la sua affermando che “l’idea della rimozione dell’articolo 18, possa consentire di attrarre investimenti, rappresenta un abbaglio colossale. Si parla tanto di modello tedesco, ma in Germania i salari sono alti e una norma simile all’articolo 18 esiste. La gente ci chiede di risolvere i problemi, penso che alla fine il Pd voterà la delega, ma in questo modo, il problema di fondo non verrà risolto screditando la rappresentanza sindacale. Se si vuole attuare la delega, occorre prima recuperare le risorse, cancellare le casse integrazioni esistenti e poi procedere”. Tra l’altro ora, Renzi, sembra non poter contare più tanto sulla “stampella Forza Italia”… Situazione complicata quindi e forse oggi, qualcosa di positivo potrebbe scaturire dall’incontro tra Governo e Sindacati, anche se le posizioni al momento, sembrano veramente distanti…

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