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LAVORO AI DISABILI: LA CORTE DI GIUSTIZIA UE CONDANNA L’ITALIA

disabilità[1]

“riverflash” – Nella slavina quotidiana di informazioni che ci piovono addosso, sono convinto che avendo un minimo di tempo, volontà, e competenza, qualcosa  di significativo, può balzare agli occhi. Certo, la vera e propria cortina di fumo che viene eretta, volutamente aggiungo io,  con una eccessiva offerta di informazioni, tra pubblico e fatti stessi  che vengono proposti all’attenzione, è veramente molto difficile da dissipare. Ma penso che questa vera e propria “orgia” di cronaca e informazione, caratteristica di questa epoca, pone  l’attento lettore nella condizione del  cacciatore di farfalle. Figura romantica e desueta, ma pertinente a nostro modo di vedere allo stato dell’arte. Tante variopinte, agili, sguscianti notizie, sfuggono alla cattura di questi cacciatori, ma qualcosa rimane intrappolato nella retina. La difficoltà, come ogni vero cacciatore, consiste, nel non farsi distrarre, nel caso, da titoli altisonanti, confondere, talvolta dall’autorevolezza di qualche “firma” riconosciuta. Mano ferma e mente fredda, per intrappolare nella loro vera portata il valore della notizia catturata in mezzo al loro quotidiano sciamare. Mentre l’attenzione di oggi, viene tornita da tutti gli organi d’informazione(?), sul pronunciamento del Fondo Monetario, il quale ritiene che debba rimanere la tassa dell’Imu sulla prima casa, provocando fin troppo prevedibili reazioni del quadro politico, la nostra attenzione è stata colpita da altro. Anzi mi viene da dire, e credo non a sproposito da “ben altro”. La condanna della Corte di giustizia dell’Unione Europea, all’Italia in materia di diritto al lavoro, delle persone con disabilità. L’Italia, non ha rispettato, la direttiva europe in materia, emanata nel 2000. A fronte dell’inerzia, mostrata dalle autorità nazionali su tale direttiva, il nostro paese fu oggetto di formale “diffida”, da parte della UE nel 2006, ad ottemperare alle disposizioni della direttiva. Non mi pare la sede adatta per avventurarmi nei tecnicismi non rispettati delle sopra menzionate disposizioni. Il dato, ferocemente e tristemente emergente è quello di una classe politica, completamente insensibile nella sua totalità, nell’affrontare emergenze sociali di questa fatta. L’arco di tempo trascorso dall’ emanazione della direttiva, nel duemila, alla condanna della Corte di giustizia europea di oggi, stana tutti, non da alibi a nessuno. Come sempre questa, inerzia, o mala e incompleta applicazione della Direttiva, non era e non è casuale. L’inserimento organico di persone disabili, nel mondo delle imprese, viene ancora visto con scetticismo e diffidenza. E quindi, rilevanti settori del mondo della produzione, avranno esercitato le dovute e forse anche legittime pressioni sulle forze politiche affinchè licenzino normative a “maglie larghe” in materia, tali da poter essere facilmente disattese. Come ciò, è puntualmente avvenuto, e stigmatizzato dalla sentenza di condanna dell’Italia, dalla Corte Europea. L’atteggiamento tenuto, in questi anni su queste tematiche, da tutte le forze politiche, e voglio sottolineare questo aspetto che mi fa fremere di indignazione, e ripeto ancora una volta tutte, per tentare di far svaporare un po’ la stizza, oltre le compromissioni facilmente ipotizzabili, evidenziano per l’ennesima volta l’assoluta mmancanza di percezione della realtà da parte della “classe dirigente”(?). Il mondo è cambiato, drasticamente, e non solo per la caduta del Muro di Berlino, e le conseguenze che l’avvenimento ha portato con se. Il fenomeno dell’allungamento della vita media, ha determinato un cambiamento profondo nel tessuto demografico, e inciderà sempre di più in esso con il passare del tempo. Vita più lunga si, ma con prevedibili carichi di disabilità crescenti. Alcuni dei quali derivanti da stili di vita, tipici della nostra epoca.

Non voglio arpeggiare sulle corde della solidarietà, o del fatto del valore  in quanto tale dell’essere umano. E quindi del rispetto che merita. No, sono argomenti troppo friabili, da poter essere portati al cospetto dei “trinariciuti” del pareggio di Bilancio. Proprio su questo terreno bisogna sfidarli, e fare emergere con logica serrata la debolezza delle loro argomentazioni mai limpidamete dichiarate. Cosa si vuole fare, continuare a perseguire la polittica per cui il disabile è esclusivamente una persona assistita, con tutti gli oneri sociali conseguenti, oppure farne un lavoratore produttore di reddito, e quindi maggormente succulento contribuente? La partita, come severamente ci ha ammonito la Corte europea, si gioca tutta qua. Per il resto, è la costante inciviltà di occupa i posti macchina riservata a i disabili. Ma questa è tutta un’altra storia.

 

AG.RF. a cura di Massimo Pedroni 06.07.2013

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