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LA SHOA E IL DOPOGUERRA IN GERMANIA NEL NOIR «IL SEGRETO DEL SUO VOLTO»

locandina PHOENIX Italianadi Luigi Noera (AG.RF 26.02.2015) ore 22:11

(riverflash) – Nei mercoledì EXTRA al al Maxxi vengono proiettati film in uscita nelle sale.  Uno degli ultimi film di febbraio è «Il segreto del suo volto» (PHOENIX), Regia di Christian Petzold, Germania 2014, 98’.

Sin dalle battute iniziali lo spettatore è attratto dal film. L’oscurità della scena iniziale al check point in una Berlino rasa al suolo e le asciutte sequenze successive di una donna con il volto bendato non danno tregua. Tutti vogliamo sapere cosa è successo. Dallo schermo arrivano i primi pezzi di un puzzle che fino all’ultimo ci lascia con il fiato sospeso. La rovina della guerra e le sue conseguenze sono sotto gli occhi di tutti. In una città devastata l’unica cosa che si trova è uno specchio rotto. Questo è il segnale della doppiezza a cui stiamo assistendo. Ma anche la frase di Nelly alla ricerca di una sua identità “Io non esisto più” ci spiega il disastro della Germania uscita dall’incubo del Nazismo. Sotto le spoglie di un noir si nasconde ben altro. Il racconto di un popolo che ha subito il nazismo sia come vittima che come carnefice.  Nelly non riesce ad accettare il tradimento del marito che la ha consegnata ai nazisti, e quindi fino all’ultimo cerca di trovare un indizio a favore di Johnny. Ma la resa dei conti è prossima. Ci sono certi dettagli ed accorgimenti della regia, come il tatuaggio sul braccio di lei, che fanno di Phoenix un bel film. Vengono affrontati temi che fanno ancora discutere in Germania, per esempio come sia stato possibile che una generazione di tedeschi non abbia compreso subito la tragedia della Shoa e neanche  nell’immediato dopoguerra. Ma anche il voler creare lo Stato Israeliano sulle rovine della guerra. Nelly si sente tedesca anche se è di origini ebraiche e per questo non ci sta a trasferirsi con l’amica Lena ad Aifa. In Italia, come spesso accade, gli è stato cambiato il titolo originale che era Phoenix. Il nome era stato preso in prestito dall’omonimo cabaret di Berlino, sopravvissuto alle rovine della guerra, dove i due protagonisti si rincontrano.

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