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LA STORIA DELLA PICCOLA SOFIA E DI UN PAESE CHE NON GARANTISCE IL DIRITTO ALLA SALUTE

FIRENZE (RIVER FLASH)- Un figlio che ad un anno e mezzo si ammala di una malattia gravissima come la leucodistrofia metacromatica è un dramma. Un figlio che non puoi cercare di salvare perché uno Stato ha deciso di interrompere le uniche cure che possano garantirgli dei miglioramenti è una vergogna. Uno Stato che condanna un bambino a morire viola uno dei principi fondamentali della nostra Costituzione: il diritto alla salute. Un diritto che il Ministro Balduzzi sta negando alla piccola Sofia, una bambina di tre anni e mezzo di Firenze, alla quale sono state interrotte improvvisamente le cure dopo la prima infusione di trattamento a base di staminali del metodo Stamina, messo a punto dal professore Davide Vannoni. E improvvisamente l’urlo dei genitori di Sofia è diventato l’urlo di un popolo intero, indignato davanti all’indifferenza delle istituzioni, davanti ad una bambina che sta morendo.

Sofia si è ammalata quando aveva un anno e mezzo. Fino ad allora la piccola “ballava, cantava e cominciava a dire le sue prime frasi”, come ricorda la madre. Poi un giorno “ha cominciato a zoppicare e di lì a sei mesi è diventata completamente paralizzata”. Poco dopo ha perso la vista e adesso piange e comunica soltanto attraverso piccoli lamenti. L’unica alternativa sembrava “lasciarla morire, accompagnarla alla fine”. Poi è arrivata la speranza: una cura compassionevole, sperimentale messa a punto dalla Stamina Foundation del professor Vannoni a base di staminali. Iniziano i primi, lenti progressi di Sofia. Progressi pieni di speranza. Fino allo stop dei giudici.

La bambina riprende a stare male, non riesce nemmeno a deglutire. La madre continua a fare appello al ministro: “Bisogna fare presto, non c’è tempo per sperimentare altre cure, altrimenti morirà”. Non pochi sostengono la sua battaglia, come Fiorello e Adriano Celentano, che spiega alle Iene che hanno preso a cuore il caso di Sofia e grazie a loro i riflettori si sono accesi su questa vicenda.

“Mi è difficile concepire la brutale discriminazione che il Ministro della Sanità usa nei confronti di questa bambina. Non si capisce perché altri bambini affetti dalla stessa malattia possano usufruire delle cure del metodo Vannoni e alla piccola Sofia vengano proibite”, dice la mamma. E attacca: “Tutto questo solo perché Sofia, forse, ha avuto la sfortuna di nascere a Firenze dove, contrariamente a tutte le altre città, un giudice, chi sa per quale motivo, le ha bloccato le cure”. Così fa appello a tutti quelli che seguono il programma di seppellire di messaggi il Ministero della Salute. Il ministro aveva replicato al cantante, pretendendo da Celentano di essere più informato: “E’ il solito ritornello, che sono poco informato, che sarebbe meglio che cantassi anzi che parlare. E’ la solita solfa di chi invece desta dei sospetti, la Sanità, il giudice, Telethon, che con tutti i soldi che prende dovrebbe adoperarsi immediatamente per sbloccare questo veto assurdo alla piccola Sofia”, ha concluso Celentano. L’ultimo appello è di nuovo della madre: “Ci permetta almeno un’infusione d’urgenza in modo tale che la bambina possa stare meglio”.

Attualmente sembra che qualcosa si stia muovendo ma i genitori ancora non si vogliono sbilanciare e aspettano l’ufficialità del Ministero della Salute.

FT. AG RF 11.3.2013

2 Commenti »

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2 Risposte a “LA STORIA DELLA PICCOLA SOFIA E DI UN PAESE CHE NON GARANTISCE IL DIRITTO ALLA SALUTE”

  1. 1

    Valeria dice:

    Documentati meglio. Qui l’unico che sfrutta la disperazione dei malati è il signor Vannoni, chiamarlo professore è un insulto all’intelligenza, visto che non è neanche un medico. La sua pseudo-cura è inefficace e pericolosa. Imparate tutti a studiare prima di partire in quarta ad accusare.

  2. 2

    flavia dice:

    Innanzitutto, chi deve documentarsi credo sia Lei dato che Davide Vannoni è un professore di Neuroscienze Cognitive presso l’Università di Udine, e da quel che so chiamare qualcuno PROFESSORE non lo rende medico. Secondo punto, la terapia con il metodo Stamina è innanzitutto una cura di tipo sperimentale, non garantisce guarigioni miracolose nè altro. In ogni modo il senso dell’articolo non era quello di esaltare la figura di Vannoni bensì quello di denunciare una disparità di trattamento dello Stato Italiano nel concedere delle cure compassionevoli in alcuni casi e negarli in altri, nei confronti di soggetti per cui le cure con le staminali hanno portato a dei miglioramenti accertati, seppur minimi. Casi, oltretutto, per cui la medicina tradizionale non ha cure.

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