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L’ARABIA SAUDITA È CONSAPEVOLE CHE L’ERA DEL PETROLIO STA FINENDO E VENDE

saudi-petroleo-aramco(PG) – AG.RF 17.01.2016 (ore 10:10)

(riverflash) – Le contingenze finanziarie negative per l’Arabia Saudita hanno indotto le autorità di Riad a organizzare seriamente la vendita del gioiello di famiglia «Aramco», la impresa petrolifera più potente al mondo e di proprietà pubblica. Senza dubbio, più che per impellenti necessità finanziarie, questa operazione potrebbe essere il riconoscimento, da parte del Regno Saudita, che la «gallina dalle uova d’oro» è morta, il petrolio non raggiungerà che la metà del rendimento che produceva solo due anni fa.

Secondo il portale finanziario «Bloomberg», l’Arabia Saudita sta cercando di ottenere un prezzo alto con la vendita di «Aramco», ritenendo che con il passare degli anni possa svalutarsi. Sembra, infatti, difficile, che il prezzo del petrolio torni ad avvicinarsi ai 100 dollari per barile perché il mercato è cambiato, sia nell’offerta che nella domanda. Per quanto riguarda l’offerta, sono entrati nel mercato del petrolio altri produttori, quali USA, Canada, Iran e Brasile. Per quanto riguarda la domanda, sono molto apprezzate le energie rinnovabili e un impiego sempre più efficiente degli idrocarburi sono le cause del calo di appetito per il greggio.

Andrew Logan, esperto di energia della compagnia Ceres Inc. di consulenze finanziarie, si è chiesto: “Perché con un attivo così importante si è deciso di vendere «Aramco» nel momento in cui il suo valore sul mercato è il più basso dal 2003?”. La risposta più scontata a tale domanda è che l’Arabia Saudita ha raggiunto la consapevolezza che l’era del petrolio sta arrivando al termine e sta cercando come ottenere più soldi possibili con la vendita di «Aramco», prima che il suo valore sia azzerato.

produccion-crudo-arabiaRispetto agli altri paesi produttori, il Regno Saudita ha il vantaggio che i suoi costi di estrazione petrolifera sono i più bassi del mondo. Sebbene in questo momento il petrolio è venduto a prezzi relativamente bassi, «Aramco» continua a guadagnare sulla vendita di ogni barile, ma i ricavi non sono sufficienti perché l’Arabia Saudita possa mantenere la sua spesa pubblica sui livelli degli anni precedenti.

Altri Paesi produttori hanno riconosciuto la possibilità che il petrolio sia una materia prima che sta diventando sempre meno importante. Per esempio «Statoil», compagnia petrolifera statale della Norvegia, sta producendo petrolio al ritmo più elevato degli ultimi anni con la intenzione di venderlo subito, fino a che ottenga un prezzo remunerativo. Sebbene per ogni barile di greggio venduto oggi i norvegesi ottengano un ricavo assai inferiore a quello di due anni fa, possono comunque incassare milioni di dollari vendendo migliaia di barili. Quando le imprese vendono il loro prodotto con uno scarso margine di ricavo, vuol dire che vogliono orientare il mercato a una vendita massiva, una strategia che potrebbe adottare il Paese scandinavo per approfittare degli ultimi sussulti vitali del petrolio. Immaginando un mondo in cui le automobili hanno motori elettrici, oppure utilizzano l’energia solare per ridurre le emissioni, la domanda di petrolio per il trasporto dovrebbe calare del 80% e il prezzo del barile, in una decina di anni, potrebbe essere davvero basso.

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